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Lobbying Italia

In Italia ci sono società di lobbying e comunicazione che lavorano per le autocrazie?

I casi Qatargate e Maroccogate, gli strani supporti di comunicatori-lobbisti alle ambasciate, il ruolo dei colossi cinesi e russi e l'esempio farlocco americano del Fara. Il corsivo di Francis Walsngham.

 

Nel bel mezzo del Qatargate non manca una levata di scudi da parte di quei lobbisti che non sopportano di essere accostati giornalisticamente alle pratiche opache e illegali illuminate dall’inchiesta belga. Giusto.

La premessa, infatti, è d’obbligo: le disinvolte strategie di influenza di qatarini e marocchini, che prevedevano la distribuzione di mazzette, non sono affatto una forma di lobbismo bensì di corruzione. Le due cose non sono tra loro interscambiabili. La prima è fisiologia. La seconda è patologia. A Cesare quel che è di Cesare.

I RAPPORTI FRA COMUNICATORI, LOBBISTI E AMBASCIATE

Detto ciò, sarebbe interessante capire in cosa esattamente consistano i servizi delle società di lobbying e comunicazione che operano su incarico di autocrazie (solo monitoraggio legislativo?). Le quali, il più delle volte, dispongono già di ambasciate nelle capitali europee, Roma compresa.

IL RUOLO DI ZTE, LUKOIL E NON SOLO

Cosa quindi fa una società di lobbying che già non faccia o sia in grado di fare un’ambasciata con il proprio personale? E che ne è delle numerose società che sono una diretta emanazione degli Stati esteri? Chi lavora per Lukoil o Gazprom non lavora, di fatto, per Mosca? E chi lavora per ZTE, Huawei, China State Grid o Alibaba non fa forse l’interesse del CCP e di Xi Jinping? Magari sono gli stessi comunicatori-lobbisti che si profondono in dichiarazioni atlantiste e filo Usa ma poi stipulano contratti con colossi cinesi.

FORMICHE DI MESSA CON SEVERINO CONSIGLIA IL FARA AMERICANO

Nelle scorse ore, è stato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana (Lega) ad evocare novità per evitare influenze straniere. Formiche di Paolo Messa (lobbista in America per il gruppo Leonardo) consiglia da tempo – rilanciando una proposta dell’ex ministro della Giustizia, Paola Severino, il modello americano del FARA (Foreign Agents Registration Act).

LE CONTRADDIZIONI DEL FARA

Peccato che in America questo modello funzioni parecchio male, e che i principali agenti di Cina e Russia siano proprio le corporation americane che fanno affari con Mosca e Pechino, e che per non perdere fatturato diventano esse stesse “lobbiste” di Russia e Cina presso le proprie istituzioni. Ma questa è un’altra storia…

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