skip to Main Content

Google Indagine

Ecco come Bruxelles prende in giro l’Italia (su Popolare di Bari e non solo). L’approfondimento di Liturri

L’approfondimento dell’analista Giuseppe Liturri dopo le audizioni di Bankitalia e Mef sulla Popolare di Bari e il ruolo della Commissione Ue sul dossier Dta

La storia del nostro rapporto con l’Ue, fatta di poche gioie e molti dolori, si arricchisce di un nuovo capitolo, il cui protagonista questa volta è il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in audizione venerdì scorso presso la Commissione Finanze della Camera, impegnata nella conversione del decreto legge sul salvataggio della Banca Popolare di Bari.

Il ministro si riferiva ad una norma varata dal governo Conte I nello scorso giugno, a favore di imprese aventi sede nelle regioni meridionali che avessero perfezionato un’operazione di aggregazione. Grazie a quella norma, le attività per imposte anticipate (iscritte dalle banche in bilancio quando c’è una perdita di conto economico che genererà un beneficio in termini di minori imposte future, se e quando saranno conseguiti utili) si sarebbero trasformate in crediti di imposta. Quella partita valeva per la banca barese un miglioramento del patrimonio di vigilanza pari ad oltre €300 milioni.

L’efficacia di quelle disposizioni era subordinata alla preventiva comunicazione o eventuale autorizzazione di Bruxelles. Da allora, tante voci ma nessun atto concreto. Fino allo scorso 16 dicembre, quando Banca d’Italia ha comunicato che tale norma è “al vaglio della Commissione Ue”, posizione ribadita giovedì 9 gennaio dalla Vice Direttrice Generale, Alessandra Perrazzelli, che ha parlato di “dialogo in corso” per superare il vaglio della DG Concorrenza.

Venerdì Gualtieri invece non ha usato perifrasi. Ha dichiarato che quella norma è oggetto di consultazioni informali con gli uffici di Bruxelles il cui esito è un sostanziale diniego, perché si configurerebbe, per le astruse regole interpretate per gli amici ed applicate ai nemici, un aiuto di Stato. Per tale motivo non è stata nemmeno notificata perché, se lo fosse stata, sarebbe stata inesorabilmente bocciata. Apprendiamo quindi di una collaudata prassi in atto tra Roma e Bruxelles: il Parlamento vara una legge, il Presidente della Repubblica la promulga, ma è come se avessero entrambi scherzato, perché in qualche stanza di palazzo Berlaymont a Bruxelles c’è un occhiuto funzionario che ne determina la vita o la morte. Ma, aldilà del merito, è il metodo che offende. Il diniego non viaggia lungo canali ufficiali, ma “informali”. Chi li controlla? Chi si assume la responsabilità politica di tali atti? Qualcuno ne riferisce in Parlamento, che aveva legiferato nella convinzione di esercitare i poteri conferiti dalla Costituzione, limitabili, non cedibili, solo in specifici casi? Che metodo è quello di sussurrare le cose nell’orecchio, onde evitare che accadano cose “spiacevoli”? È tollerabile una tale subalternità, sia nel metodo che nel merito, in danno di un Paese contributore netto dell’Ue?

Ma Gualtieri è stato prodigo di altri dettagli. Dopo aver specificato che il Fondo Interbancario (Fitd) si farà carico del ripianamento delle perdite della BPB, il cui quadro definitivo sarà noto solo a fine marzo dopo la due diligence, ha parlato del ruolo dello Stato (tramite Banca Mezzogiorno-Mcc) che dovrebbe ricapitalizzare la banca e quindi assumerne il controllo, affiancato dal Fitd con una partecipazione di minoranza. Tale ricapitalizzazione dovrà necessariamente avvenire a condizioni di mercato, cioè quelle ritenute accettabili da un investitore privato nella medesima situazione. Gualtieri è stato netto: o è così o Bruxelles blocca tutto. E qui entriamo davvero in acque inesplorate. Infatti non esistono operazioni comparabili. Nel caso della ricapitalizzazione pubblica della banca tedesca NordLB è stato promesso un taglio dei costi del 30% ed un rendimento dei mezzi propri del 8% a regime. Ma oggi sul mercato i rendimenti del capitale proprio richiesti non sono inferiori al 10%. Ma davvero qualcuno ritiene possibile somministrare una cura da cavallo del genere, come condizione essenziale per l’ingresso dello Stato, ad una banca che opera, con il suo ramo abruzzese, in un una zona terremotata e che, per la parte restante, è alle prese con un territorio ferocemente dilaniato dalla crisi del 2012-2014 che ha visto saltare gruppi del settore costruzioni che fino a pochi anni prima erano il fiore all’occhiello dell’economia locale? Fino a quando potrà durare questa foglia di fico? Quanto è credibile pensare di trasformare una banca zavorrata da problemi suoi propri e del contesto ambientale in cui opera, in un’agile macchina da utili? La cosa che più stupisce è la facilità con cui Gualtieri propone il riferimento a tali parametri, come se fossero tavole della legge scolpite nella pietra. Siamo invece nel regno della più totale discrezionalità e, quando si tratta con Bruxelles, sappiamo come in genere finisce.

Infine Gualtieri si è soffermato pure sul tema degli eventuali rimborsi ad azionisti ed obbligazionisti subordinati, sostenendo che questi ultimi saranno regolarmente rimborsati (ci sono ben 213 milioni di subordinate in mano a piccoli risparmiatori, 290 in tutto). Per gli azionisti, essendo la banca in bonis, non esistono i presupposti per ricorrere al Fondo Indennizzo Risparmiatori attivato per i precedenti dissesti bancari, ma il Fitd potrebbe intervenire con incentivi e strumenti di composizione delle controversie per i casi di vendita irregolare.

La definizione di questo aspetto diventa cruciale al fine della valutazione, da parte dei Commissari, della valanga di azioni legali che già incombe sulla BPB per iniziativa degli azionisti truffati e questa valutazione deciderà la casella di arrivo del Risiko della banca che appare ancora indefinita. È evidente che la banca non può presentarsi all’assemblea per la trasformazione in SpA, prevista per la primavera avanzata, con migliaia di azioni legali pendenti sul groppone.

(articolo pubblicato sul quotidiano La Verità fondato e diretto da Maurizio Belpietro il 15 gennaio 2019)

Back To Top