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Centrodestra

Cosa farà la Camera contro le influenze straniere

Cosa ha detto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, su autonomia differenziata, Qatargate e Mes. La nota di Paola Sacchi

 

“Le sanzioni? Funzionano. Ma è chiaro che anche la nostra popolazione dovrà tenere duro e mi auguro che i cittadini capiscano che ci troviamo in una situazione difficile, questa guerra non ha spiegazioni logiche, spero possa finire presto, per il bene di tutti. Dell’Ucraina soprattutto”. Ma non è finita: “La mia maglietta pro Putin? Sì, la eviterei. Era il 2014, posso dire? Queste magliette erano particolarmente brutte, io avevo un’altra capigliatura (indica sorridendo la sua calvizie di ora, ndr). Errori di gioventù, si possono chiamare”.

Eloquio tranquillo e rotondo, con tratti di mite ironia, tutta veneta, per i suoi primi auguri di Natale alla Stampa Parlamentare il primo presidente leghista (dopo Irene Pivetti per la Lega Nord nel lontano ’94), indicato dalla Lega nazionale di Matteo Salvini, si conferma l’esatto contrario di come certa vulgata mediatica lo aveva descritto, sull’onda anche di insulti con cui parte delle opposizioni di sinistra aveva accolto la terza carica dello Stato. Lorenzo Fontana, presidente di Montecitorio, non è quella sorta di ufo “putiniano, razzista, integralista” e quant’altro con cui era stato “omaggiato” dalle opposizioni per la sua elezione.

Per chi conosce un po’ la Lega di ieri e di oggi, il presidente Fontana si conferma piuttosto un “demo-leghista”, erede con Luca Zaia di quella Liga veneta, la prima di tutte le leghe, che affonda le proprie radici per la gran parte nella Democrazia Cristiana. Quanto al suo cattolicesimo, la sua cinquantina di Ave Maria al giorno, per il quale l’ex ministro della Famiglia e poi degli Affari Europei, tre lauree, una quarta in corso all’Università Pontificia S. Tommaso d’Aquino, è stato dipinto come un integralista, si limita alla fine a dire ai giornalisti “Buon Santo Natale, è la ragione principale per la quale ci siamo visti”.

Ma il resto dei suoi auguri natalizi vertono su altro, in un clima normale e cordiale. Le domande, introdotte dal presidente della Asp, Adalberto Signore, ci sono tutte e le risposte pure. Al giornalista del Manifesto sull’Autonomia differenziata, vessillo leghista, Fontana risponde che è già nella Costituzione ma che lui auspica “un bel dibattito in parlamento sulla proposta del ministro Roberto Calderoli”. Ricorda che comunque “mentre per il presidenzialismo occorre cambiare la Costituzione e i tempi sono diversi”, per l’Autonomia il procedimento è più semplice.

Grande attenzione ai diritti, poi, per una Camera più accessibile ai disabili. L’obiettivo di un asilo nido, dopo il “bel risultato ottenuto da maggioranza e opposizione” per la possibilità dell’allattamento in aula.

Ma è soprattutto sul “Qatargate” che si concentrano le domande. Fontana si dice “garantista” ma è fermo nella necessità di contrastare rischi di “infiltrazioni, influenze straniere”, di Stati o multinazionali nei confronti della politica e degli apparati dei funzionari. L’obiettivo è arrivare a “un codice di comportamento” anche per il parlamento italiano e rafforzare l’apparato per la cybersecurity. Sul Mes: “Deciderà il parlamento se ratificare il trattato. Ma mi auguro che in senso contrario non ci siano vendette dalla Ue”. Sulla legge di Bilancio e la frenetica corsa finale: ” Cerco di fare sintesi tra le giuste rimostranze delle opposizioni e le giuste determinazioni della maggioranza”.

Finisce con una nota di colore su un tema dirimente: l’energia. Fontana ricorda che c’è anche una “buona pratica quotidiana da rispettare”, come quella elementare di spegnere la luce quando si va via. “A volte mi capita in questo Palazzo storico di andare in giro a spegnere luci la sera”, sorride il presidente “demo-leghista”. Che cita la sua Lega in un passaggio per ricordare Roberto Maroni, quando “Bossi gli chiedeva dei manifesti”.

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