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Tutti i guai di Carige (mollata da Ccb)

Fatti, numeri e analisi su Banca Carige. L’approfondimento di Fabio Pavesi

 

Dopo Mps, un’altra banca resta orfana suo malgrado. Il niet di Cassa Centrale Banca, la holding Ccb trentina del credito cooperativo, a esercitare l’opzione call sull’80% del capitale di Carige, in mano al Fondo interbancario dei depositi, lascia la banca ligure (per ora) senza compratori. Il Fondo interbancario rimarrà azionista di controllo fino a che non si troverà un nuovo acquirente. Una situazione di stallo che mostra, come nel caso di Mps, come sia difficile ritrovare appetibilità per quelle banche finite nel limbo delle gestioni dissennate del passato che hanno compromesso forse per sempre la loro attrattività.

Il passo indietro della holding delle cooperative segnala che al di là del Covid, la situazione resta, pur dopo quattro aumenti di capitale dal 2013 in poi, difficile in quel di Genova.

PERDITA DI 252 MILIONI SUPERIORE ALLE ATTESE

I risultati del 2020, dopo che la banca è uscita dal commissariamento, non sono certo lusinghieri. La perdita consolidata è stata di 252 milioni, dopo il maxi-rosso del 2019 di 870 milioni. Una nuova perdita che supera di un centinaio di milioni le previsioni del piano industriale. Una perdita inaspettata che ha messo in allarme la promessa sposa Ccb che ha preferito rinunciare all’acquisizione. Già ma da dove arriva il nuovo passivo di bilancio? Non dai ricavi del margine d’interesse rimasti stabili sull’anno precedente. Il nodo dolens è un altro.

SULLE COMMISSIONI PERSO IL 15% IN 12 MESI

Viene dai ricavi commissionali dove Carige ha lasciato sul terreno 33 milioni di incassi sui 220 milioni registrati a gennaio del 2020. Un crollo del 15% in soli 11 mesi sulla seconda voce fondamentale della gestione ordinaria. Segno che la strategia di fare della nuova Carige una banca orientata al wealth management per ora non funziona.

A tenere su i ricavi complessivi, i proventi da cessione positivi per 44 milioni contro la perdita di 28 milioni alla fine della gestione commissariale. Non si può però contare per fare i bilanci negli anni successivi sui proventi da operazioni straordinarie che non sono strutturali.  Certo, la banca si è pulita dalle sofferenze tanto che la perdita da svalutazioni dei crediti malati è scesa da 461 milioni di inizio 2020 a solo 91 milioni a fine anno.

SUI COSTI GIA’ RASCHIATO IL BARILE

Ma il dato che deve aver messo in allarme le banche cooperative trentine e ora anche futuri compratori è che Carige sui costi ha già raschiato completamente il barile. E nonostante la drastica cura sui costi ha comunque chiuso in perdita per 252 milioni. Infatti, nel conto economico 2020 la spesa per il personale è scesa di ben 177 milioni, da 394 a 217 milioni e quelli degli altri costi amministrativi di altri 41 milioni. Totale in soli 11 mesi del 2020 la cura sui costi ha visto risparmi per la bellezza di oltre 250 milioni. Senza quest’apporto il buco sarebbe stato di oltre mezzo miliardo.

(Articolo pubblicato su Affari Italiani, qui la versione integrale)

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