Braccia incrociate stamani per i lavoratori di Aerostrutture, la divisione di Leonardo a rischio scorporo.
L’8 novembre le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato due ore di sciopero lunedì 11 novembre in tutti i siti della divisione Aerostrutture (Pomigliano D’Arco, Nola, Foggia e Grottaglie) di Leonardo contro l’ipotesi di scorporo di tali attività che l’azienda ex Finmeccanica sta valutando. È quanto si legge in una nota sindacale in cui i rappresentanti dei lavoratori si dicono “basiti” dalle dichiarazioni rese dall’ad del colosso della difesa e aerospazio Roberto Cingolani nel corso della presentazione dei conti trimestrali.
Allo stesso tempo, i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm non parteciperanno all’incontro convocato per il 13 da Leonardo a Roma sul rinnovo della cassa integrazione nello stabilimento di Grottaglie (Taranto) perché ritenuta questione secondaria rispetto al futuro incerto dell’intera divisione Aerostrutture che impiega circa 4.500 dipendenti diretti più l’indotto.
Nel frattempo, dopo lo sciopero di oggi, la questione approda anche in Parlamento con l’interrogazione presentata dal deputato dem Scotto per tavolo fra Leonardo e sindacati sul futuro di Aerostrutture.
Tutti i dettagli.
CHE SUCCEDE ALLA DIVISIONE AEROSTRUTTURE DI LEONARDO
Era inizio 2022 quando il gruppo di Piazza Monte Grappa aveva annunciato il rilancio della divisione Aerostrutture — i cui quattro stabilimenti sono a Pomigliano D’Arco, Nola, Foggia e Grottaglie — con un piano di nuovi investimenti da 300 milioni di euro, partito nella seconda metà del 2023, finalizzato a consolidare la centralità del business attraverso l’aggiornamento tecnologico di programmi, stabilimenti e processi produttivi.
Tanto che nel piano industriale 2024-28, presentato a metà marzo, Leonardo aveva indicato per la divisione Aerostrutture una crescita di ordini e ricavi rispettivamente del 16% e 17%, “con il breakeven ebita entro la fine del 2025”. L’azienda si era mostrata quindi fiduciosa che riprendano gli ordini per i grandi produttori di aerei come Boeing e Airbus.
I RISULTATI DEL GRUPPO EX FINMECCANICA
E arriviamo alla comunicazione dei risultati dei primi nove mesi dell’anno di Leonardo dello scorso 8 novembre: il colosso della difesa e aerospazio ha archiviato il periodo gennaio-settembre 2024 con ricavi in aumento del 12,4% a 12 miliardi di euro e un risultato netto aumentato del 136% a 730 milioni di euro rispetto al 2023, grazie alla plusvalenza di 366 milioni legata all’adeguamento a fair value di Telespazio (la joint venture spaziale tra Leonardo al 67% e la francese Thales al 33%), attività ora consolidata integralmente.
La società di Piazza Montegrappa ha registrato un aumento dell’8% nei nuovi ordini che si attestano a 14,7 miliardi e il margine operativo lordo (ebita) è migliorato del 15% rispetto ai dati proforma del 2023 raggiungendo i 766 milioni di euro.
“Tutti i parametri finanziari sono positivi e, per essere onesti, avremmo voluto alzare la nostra guidance se non ci fossero stati problemi esogeni come la situazione di Boeing rispetto alle Aerostrutture e il business delle telecomunicazioni rispetto a Thales Alenia Space” , a osservato il ceo di Leonardo, Roberto Cingolani, presentando agli analisti i conti dei primi 9 mesi.
LE PAROLE DELL’AD ROBERTO CINGOLANI
Proprio riguardo la situazione delle Aerostrutture, il break even di queste attività arriverà “nel 2028 o nel 2029”, ha spiegato l’ad di Leonardo Cingolani, anziché entro la fine del 2025 come inizialmente previsto.
Serve trovare delle “soluzioni con altri partner” perché un atteggiamento ‘inerziale’ fallirebbe comunque, secondo il numero uno di Leonardo.
La via, ha aggiunto Cingolani, potrebbe riguardare uno scorporo delle attività “proteggendo il più possibile la forza lavoro” e la ricerca “di un partner forte”: “la partnership è molto importante”, ha proseguito aggiungendo però che nell’aviazione civile non è facile trovare un alleato perché “i margini sono bassi, la competizione è veramente difficile soprattutto nei Paesi con il costo del lavoro basso, i contratti sono di lunga durata e non flessibili”.
Il nuovo scenario sarà presentato, ha detto Cingolani, in occasione dell’aggiornamento del piano industriale a marzo.
LO SCIOPERO INDETTO DAI SINDACATI RIGUARDO IL FUTURO DI LEONARDO AEROSTRUTTURE
Non ci stanno i sindacati che hanno così indetto lo sciopero per i quattro siti Aerostrutture di Leonardo.
“Annunciare che stanno valutando di emarginare oltre 4000 lavoratori e tutta la filiera coinvolta contrasta pesantemente con le dichiarazioni fatte fino a qualche settimana fa durante la discussione per gestire le difficoltà di Grottaglie – spiegano le sigle sindacali Fim, Fiom e Uilm nella nota – Non accetteremo in nessun modo di sederci a discutere senza conoscere le reali intenzioni della Leonardo”.
“Oltre alle scelte industriali ed il futuro dell’Aerospazio al Sud del Paese, sono in gioco le regole di buone relazioni industriali che sono state firmate pochi mesi fa. Non ci siamo mai sottratti alle discussioni e alle responsabilità quando si fanno scelte condivise. I lavoratori meritano rispetto è in gioco il destino di migliaia di lavoratori della Divisione Aerostrutture che a fronte di queste dichiarazioni sono considerati un vuoto a perdere” hanno concluso i sindacati.
LA SITUAZIONE DI GROTTAGLIE
Nel frattempo, è in programma per il prossimo 13 novembre un incontro tra Leonardo, le segreteria nazionali delle principali sigle sindacali e le Rsu di Grottaglie alla luce degli aggiornamenti arrivati da Boeing e per il fare il punto sul programma di diversificazione del sito, resosi sempre più urgente.
Uno dei più impattati dalla crisi della pandemia sul settore aereo civile è stato proprio il sito monocommessa del capaluogo tarantino della divisione Aerostrutture di Leonardo, che produce le sezioni della fusoliera del Boeing 787. Proprio il rallentamento della crescita del rateo produttivo e delle consegne del Boeing 787 aveva imposto una fermata dello stabilimento di quattro mesi per allineare i volumi produttivi alle ridotte esigenze nel breve periodo, comunicava il gruppo guidato da Roberto Cingolani a fine giugno. Prospettiva che fu sul momento scongiurata.
Tanto che in estate azienda e sindacati avevano raggiunto una intesa sullo sviluppo dell’impianto che porterà il trasferimento a Grottaglie di attività riguardanti le linee degli elicotteri AW101 e AW609, la linea italiana di montaggio finale dell’AW609, la realizzazione di un laboratorio di ingegneria per lo sviluppo di soluzioni propulsive alternative e un’area per prove di volo dei programmi Unmanned.
Ma la revisione al ribasso da parte di Boeing del programma 2025 di ritiro delle fusoliere del 787 prodotte da Leonardo nell’impianto di Grottaglie, ha costretto l’azienda a prevedere la continuità della cassa integrazione – cominciata lo scorso agosto – per fronteggiare i minori volumi di Boeing che col piano Z61 ha già comunicato che sul previsto ritirerà in meno 6 coppie di fusoliera – centrale e posteriore centrale – entro fine anno e 16 nel 2025, segnala oggi RaiNews.
PERSISTE LA CRISI NEL SITO MONOCOMMESSA
Tuttavia, i sindacati hanno deciso di non presentarsi al confronto con Leonardo il 13, dal momento che ritengono che abbia poco senso discutere di una misura congiunturale, ovvero il rinnovo della cassa integrazione ordinaria dal 18 novembre al 16 febbraio per un numero massimo di 931 addetti a rotazione nel sito di Grottaglie – rinnovo chiesto da Leonardo per tamponare la minore attività con Boeing -, se poi in prospettiva Leonardo pensa ad altro per la divisione Aerostrutture.
L’INTERROGAZIONE DEL PD
Se i sindacati sono sul piede di guerra, anche nei palazzi della politica c’è allerta.
“Lo sciopero dei lavoratori della Leonardo indetto unitariamente dai sindacati riguarda il destino di un pezzo strategico dell’industria italiana. Lo scorporo di Aereostrutture, annunciato dall’ad Cingolani, rischia di mettere in discussione 4000 posti di lavoro tra la Puglia e la Campania. Abbiamo presentato una interrogazione parlamentare per chiedere al Governo di accelerare un tavolo tra azienda e sindacati” ha annunciato Arturo Scotto capogruppo Pd in commissione Lavoro di Montecitorio. “Il numero crescente di crisi industriali ci preoccupa anche perché il governo sembra totalmente fermo: serve un grande impegno per salvare la
vocazione manifatturiera del nostro Paese” ha concluso il deputato dem riguardo lo sciopero di Leonardo Aerostrutture.