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Germania

Come cambia il commercio della Germania: crolla la Russia, esplode l’Ucraina

Il commercio della Germania con l'est Europa sta vivendo una fase di riequilibrio, dopo la rottura, brusca e irreversibile (almeno in tempi medio-brevi), dei rapporti con la Russia. Tutti i dati nell'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino.

 

È stato per anni una sorta di camera lobbistica per gli interessi dell’industria tedesca nell’Europa orientale e, per questo, un pilastro dell’asse che legava la Germania alla Russia. Ma la guerra in Ucraina ha costretto anche il Comitato per le relazioni economiche con l’Europa orientale (Ost-Ausschuss der Deutschen Wirtschaft) a rivoluzionare legami e contatti e a prendere nota del fatto che a est di Berlino si è aperta una nuova era.

E così l’associazione fondata nel 1952 per promuovere gli affari tedeschi nei 29 paesi dell’Europa centrale, orientale e sudorientale, nel Caucaso meridionale e nell’Asia centrale, ha vissuto nel 2022 la sua personalissima Zeitwende. Parallelamente al mondo politico, anche quello degli imprenditori con lo sguardo a est si è dovuto inventare nuove strategie e diversi alleati. A un anno dall’ingresso delle truppe di Mosca in Ucraina, anche per l’Ost-Ausschuss è tempo di presentare un primo bilancio.

LA GERMANIA È ALLA RICERCA DI NUOVI EQUILIBRI

L’occasione è fornita dalla conferenza stampa di primavera che l’associazione ha organizzato a Berlino. “A seguito della guerra si stanno verificando cambiamenti significativi nelle relazioni economiche della Germania con l’Europa centrale e orientale”, ha detto il direttore generale del Comitato Michael Harms, “il distacco dal mercato russo procede rapidamente e continuerà nel 2023”. Harms ha fornito alcune cifre al riguardo: “Le esportazioni verso la Russia sono diminuite nel 2022 del 45%, il minimo degli ultimi due decenni. Tuttavia, le drastiche perdite sono state più che compensate da aumenti a due cifre delle esportazioni verso altri mercati”. E quindi, di conseguenza, il commercio tedesco con l’Europa centrale e orientale è salito a un nuovo massimo di 562 miliardi di euro. I 29 paesi dell’Europa centrale e orientale continueranno quindi a contribuire per un buon 18% al totale del commercio estero tedesco, ancora una volta più di Cina e Stati Uniti messi insieme, sottolinea con un certo trionfalismo l’associazione.

LA SCOPERTA DELL’UCRAINA (CON UN OCCHIO ALLA RICOSTRUZIONE)

Una delle note positive arriva a sorpresa proprio dal mercato ucraino. “Con un -7% nel 2022, il commercio con l’Ucraina è crollato meno di quanto ci si sarebbe aspettati alla luce della drammatica situazione ed è addirittura in ripresa dalla fine dell’autunno”, ha detto Harms. Le aziende tedesche presenti nel paese hanno mantenuto o ripristinato rapidamente la produzione, laddove è stato possibile e sono intensamente coinvolte nel rapido ripristino delle infrastrutture distrutte. Cosa che dovrebbe avvantaggiarle anche nella ricostruzione a lungo termine. Dalla Germania, via imprese tedesche, sono arrivati a Kiev e soprattutto nelle città più martoriate dai bombardamenti a est del paese, molti dei generatori sostitutivi che hanno consentito rapide riparazioni degli impianti energetici colpiti e il ripristino dell’erogazione di corrente.

L’Ost-Ausschuss è impegnato in prima fila e coordina questo impegno attraverso il Service Desk Ucraina, istituito nell’agosto 2022. “Con questo service desk, facciamo da mediatori tra l’economia e la politica tedesca e ucraina”, ha spiegato ancora Harms. Gli obiettivi sono principalmente due: da un lato, fornire rapidamente aiuti di emergenza, dall’altro, creare strutture efficienti per la ricostruzione. “Il dossier che abbiamo preparato a questo scopo è la base per molti colloqui con il governo tedesco, i partner ucraini e le associazioni imprenditoriali europee”, ha aggiunto, “nell’interesse della popolazione ucraina, la ricostruzione deve iniziare rapidamente e avrà successo solo attivando il settore privato. Sono quindi particolarmente necessarie garanzie sugli investimenti e un’amministrazione non burocratica e trasparente dei fondi internazionali per la ricostruzione”.

DRASTICO CROLLO DELL’EXPORT VERSO MOSCA

Il riequilibrio degli interessi tedeschi a oriente passa anche dalla brusca e irreversibile (almeno in tempi medio-brevi) rottura dei rapporti politico-commerciali con Mosca. Dopo aver cullato nelle prime settimane di guerra l’illusione di una rapida soluzione del conflitto e di un ripristino dello “status quo ante bellum”, anche il mondo dell’impresa ha capito che quello che si stava schiudendo era un mondo nuovo. I dati dell’anno appena trascorso descrivono perfettamente questa rivoluzione.

Le esportazioni tedesche in Russia sono crollate drasticamente, quasi dimezzate: con poco meno di 15 miliardi di euro, sono scese di oltre 12 miliardi (-45%) rispetto al valore del 2021. Nella classifica dei mercati di sbocco tedeschi, la Russia è così precipitata dal 15° al 23° posto nel giro di un anno. “In termini puramente statistici, la guerra ha già fatto arretrare le relazioni economiche tra Germania e Russia di 20 anni, e non si intravede una fine a questo sviluppo negativo”, ha ancora spiegato Harms.

Secondo gli analisti dell’Ost-Ausschluss, il rapido distacco dalla Russia è dovuto naturalmente ai pacchetti di sanzioni dell’Ue, ma anche a un autonomo cambio di strategia delle imprese. La maggior parte delle aziende tedesche che operano in Russia sta facendo molto di più di quanto richiesto dalle sanzioni, ha interrotto le nuove attività o è in procinto di chiudere del tutto quelle ancora aperte. Solo nei settori esplicitamente esenti dalle sanzioni dell’Ue, come quelli sanitario e agricolo, si svolgono ancora attività più o meno normali.

Il ritiro in massa, tuttavia, è più una leggenda mediatiche che una realtà, osserva il Comitato: “Le tanto citate statistiche sulla presunta scomparsa della maggior parte delle aziende in Russia sono fuorvianti, perché un ritiro al 100% è molto complicato e richiede tempo. Lo Stato russo, peraltro, sta facendo tutto il possibile per evitare un ulteriore esodo di aziende straniere”.

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