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Cina

Perché la Cina è fuori dalla classifica delle maggiori aziende al mondo

La nuova lista delle dieci aziende dalla maggiore capitalizzazione è dominata dalle Big Tech americane, mentre la Cina è fuori. L'azienda asiatica più importante al mondo è ora la taiwanese Tsmc. Tutti i dettagli.

 

Stando ai nuovi dati di QUICK-FactSet, nella lista delle dieci aziende con la maggiore capitalizzazione di mercato al mondo non ce n’è più nessuna cinese. Tencent e Alibaba, entrambe operanti nel settore tecnologico, sono uscite dalla classifica: alla fine del 2020 Tencent occupava il settimo posto (adesso è all’undicesimo), mentre Alibaba il nono.

CHI C’È NELLA LISTA

La lista – come fa notare il quotidiano giapponese Nikkei Asia – è dominata dai colossi tecnologici statunitensi: sul podio ci sono, nell’ordine, Apple, Microsoft e Alphabet (la società madre di Google). Il quarto posto è occupato dalla compagnia petrolifera statale dell’Arabia Saudita, Saudi Aramco. A seguire Amazon, Tesla (veicoli elettrici), Meta (già Facebook), NVIDIA (processori e schede grafiche; americana) e Berkshire Hathaway (la holding di Warren Buffett; americana).

Al decimo posto, a chiudere la classifica, c’è TSMC, che produce microchip ed è taiwanese: è l’azienda asiatica dal maggiore valore al mondo.

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QUANTO È CAMBIATO IL MONDO

La lista del 2021 è ancora più impressionante se paragonata a quella del 2007: al tempo la presenza cinese (quattro su dieci posizioni, inclusa la prima) era rilevantissima, e rifletteva le grandi aspettative sull’economia del paese.

Se la classifica del 2021, poi, è dominata da aziende del settore tecnologico, quella del 2007 era composta perlopiù da società energetiche: PetroChina, ExxonMobil e Royal Dutch Shell si occupano di petrolio; General Electric aveva delle divisioni dedicate ai servizi di pubblica utilità; Gazprom commercializza gas naturale; Sinopec lavora nella petrolchimica.

LA STRETTA CINESE SULLE BIG TECH

Dopo la crisi finanziaria del 2008, scrive il Nikkei Asia, le aziende tecnologiche cinesi sono cresciute moltissimo, grazie alle possibilità offerte dal gigantesco mercato interno. Recentemente, tuttavia, gli sforzi del governo di Pechino per imbrigliare il settore e riportarlo sotto il controllo statale hanno avuto un impatto su queste società. Didi Global ad esempio, che offre un servizio di ride hailing simile a Uber, ha deciso lo scorso 3 dicembre di ritirare la sua quotazione alla borsa di New York dopo appena cinque mesi dal debutto: c’entra la più attenta supervisione delle autorità cinesi sui dati delle aziende nazionali quotate all’estero.

D’altra parte, a penalizzare l’industria tecnologica di Pechino sono state anche le restrizioni imposte dagli Stati Uniti agli investimenti e al commercio tra aziende americane e cinesi. Decisioni, queste, che vanno lette tenendo conto dello scontro economico-politico tra le due superpotenze, che ruota molto attorno al primato sulle nuove tecnologie.

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