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Berlino

Perché i Paesi dell’est sbottano contro il grano ucraino

I Paesi dell'Europa orientale si lamentano per l'invasione di grano a basso costo dall'Ucraina. Ecco cosa sta succedendo. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

C’è un fronte sul quale la solidarietà con l’Ucraina dei paesi dell’Europa centro-orientale rischia di rompersi, quello del grano. Il tempo dei porti bloccati nel Mar Nero, del crollo del raccolto nel granaio d’Europa ucraino dopo l’invasione russa, così come quello del furto sistematico di grano da parte di Mosca sembra ormai lontano. Ora gli Stati dell’Ue dell’Europa orientale si lamentano addirittura che i loro mercati agricoli siano invasi da grano a basso costo proveniente dall’Ucraina, mettendo così a rischio la produzione nazionale.

LA PROTESTA DELL’EST EUROPA A BRUXELLES

In un documento congiunto presentato da Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia all’ultima riunione dei ministri dell’Agricoltura dell’Unione tenutasi a Bruxelles un paio di settimane fa la denuncia è apparsa chiara: “Ci sono segnali sempre più evidenti che questo aumento, se non contrastato, potrebbe mettere in seria difficoltà i produttori agricoli dell’UE”.

Bruxelles aveva reagito al blocco delle esportazioni ucraine da parte della Russia con misure di facilitazione del commercio. Per rifornire il mercato mondiale e i Paesi più poveri, l’Unione Europea ha creato le cosiddette “corsie di solidarietà” per facilitare la movimentazione e il controllo dei prodotti agricoli ucraini alle frontiere e in più ha temporaneamente abolito i dazi all’importazione sui beni ucraini.

Il risultato è stato un drastico aumento delle importazioni di grano nell’Europa orientale, ma anche di altri prodotti. I numeri che i Paesi firmatari del documento hanno presentato a Bruxelles lo testimonierebbero. L’importazione di mais dall’Ucraina, ad esempio, è passata da poche migliaia a diversi milioni di tonnellate. La Polonia ha importato 6000 tonnellate di mais da gennaio a novembre 2021, mentre nello stesso periodo del 2022 la cifra era di 1,6 milioni di tonnellate. In Ungheria le importazioni di mais sono aumentate da 5.000 a 900.000 tonnellate. Sempre nell’anno appena concluso, anche le importazioni di grano dall’Ucraina in alcuni Paesi dell’UE sono state “centinaia o addirittura migliaia di volte superiori a quelle del 2021”, hanno lamentato i responsabili dei Paesi centro-orientali europei. La facilitazione degli scambi ha anche aumentato notevolmente le importazioni di zucchero, farina, miele, semi di girasole e altri prodotti agricoli.

L’obiettivo di incanalare i prodotti agricoli ucraini verso il mercato mondiale è fallito, lamentano gli europei dell’Est. Ad esempio “il trasporto via terra del mais ucraino verso l’Europa occidentale è in gran parte non redditizio, di conseguenza il grano sta sostituendo nei Paesi est europei confinanti con Kiev i prodotti nazionali come mangime per animali a basso costo”.

I sei Paesi firmatari (appunto i quattro del gruppo Visegrad più Romania e Bulgaria) non mettono in discussione gli aiuti all’Ucraina, che tranne Budapest tutti hanno inviato con grande generosità. Ma chiedono che Bruxelles si muova, trovando il modo di esigere che il grano importato dall’Ucraina attraverso i circuiti di solidarietà non rimanga all’interno dall’Ue, ma venga venduto sul mercato mondiale.

COME VA IL MERCATO DEL GRANO

Nel frattempo, osservano gli analisti, la situazione sul mercato mondiale si è notevolmente rasserenata. Il prezzo della farina è sceso nuovamente sotto la soglia dei 290 euro per tonnellata, avvicinandosi così al livello precedente all’invasione russa dell’Ucraina, pari a 275 euro. Nel maggio 2022 aveva toccato i 430 euro. Il prezzo del girasole – un mercato in cui l’Ucraina rappresenta il 50% della produzione mondiale – è tornato a 570-600 euro per tonnellata. Era passato da 500 euro nel 2021 a 620 euro nel gennaio 2022 per toccare quota 900-1000 euro nel maggio 2022. Anche l’indice dei prezzi dei cereali della FAO alla fine del 2022 era solo del 4,8% più alto rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Le ragioni del calo dei prezzi sono diverse. L’Ucraina ha aumentato notevolmente le esportazioni dopo la fine del blocco russo nei porti del mar Nero, così come la Russia. E nell’emisfero meridionale, dall’Australia all’Argentina al Brasile, è tempo di raccolto.

LA SITUAZIONE RESTA INSTABILE

Secondo gli esperti, tuttavia, i consumatori europei non possono ancora aspettarsi un rapido calo dei prezzi. La situazione resta troppo instabile: assieme alle conseguenze della guerra in Ucraina gioca un ruolo importante anche il crescente impatto dei cambiamenti climatici sui raccolti. I tempi restano duri anche per i Paesi più poveri. L’organizzazione commerciale delle Nazioni Unite UNCTAD ha sottolineato che i prezzi sono ancora nettamente superiori a quelli del 2020. Inoltre, il forte aumento del tasso di cambio del dollaro rende le importazioni ancora più costose per questi Paesi.

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