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Carige

Perché Ccb sbrocca su Carige

Tutte le ultime novità su Banca Carige con la decisione in fieri di Cassa centrale banca (Ccb). L'articolo di Emanuela Rossi 

 

Cassa Centrale Banca sarebbe pronta al passo indietro sull’operazione Carige. Il consiglio d’amministrazione che si è riunito ieri avrebbe dunque confermato le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi secondo cui la capogruppo trentina delle Bcc, che al momento detiene l’8,3% dell’istituto di credito ligure, non vorrebbe più esercitare l’opzione call per acquisire l’80% del capitale, ora in mano al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.

COS’È ACCADUTO DURANTE IL CDA DI CCB

Secondo quanto ricostruito dal Sole 24 Ore durante la riunione “sarebbero emerse con chiarezza le divergenze di vedute tra una minoranza che avrebbe preferito una prosecuzione della trattativa con il Fitd, e chi invece – ed è la linea prevalente – era favorevole a rinunciare da subito all’esercizio della call soprattutto a causa delle forti incognite generate dalla pandemia e dalla complessità del progetto”.

Sempre il quotidiano confindustriale rivela che, a valle del board, i vertici di Ccb si sarebbero confrontati con quelli del Fondo “per capire eventuali punti di incontro e ragionare sulle modalità per annunciare lo stop delle trattative al mercato”. A questo punto è possibile che nelle prossime ore la holding delle Bcc formalizzi le proprie decisioni mentre per il Fondo presieduto da Salvatore Maccarone c’è in agenda un doppio appuntamento per mercoledì 17 marzo: comitato di gestione e cda.

IL MALUMORE DELLE BCC

Se l’ingresso di Ccb in Carige aveva fin da subito fatto storcere la bocca ad alcune banche di credito cooperativo, durante il cda di ieri sono circolati rumor su atti concreti. Come ha scritto l’agenzia Radiocor, infatti, alcune delle 77 aderenti alla capogruppo trentina avrebbero formalizzato la propria contrarietà all’operazione con lettere al board di Ccb. Del resto, segnalava ancora l’agenzia del gruppo Sole 24 Ore, le banche consorziate del Fondo Interbancario non sono disposte ad accettare offerte “irricevibili” come quelle ventilate nei giorni scorsi – e riportate anche dal Messaggero – secondo cui Ccb chiederebbe delle risorse per acquisire Carige così come era accaduto quando Intesa Sanpaolo si prese Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.

LE INDISCREZIONI CHE ERANO CIRCOLATE

Da giorni ormai si parlava del fatto che Cassa Centrale Banca non fosse più così convinta dell’operazione Carige e, secondo indiscrezioni raccolte dal Messaggero, avrebbe offerto al Fitd “un prezzo modello ‘banche venete’, vale a dire 1 euro” e vorrebbe “anche la dote”. In sostanza il gruppo di credito cooperativo avrebbe pensato di imitare Intesa Sanpaolo quando, a giugno 2017, pagò Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza 1 euro e ricevette dallo Stato 5 miliardi. Ccb avrebbe chiesto invece solo 500 milioni ovvero la cifra di un nuovo ipotetico aumento di capitale. Da ricordare che gli advisor dei due soggetti, Pwc e Kpmg, “hanno compiuto una due diligence dagli esiti divergenti”, sempre secondo il giornale romano.

A far propendere per il no – sebbene fin dall’ingresso di Ccb ci fossero mal di pancia – secondo il Messaggero, la paura per i risvolti della pandemia e per la richiesta di un’eventuale nuova ricapitalizzazione da parte della Banca Centrale Europea.

IL RUOLO DI CCB IN CARIGE

Cassa Centrale Banca è entrata in scena all’atto del salvataggio di Carige, a settembre 2019, acquistando per 63 milioni l’8,34% del capitale mentre il Fondo Interbancario è divenuto azionista di maggioranza con l’80% e mettendo sul piatto, insieme allo Schema volontario, circa 615 milioni. Sin da fine 2019, però, si è cominciato a parlare dell’ipotesi che la Cassa in seguito potesse prendere anche la quota del Fondo e salire fino al 91%. Un anno fa Ccb ha poi sottoscritto un contratto con opzione d’acquisto per rilevare l’80% del Fitd per 304 milioni entro il 31 dicembre 2021. La Vigilanza europea, però, premeva per una decisione entro marzo in modo da non lasciare la situazione in stallo per troppo tempo. Ancora in bilico l’altro progetto ovvero il ritorno a Piazza Affari dopo che la Consob ha sospeso il titolo, il 2 gennaio 2019. Si era tornati a parlare di quotazione entro l’estate ma i tempi, a questo punto, potrebbero decisamente allungarsi.

COSA PUÒ ACCADERE ORA A CARIGE

A questo punto il Fitd deve guardare oltre e cercare un altro partner considerando che l’istituto di credito ligure è uscito dalle nebbie: a gennaio 2020 è tornato alla gestione ordinaria, ha meno sofferenze nel capitale e fino a 1,2 miliardi di Dta, le imposte attive differite, dote per chi procedesse all’acquisto entro il 2021. Secondo il Sole 24 Ore, il Fondo guidato da Maccarone non ha fretta di vendere e guarderebbe soprattutto in direzione di Crédit Agricole, Bper e UniCredit.

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