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StMicroelectronics, ecco perché non si placano gli scazzi Italia-Francia

Esiste davvero uno squilibrio negli investimenti di StMicroelectronics tra Francia e Italia, come lamenta il governo Meloni. Fatti, nomi e indiscrezioni

Sono davvero superate le tensioni Italia-Francia su StMicroelectronics?

Ecco perché la risposta è negativa.

NON SOLO STM. ECCO LE TENSIONI FRA ITALIA E FRANCIA

Dopo Tim (per i disaccordi con Vivendi sulla vendita della rete), ex-Microtecnica (per la tentata acquisizione da Safran), ITA Airways (per l’ostilità di Air France all’operazione con Lufthansa) e anche Stellantis, le tensioni politico-industriali tra Italia e Francia hanno raggiunto pure StMicroelectronics.

Il governo di Giorgia Meloni accusa infatti i vertici dell’azienda di semiconduttori – controllata dal ministero italiano dell’Economia e dalla banca statale francese Bpifrance – di favorire la Francia con gli investimenti. Palazzo Chigi avrebbe avuto delle riserve sulla riconferma dell’amministratore delegato Jean-Marc Chery (nella foto) per altri tre anni, non avendone gradito la strategia di riorganizzazione interna che ha eliminato l’unità capeggiata da Marco Monti – chiamata Automotive and Discrete Product -, composta principalmente da italiani.

LE ULTIME NOVITÀ SU STMICROELECTRONICS: GRANDI NOME DECISIVO?

Nei giorni scorsi il consiglio di sorveglianza di StMicroelectronics ha ufficializzato la ricandidatura di Chery, proponendo inoltre Lorenzo Grandi – l’attuale direttore finanziario – al consiglio di gestione della società, sempre per un periodo di tre anni. Le nomine verranno ufficializzate durante l’assemblea degli azionisti del 22 maggio prossimo.

La proposta di Grandi dovrebbe permettere – secondo gli auspici dell’esecutivo e in particolare del Mef retto da Giancarlo Giorgetti – di ribilanciare la presenza italiana con quella francese ai vertici di StMicroelectronics, in modo da smussare le tensioni tra Roma e Parigi. Secondo l’Ansa, ad aver “lavorato” al riequilibrio della società attraverso l’inserimento di Grandi nel board è stato il ministro Giorgetti.

Non è detto però che l’ingresso di Grandi si rivelerà davvero fruttuoso per l’Italia: d’altronde Grandi, per ruolo e dipendenze funzionali, può davvero fare il “controllore” di Chery e condizionare la guida del gruppo? La risposta pende verso il no.

IL RUOLO DI TAMAGNINI ALL’ESAME DI ROMA

Peraltro, nel consiglio di sorveglianza di StMicroelectronics c’è già un italiano, Maurizio Tamagnini, vicepresidente e in passato anche presidente. Eppure al Mef non si ascoltano parole di apprezzamento nei suoi confronti, secondo indiscrezioni raccolte da Start Magazine. Non solo: in ambienti istituzionali italiani ci si chiede se e quanto Tamagnini abbia tutelato gli interessi nazionali o se investitori esteri (anche francesi) sono in grado di condizionare o meno le mosse di Fsi.

STMICROELECTRONICS FAVORISCE LA FRANCIA? IL CONFRONTO CON GLI INVESTIMENTI IN ITALIA

Stando a ricostruzioni che filtrano da banche d’affari, esiste davvero uno squilibrio negli investimenti di StMicroelectronics, che favorisce la Francia rispetto all’Italia in termini sia monetari sia tecnologici.

Tra il 2019 e il 2023 la società ha investito circa 3,2 miliardi di euro in Italia e 4,9 miliardi in Francia. Al di là dei valori assoluti, le somme investite nella tecnologia di semiconduttori dal diametro di trecento millimetri (la generazione più recente) sono state di 1,7 miliardi di euro in Italia e di 3,9 miliardi in Francia. Gli investimenti in Francia, dunque, sono stati di oltre il 50 per cento superiori a quelli in Italia, aggravando il rapporto del quinquennio precedente a quello considerato: gli investimenti nei dispositivi da trecento millimetri, insomma, ha aggravato lo squilibrio degli investimenti anziché riportarlo in parità.

StMicroelectronics ha investito oltre 6 miliardi di dollari nella produzione di semiconduttori da trecento millimetri in Francia, a Grenoble, contro i circa 1,7 miliardi nello stabilimento di Agrate, in Lombardia. Inoltre, l’impianto di Agrate non possiede ancora una dotazione di macchinari sufficiente a sviluppare volumi commerciali e non ha raggiunto la capacità produttiva prevista per il 2021 (cinquecento fette di semiconduttore a settimana).

E i ritardi di Agrate – secondo l’analisi che circola nelle banche d’affari che studiano il settore – sono andati a beneficio di fatto di Grenoble.

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