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Germania Europa

Chi borbotta in Germania per il maxi contratto dei dipendenti statali

L'accordo salariale per gli impiegati statali in Germania è uno schiaffo al buonsenso, secondo la Bild. Ecco numeri, gioie dei sindacati e critiche degli economisti. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

Per lo Spiegel si tratta del più grande aumento di tutti i tempi, una valutazione lanciata con trionfalismo anche dallo stesso sindacato. Per la Bild quasi uno schiaffo al buonsenso, dal momento che proprio gli addetti del pubblico impiego erano stati in qualche modo privilegiati nei due anni della pandemia dalla garanzia del posto di lavoro assicurato e dai benefici diffusi dell’home office. Per le cronache, comunque, vale il giudizio del settimanale amburghese, giacché l’accordo salariale concluso in Germania nello scorso fine settimana per gli oltre 2,4 milioni di dipendenti pubblici ha tutto il diritto di essere definito storico.

COSA PREVEDE L’ACCORDO TRA IL GOVERNO E I SINDACATI

Con un aumento reale degli stipendi del 5%, l’accordo tra il governo di Olaf Scholz e le parti sociali è il più costoso di tutti i tempi per le casse comunali. Costi senza precedenti dunque per lo Stato, stimati intorno ai 17 miliardi per comuni e città e a 5 miliardi per il governo federale.

Tra dichiarazioni e contro-dichiarazioni delle varie parti (non solo in causa) e la complessità dell’accordo raggiunto che si presta a differenti valutazioni e a interessate strumentalizzazioni, il conto dell’impatto reale sulle buste paga può risultare condizionato. Sulla stampa italiana, il Sole 24 Ore ha provato a mettere in ordine le cose. E allora, piuttosto che avventurarsi in numeri complicati, vale la pena affidarsi alla “calcolatrice” di Isabella Bufacchi, corrispondente da Francoforte del quotidiano economico-finanziario, per snocciolare le cifre.

TUTTI I NUMERI

“La serrata trattativa ha portato alla chiusura di un complesso pacchetto che coprirà 24 mesi, retrodatato dal gennaio 2023, e che prevederà esborsi una tantum esentasse e due aumenti permanenti. Risultato: aumento reale attorno al 5%”, scrive Bufacchi, “l’impatto totale per le tasche dei dipendenti pubblici secondo i sindacalisti spazia dall’8% al 12,5% con picchi fino al 18% per gli infermieri.”. Riferendosi ai timori di una parte degli economisti, che temono l’innesco in Germania di una spirale salari-prezzi in grado di frenare o stoppare il calo dell’inflazione nella zona euro e quindi di costringere la Bce a un irrigidimento della politica monetaria per scongiurare gli effetti di secondo impatto, il Sole 24 Ore sostiene che “più realisticamente l’accordo rappresenta un aumento attorno al 5% che è piuttosto in linea con le aspettative della Bce per il 2023 e il 2024 nell’area dell’euro e quindi non giustifica un allarme sul rischio spirale salari-prezzi”.

Frazionato nelle varie parti che lo compongono – è il giudizio finale del quotidiano finanziario italiano – “il pacchetto non risulta così sensazionale” e i declamati aumenti stratosferici sono ben lontani da quelli strappati negli anni Settanta: “L’accordo finale prevede esborsi una tantum, esenti da tasse e contributi previdenziali, pagati in tranches. 1.240 euro nel giugno 2023 e poi 220 euro al mese dal luglio 2023 al febbraio 2024 per un totale di 3.000 euro. A questo si aggiungerà un aumento permanente di 200 euro dal marzo 2024 sul quale verrà aggiunto un ulteriore rialzo del 5,5% sullo stipendio maggiorato, il tutto non inferiore a 340 euro totali”.

LA DOCCIA FREDDA DEGLI ECONOMISTI

Dal fronte degli economisti tedeschi arriva però una piccola doccia fredda sugli entusiasmi dei sindacalisti. Marcel Fratzscher, direttore del Diw di Berlino, il Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung, think tank considerato di orientamento socialdemocratico, “l’accordo collettivo nel settore pubblico è una soluzione provvisoria che pone fine all’azione sindacale nel breve termine, ma non risolve i problemi fondamentali”. Secondo il Diw l’accordo comporta aumenti salariali medi di circa l’11 per cento. “Il lato positivo è che le persone con salari bassi ottengono effettivamente un aumento salariale percentuale più elevato”, dice Fratzscher, “ma subiscono anche un’inflazione significativamente più alta nella loro vita quotidiana rispetto alle persone con salari alti”.

Per il direttore del Diw il pacchetto concordato “comporta una perdita di potere d’acquisto e di benessere per i lavoratori”. E spiega il perché: dopo un tasso di inflazione di circa il 7% nel 2022, probabilmente del 6% nel 2023 e forse di un altro 3% nel 2024, i salari del settore pubblico avranno un potere d’acquisto inferiore di circa il 6% alla fine del periodo. “Ciò significa che probabilmente ci vorranno almeno altri cinque anni prima che i salari del settore pubblico recuperino la perdita di potere d’acquisto e che i lavoratori possano godere della prosperità che avevano nel 2021”, conclude Fratzscher, che anche per questo si aspetta “un aumento significativo delle azioni sindacali in Germania, anche nel settore pubblico, nei prossimi anni”.

UN COSTO DI 17 MILIARDI DI EURO PER I DATORI DI LAVORO

Più critica, ma da orientamenti culturali opposti, l’analisi della Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz). In un editoriale, Manfred Schäfers, l’esperto di politica finanziaria, dopo aver ricordato il costo di 17 miliardi di euro per i datori di lavoro, getta uno sguardo allarmato ai bilanci dei comuni. “Un aspetto positivo per loro è che l’adeguamento sarà scaglionato. I comuni sentiranno le conseguenze più del governo federale e molto lavoro dovrà essere fatto a livello locale. Le città ricche saranno in qualche modo in grado di far fronte agli oneri aggiuntivi, ma dove il disagio è già grande, la situazione diventerà ancora più difficile”.

E difatti, con la scure sui bilanci che saranno appesantiti dal nuovo accordo, i Comuni hanno iniziato a bussare alle porte del governo federale, chiedendo misure come sgravi e tagli del debito.

LE CONSEGUENZE POLITICHE

E proprio sul governo, e in particolare sul ministro liberale delle Finanze, si appunta l’ultimo passaggio dell’editoriale della Frankfurter, che focalizza l’attenzione sulle conseguenze politiche dell’accordo su un esecutivo sempre più scosso dai contrasti interni: “Sarà molto costoso per il governo federale se gli stipendi dei dipendenti pubblici verranno adeguati in questo modo e questo non rende più facile per il ministro delle Finanze Christian Lindner presentare bilanci per i prossimi anni che rispettino la regola del debito”.

Le parti della contrattazione collettiva stanno sfruttando appieno l’opportunità offerta dall’indennità di compensazione dell’inflazione, riprende la Faz. E spiega: prima c’è un bel pagamento una tantum, poi 220 euro al mese fino a febbraio 2024 – per un totale di 3000 euro, il tutto senza detrazioni. Dopodiché, i valori tabellari aumentano di 200 euro più il 5,5%, ovvero di almeno 340 euro. Questo ha un risvolto piccante. Perché la compensazione dell’inflazione è esente da imposte solo se viene versata in aggiunta al salario comunque dovuto. In questo caso diventa una componente transitoria, se non si tiene conto dei 20 euro di differenza rispetto all’importo fisso. “Si tratta di un modo creativo di utilizzare tutti i margini di manovra offerti dalla legge fiscale”, conclude il commento il quotidiano di Francoforte, “e quando la comunità imprenditoriale fa una cosa del genere, c’è da piangere. Ora gli imprenditori possono additare il ministero delle Finanze, che si è seduto al tavolo delle trattative”.

NON SI FERMANO GLI SCIOPERI IN GERMANIA

Intanto il fronte degli scioperi non è concluso. In piedi vertenze nel trasporto, con scioperi a macchia di leopardo negli aeroporti e il timore di una nuova ondata di astensioni nel traffico ferroviario all’ombra del terzo round di trattative fra Deutsche Bahn e il sindacato Evg, che rappresenta 180 mila dipendenti. E che ha già dichiarato di non voler seguire la traccia degli accordi sul pubblico impiego, caldeggiata invece da Deutsche Bahn.

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