skip to Main Content

Borse Coronavirus

Fca, Unipol, Tim. Chi sale e chi scende a Piazza Affari (e perché) mentre mr. Spread balla

Il commento di Gianfranco Polillo sull’andamento di Piazza Affari e su come e perché lo spread torna a fare capolino Giornata di difficile lettura, quella che si è svolta ieri nella Borsa di Milano. Il calo registrato nel Ftse-mib, pari all’1,52 per cento deve essere infatti corretto dalle conseguenze del dividend day. Il pagamento della…

Giornata di difficile lettura, quella che si è svolta ieri nella Borsa di Milano. Il calo registrato nel Ftse-mib, pari all’1,52 per cento deve essere infatti corretto dalle conseguenze del dividend day. Il pagamento della cedola che comporta una limatura corrispondente nel corso del titolo. Le azioni coinvolte nell’operazione sono state pari al 40 per cento delle blue chip, ed hanno garantito un rendimento medio del 3 per cento. Risorse che, probabilmente sono state reinvestite, dando tonico alla domanda stessa che ha portato ad un sostanziale pareggio. Quindi il valore reale dell’Ftse-mib è rimasto pressoché immutato: nonostante il segno meno. Anche se non tutti i titoli possono vantare la stessa performance.

COSA SUCCEDE IN BORSA

Prosegue l’ascesa del titolo FCA, dopo le indiscrezioni sul prossimo piano industriale, che tanto allarme ha destato nei sindacati. Il mercato sembra premiare la strategia di Sergio Marchionne, con una crescita del 2,61 per cento: la più alta della giornata. L’idea sarebbe quella di riservare all’Italia solo la produzione di vetture d’alta gamma, localizzando altrove la produzione delle mini-car. Bene anche Saipem (+2,16 per cento) e Buzzi Unicem (+ 2,15 per cento). Incrementi tra l’1 ed il 2 per cento si registrano per Ubi Banca (che ha recuperato solo parzialmente le perdite cumulate nei giorni precedenti), per Cnh Industrial, per Prysmian, per Brembo, per Stmicroelectronics e per Recordati.

I DETTAGLI SUI CORSI AZIONARI

La maglia nera della giornata spetta a Unipolsai, che lascia sul terreno quasi il 7 per cento. Dal suo massimo relativo, toccato il 2 maggio la perdita complessiva supera il 12 per cento. Con una forte accelerazione proprio nell’ultima seduta. Male anche Azimut Holding (- 4,66 per cento al netto dei dividendi pagati). Che nel giro di 10 giorni perde quasi il 20 per cento del suo valore. Più contenute le perdite (intorno all’1 per cento) di altri titoli come Mediobanca, Tim (dopo lo scontro con Vivendi per il controllo del cda), Banca Mediolanum, Salvatore Ferragamo (semplice rimbalzo tecnico dopo la notevole performance dei giorni precedenti), Leonardo, Eni (che perde lo 0,7 per cento, ma solo lo 0,4 se si tiene conto del dividendo), Finecobank e Moncler. Per quest’ultimo si tratta tuttavia di un semplice rimbalzo, visto i guadagni accumulati nei giorni passati.

COME VA LO SPREAD

Se i tracciati di Borsa descrivono una situazione a macchia di leopardo, non altrettanto può dirsi dello spread sui BTP che chiude a 186,5 punti di base, con una crescita di oltre il 16,5 per cento. Aumenta anche quello relativo ai bonos spagnoli (+18,3 per cento) ma la forbice tende ad ampliarsi (89 punti base) a danno dei titoli italiani. Se l’evolversi della situazione internazionale rende guardinghi gli investitori, nel caso italiano questa prudenza si trasforma in qualcosa di più. Lo dimostrano le prese di posizioni che si sono succedute a ritmo crescente.

LE PAROLE DI LE MAIRE

A dare inizio alle danze aveva contribuito il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire. “Se il nuovo governo – aveva detto – non rispetterà i suoi impegni sul debito, sul deficit, ma anche sul consolidamento delle banche, l’intera stabilità finanziaria della zona euro sarà minacciata”. Avvertimento subito bissato da Manfred Weber, leader dei popolari europei. Dai media tedeschi aveva lanciato l’avvertimento: “State giocando con il fuoco perché l’Italia è pesantemente indebitata.” Replica a brutto muso da parte di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, con l’invito a ciascuno di occuparsi dei fatti dei Paesi d’appartenenza. Mentre Marine Le Pen salutava su twitter “i nostri alleati”.

CHE COSA SCRIVONO I GIORNALI ESTERI

Benzina gettata nel fuoco, che aveva alimentato la presa di posizione dei principali quotidiani esteri schierati su fronti contrapposti: da un lato Le Monde e Le Figaro, entrambi critici e preoccupati; dall’altro il Guardian, che vede nel caso italiano la possibile coda di un nuovo exit. Fin qui la semplice polemica politica.

OCCHIO A FITCH

Poi l’intervento, ben più pericoloso, per i riflessi che può avere sulla tenuta dei mercati, da parte dell’agenzia di rating Fitch. ”Il contratto” di governo alla base di un governo Lega-M5S – questa la diagnosi – “aumenta i rischi per il profilo del credito sovrano, in particolare attraverso un allentamento di bilancio e un potenziale danno alla fiducia”. Sebbene sia “incerto in che misura questi rischi si tradurranno in una valutazione creditizia più debole” Tutto “dipenderà dalla capacità del governo di realizzare il suo programma”. L’inizio di un tormentone che, con ogni probabilità, delizierà i prossimi giorni degli italiani.

Back To Top