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Changxin

Chip, perché la Cina sospende la quotazione di Changxin?

Changxin, una delle principali aziende cinesi di microchip, ha posticipato i piani per la quotazione alla borsa di Shanghai. Colpa del mercato volatile e dell'incertezza creata dalle sanzioni Usa. Tutti i dettagli.

Changxin Memory Technologies, una delle più importanti aziende cinesi di microchip, ha posticipato i piani per l’offerta pubblica iniziale, provando piuttosto a raccogliere fondi e raggiungere una valutazione di 140 miliardi di yuan (circa 19,5 miliardi di dollari).

COSA FARÀ CHANGXIN

Verso la metà del 2023 Changxin ha completato la ristrutturazione del suo azionariato in previsione proprio della quotazione, ma poi ha deciso di attendere condizioni di mercato più favorevoli: riporta Bloomberg, sulla base delle informazioni ricevute dalle sue fonti. Nel 2024 la domanda di dispositivi tecnologici dovrebbe tornare a crescere; nel frattempo Changxin – una delle più grandi aziende cinesi che realizzano chip di memoria, utilizzati nei computer e negli smartphone – organizzerà un nuovo giro di finanziamenti, che potrà sfruttare per espandere le sue capacità produttive.

Changxin è una di quelle aziende che meglio incarnano le ambizioni tecnologiche della Cina, che sui semiconduttori – in particolare su quelli più avanzati, necessari per l’intelligenza artificiale – è però indietro rispetto agli Stati Uniti. Anche il mercato globale dei chip di memoria è dominato da aziende straniere, come la statunitense Micron e le sudcoreane Samsung e SK Hynix.

OBIETTIVI RIVISTI

Come scriveva Bloomberg già lo scorso aprile, nei piani di Changxin per il 2023 c’era la quotazione alla borsa di Shanghai, sul segmento azionario STAR (paragonabile all’indice Nasdaq di New York, che raccoglie le cento aziende a maggiore capitalizzazione).

L’offerta pubblica iniziale potrebbe anche non concretizzarsi per via dell’incertezza dei potenziali finanziatori. Da una parte, sono incentivati a investire grazie all’intenzione del governo cinese di sostenere l’industria tecnologica nazionale in un’ottica di autosufficienza. D’altra parte, tuttavia, sono disincentivati dal contesto internazionale: gli Stati Uniti hanno messo sanzioni importanti su Yangtze Memory Technologies (la principale azienda rivale di Changxin) per impedirle di accedere alla tecnologia americana necessaria alla manifattura di microchip.

COSA POTREBBE SUCCEDERE

È possibile che la quotazione di Changxin possa venire riorganizzata in tempi rapidi qualora le condizioni di mercato dovessero migliorare. La volatilità e le difficoltà dell’economia cinese, peraltro, hanno spinto ad agosto l’autorità di regolazione dei mercati finanziari a far rallentare le offerte pubbliche iniziali. Più recentemente, la società svizzera di prodotti agricoli Syngenta ha annunciato il posticipo alla fine del 2024 della sua quotazione alla borsa di Shanghai: un’operazione valutata 9 miliardi di dollari.

Il mese scorso, però, una startup chiamata Changxin Xinqiao Memory Technologies – che condivide con Changxin sia alcuni azionisti, sia il direttore generale – ha raccolto 39 miliardi di yuan da un gruppo di investitori sostenuti da Pechino, tra i quali il fondo China Integrated Circuit Industry Investment Fund. Il China Integrated Circuit Industry Investment Fund, anche noto come “Big Fund“, vale 40 miliardi di dollari ed è dedicato ai semiconduttori: quello in Changxin Xinqiao è stato uno degli investimenti più grossi fatti finora.

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