skip to Main Content

Berlino

Meno Russia, più Europa centrale: le nuove rotte del commercio tedesco

Il processo di diversificazione commerciale della Germania nasconde un vero e proprio "ritorno di fiamma" per l'Europa centrale. Tutti i dati nell'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino.

La scomparsa dai monitor imprenditoriali tedeschi della Russia è compensata da un ritorno di fiamma per l’est più vicino, quello dell’Europa centrale. “La diversificazione dei nostri mercati di approvvigionamento e di vendita inizia proprio alle porte di casa nostra, nell’Est”, ha spiegato Harms.

E anche in questo caso i dati del 2022 confermano. Mentre il commercio tedesco con la Russia e la Bielorussia è diminuito, quello con i paesi dell’Ue nell’Europa centro-orientale è cresciuto, superando in alcuni casi anche quello con tradizionali partner occidentali. La Polonia, ad esempio, è risultata il quinto partner commerciale della Germania a livello mondiale con un fatturato di 168 miliardi di euro, davanti all’Italia. La Repubblica Ceca ha superato la Gran Bretagna entrando nella top 10 dei partner commerciali tedeschi. L’Ungheria si è lasciata alle spalle la Russia ed è salita al 14° posto.

I dati sul commercio mostrano anche come le catene di approvvigionamento e i flussi commerciali internazionali si stiano riorganizzando. Ad esempio, il Corridoio di Mezzo, che attraversa il Caucaso meridionale e il Mar Caspio, sta acquisendo sempre più importanza, sia per le forniture di materie prime dall’Azerbaigian e dall’Asia centrale, sia per il transito dalla Cina. Sul fronte delle importazioni, Kazakistan e Azerbaigian hanno parzialmente sostituito le mancate forniture di energia dalla Russia.

Anche i flussi economici tedeschi con l’Europa sudorientale sono molto cresciuti nel 2022. Il commercio estero con Bulgaria, Serbia e Croazia è aumentato di oltre un quinto. Oltre ai membri dell’Ue Romania, Bulgaria e Croazia, i paesi dei Balcani occidentali stanno diventando sempre più importanti per le aziende tedesche, soprattutto nel contesto del nearshoring, il ricollocamento di un’azienda, o di una parte delle sue attività, in un paese vicino a quello d’origine.

IL DISTACCO DELLA RUSSIA DALL’ECONOMIA GLOBALE

Un’altra leggenda da sfatare è che da questi rivolgimenti l’economia russa ne esca tutto sommato solida e intatta. Per gli esperti dell’Ost-Ausschuss, nel confronto fra Berlino e Mosca, è la seconda a perderci, anche mettendo nel conto le risorse energetiche. “Mentre l’economia tedesca è riuscita ad adattarsi con sorprendente rapidità a un mondo privo di forniture energetiche russe, l’economia russa si sta dirigendo ad alta velocità verso una crisi prolungata”, ha concluso Harms, “abbiamo sempre detto che l’economia russa non crollerà da un giorno all’altro, ma le sanzioni, il ritiro delle aziende straniere e l’esodo di centinaia di migliaia di giovani lavoratori stanno avendo un effetto tossico. Stiamo assistendo a un distacco della Russia dall’economia globale e a un disfacimento senza precedenti delle conquiste tecniche e di libero mercato degli ultimi 30 anni”.

(seconda e ultima parte; la prima parte dell’articolo si può leggere qui)

Back To Top