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Banca Popolare Di Bari

Tutte le anomalie di Tesoro e Bruxelles su Popolare Bari e dossier Dta. Parla De Mattia (ex Bankitalia)

Conversazione di Start Magazine con Angelo De Mattia, editorialista, già alla Banca d'Italia, su Popolare di Bari, Tercas e norma sulle Dta: "Questa storia è molto grave, ecco perché"

Una luce in fondo al tunnel si vede ma molto dipenderà dall’atteggiamento del governo italiano nei confronti della Commissione europea. E comunque, in merito alle ultime vicende che riguardano la Popolare di Bari sulla strada tra Roma e Bruxelles, occorre fare chiarezza. In una conversazione con Start Magazine Angelo De Mattia, oggi editorialista di Milano Finanza ma per 40 anni alla Banca d’Italia e stretto collaboratore dell’ex governatore Antonio Fazio, analizza quanto accaduto all’istituto pugliese nei mesi scorsi fino al commissariamento della banca da parte di Via Nazionale, il 13 dicembre scorso, e al successivo decreto di Palazzo Chigi per il salvataggio tramite Mcc-Invitalia. Un’operazione, del valore totale di 1,4 miliardi, che coinvolge il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) e Mediocredito Centrale, controllata da Invitalia.

FARE LUCE SUBITO SULLA QUESTIONE DTA

Partiamo dalla norma sulle Dta (le imposte differite) contenuta nel decreto Crescita che punta ad agevolare le operazioni di fusione, scissione o conferimento di azienda o di rami di azienda a condizione che il soggetto finale abbia sede legale in una regione del Sud. Una norma di fatto cucita per favorire un’aggregazione con al centro la Popolare di Bari. Ora il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri (Pd), dice che l’Antitrust europeo ha fatto arrivare un “no” anche se non in via ufficiale, elemento che non chiude la partita. Il motivo starebbe nel fatto che l’aiuto di Stato deve servire ad attrarre nuovi investitori e non solo a sostenere imprese già esistenti.

“Questa storia è molto grave – afferma De Mattia – perché la norma è contenuta nel decreto Crescita, varato mesi fa dal governo gialloverde” quando a Via XX Settembre c’era ancora il predecessore di Gualtieri, Giovanni Tria. “Nei contatti con Bruxelles è emersa un’indicazione per cui la norma non andava bene? Se è così il governo ha modificato oppure no? E con quale obiettivo?”, si domanda l’editorialista. “Oppure Bruxelles ha detto subito sì. Allora però non si capisce il suo attuale comportamento.  Occorre che sia fatta subito luce – sostiene – perché l’applicazione di tale norma avrebbe potuto produrre impatti positivi sul patrimonio – ovviamente se ci fossero state le aggregazioni e fosse stato versato il canone – tra i 300 e i 400 milioni di euro”. Una cifra non di poco conto per una banca che navigava in cattive acque da tempo, che aveva chiuso il 2008 con una perdita di oltre 420 milioni e che a giugno 2019 ha fatto segnare un ulteriore rosso di 73 milioni.

“Perché è stata abbandonata la strada delle Dta?” si chiede ancora De Mattia secondo cui l’esecutivo “doveva informare il Parlamento prima di prenderne altre come poi è successo” con il decreto di dicembre scorso. “Se il governo non condivideva l’eventuale diniego europeo doveva andare avanti fino alla Corte di giustizia Ue, come accaduto nel caso Tercas”, aggiunge De Mattia secondo cui allo stato attuale “c’è urgente esigenza di fare chiarezza su questo argomento” anche per capire quale linea di interlocuzione sta tenendo Palazzo Chigi con Bruxelles. “Una norma del genere è forse ammissibile se ha una destinazione generale? Se è così si deve lavorare subito ma non marciare a rilento senza una bussola chiara di cui informare opinione pubblica, banche e investitori”.

Per l’ex Bankitalia “se dovesse emergere che la posizione della Commissione Ue non è fondata allora bisogna andare avanti. Con la dg Competition funziona così: occorre affrontare le materie ad armi pari. Tanto più che sul tema c’è stata  un’interlocuzione durata mesi”.

NORDLB? NON CI SONO PAROLE SU DISPARITA’ DI TRATTAMENTO CON TERCAS

A proposito di Tercas, le cronache di questi giorni raccontano il via libera della Commissione europea all’intervento pubblico per la ricapitalizzazione della banca tedesca NordLB. Peraltro era stata presentata anche un’interrogazione da parte di alcuni eurodeputati di Fratelli d’Italia per sapere se non fossero stati usati due pesi e due misure proprio rispetto al caso della Banca di Teramo, acquistata poi dalla Popolare di Bari, che il Fitd non ha potuto ricapitalizzare perché operazione distorsiva della concorrenza. “Nell’interrogazione era stato sollevato il problema giusto” chiarisce De Mattia che non ne fa certo un discorso politico.

Nel caso della Landesbank NordLB la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, chiarisce che le misure previste “sarebbero state attuate a condizioni di mercato, vale a dire che la remunerazione dello Stato sarebbe stata in linea con quella che un operatore privato avrebbe accettato nel medesime circostanze”.

E qui De Mattia dissente: “Bisogna vedere i parametri tra il costo dell’intervento pubblico e il costo dell’intervento privato per arrivare a dire che sono uguali, dovrebbero rendere pubblici i criteri adottati. E’ così evidente la disparità di trattamento con Tercas che non ci sono parole per argomentare”, sintetizza l’editorialista di Milano Finanza che tiene a evidenziare due aspetti problematici. “A mio parere il tema degli aiuti di Stato, quello della concorrenza e quello del libero mercato vanno rivisti da un punto di vista normativo alla luce di quanto successo negli ultimi decenni. Inoltre – sottolinea – la funzione antitrust non può essere allocata in una commissione ma dovrebbe invece trovare spazio in un ente autonomo e indipendente come accade in Italia”.

BANKITALIA COINVOLTA SU TERCAS? STIAMO A QUELLO CHE DICE VIA NAZIONALE

Sempre rimanendo all’acquisizione di Tercas, è possibile ipotizzare che la decisione di Popolare di Bari sia stata davvero autonoma oppure la Banca d’Italia ha spinto verso questa soluzione? Secondo De Mattia bisogna stare a quello che dice Palazzo Koch “e che finora nessuno ha contestato”. Di recente, ricorda, Alessandra Perrazzelli, vice direttrice generale di Bankitalia, “ha detto che si è trattato di un’autonoma iniziativa della Popolare di Bari. Noi non possiamo andare oltre. Semmai possiamo domandarci se, pur trattandosi di un’iniziativa autonoma, le valutazioni sulla sua adeguatezza sono state complete. Perrazzelli afferma di sì, sia sotto il profilo patrimoniale, sia sotto il profilo dell’organizzazione, della governance e delle linee strategiche perseguite. Probabilmente – continua – questo argomento sarà affrontato dalla commissione banche quando inizierà i lavori ma non bisogna dimenticare che l’operazione di acquisizione di Tercas poggiava su un intervento di circa 300 milioni del Fitd poi venuto meno in modo inspiegabile”. Di sicuro a quel punto “il quadro è cambiato e i danni subiti dall’istituto pugliese questo ritrarsi sono stati significativi tanto che aveva detto di voler promuovere un’azione risarcitoria”.

SALVATAGGIO BARI, BUONI PRESUPPOSTI CHE L’OPERAZIONE VADA IN PORTO

Ora per Popolare di Bari è arrivato l’intervento pubblico. “Ci sono buoni presupposti perché l’operazione vada in porto” evidenzia De Mattia però “l’esame a Bruxelles ci sarà e qui si pone la questione perché siamo abituati ai chiari di luna che si verificano da quelle parti. Occorre vedere come si presenterà il governo, certamente il ministro Gualtieri conosce bene quegli ambienti e sa come si fa. Se il governo dà piena disponibilità a trattare ma non ottiene buoni risultati deve andare avanti ugualmente fino a rivolgersi alla Corte di giustizia Ue. Poi, strada facendo, bisognerà vedere come concretamente si attuerà l’operazione. Il percorso è delineato, è vero, ma servono maggiori puntualizzazioni”.

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