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Tutto su Smic, la più importante azienda di microchip della Cina

L'ultimo smartphone di Huawei contiene un chip che, secondo gli Usa, non dovrebbe essere lì: l'ha prodotto Smic, la più grande azienda cinese di semiconduttori. Gli americani pensano che abbia aggirato le restrizioni

Secondo il presidente della commissione Affari esteri della Camera degli Stati Uniti, SMIC – la più importante azienda cinese di semiconduttori – avrebbe violato le sanzioni americane sui componenti tecnologici. L’ultimo smartphone messo in commercio da Huawei, infatti, il Mate 60 Pro, contiene un microchip che in teoria non dovrebbe contenere: un processore avanzato da sette nanometri costruito da SMIC, appunto, che dimostra come la Cina stia facendo progressi nel chipmaking nonostante i meccanismi di controllo statunitensi sulle tecnologie critiche.

COSA CHIEDONO I POLITICI AMERICANI

Secondo il repubblicano Michael McCaul, la presenza del microchip sarebbe una prova che Huawei ha aggirato le restrizioni americane. Politici più “falchi”, cioè che hanno posizioni più dure sulla Cina, chiedono che Washington interrompa tutte le esportazioni tecnologiche a Huawei e a SMIC, incluse quelle di vecchie tecnologie che attualmente non sono soggette a limitazioni. A detta di Mike Gallagher, presidente della commissione sulla Competizione strategica tra gli Stati Uniti e il Partito comunista cinese, SMIC non sarebbe stata in grado di produrre quel tipo di chip senza le apparecchiature americane.

I microchip, quelli avanzati, sono componenti fondamentali tanto per il progresso economico-industriale quanto per lo sviluppo militare. Sui semiconduttori la Cina è un paio di generazioni tecnologiche indietro agli Stati Uniti – per esempio, gli iPhone di Apple contengono dispositivi da quattro nanometri – e potrebbe avere difficoltà a costruire semiconduttori più piccoli di quelli da sette nanometri, vista l’impossibilità di accedere liberamente ai macchinari stranieri.

SMIC è stata inserita nella entity list degli Stati Uniti – una “lista nera” fatta di soggetti stranieri come aziende o enti di ricerca considerati pericolosi per la sicurezza nazionale americana e pertanto sottoposti a restrizioni di natura commerciale – nel dicembre 2020, sul finire dell’amministrazione di Donald Trump. Huawei figura in una blacklist commerciale già dal maggio 2019.

TUTTO SU SMIC

Semiconductor Manufacturing International Corporation, abbreviato in SMIC, è la principale azienda cinese produttrice di microchip. È stata fondata nel 2000, ha sede a Shanghai ed è parzialmente di proprietà statale.

Lo scorso maggio SMIC ha riportato il primo calo trimestrale dei ricavi in oltre tre anni. Nel periodo gennaio-marzo 2023 il fatturato è calato del 20,6 per cento su base annua (a 1,4 miliardi di dollari), mentre l’utile netto è sceso del 48,3 per cento (a 231,1 milioni). Colpa della debolezza della domanda di chip: le aziende di elettronica non hanno ancora smaltito le scorte di componenti nei loro magazzini. Le stesse difficoltà di SMIC erano state avvertite da due dei pesi massimi del settore come la taiwanese TSMC e la sudcoreana Samsung.

SMIC ricopre un ruolo fondamentale nei piani della Cina per produrre internamente semiconduttori avanzati e rendersi indipendente dall’estero. Un anno fa l’azienda disse che le sanzioni americane avevano effettivamente danneggiato le sue capacità di sviluppo, ma annunciò di essere riuscita a far avanzare le sue tecnologie produttive di due generazioni, arrivando a fabbricare microchip da sette nanometri.

Già al tempo, tuttavia, gli esperti spiegavano che i semiconduttori di SMIC potrebbero non basarsi sugli stessi sistemi impiegati da TSMC, ad esempio, ma su processi meno efficienti che appesantiscono i costi e allungano i tempi di produzione.

IL FONDO CINESE DA 40 MILIARDI

Per stimolare l’innovazione nel chipmaking e ridurre il divario tecnologico con l’estero, la Cina – stando alle fonti di Reuters – lancerà un nuovo fondo d’investimento sostenuto dallo stato, puntando a raccogliere all’incirca 40 miliardi di dollari. Sarebbe, nel caso, il più grande dei tre fondi originati dal cosiddetto “Big Fund”, il fondo d’investimento per l’industria dei circuiti integrati. Il Big Fund in passato ha finanziato SMIC e anche altre aziende del settore come Hua Hong Semiconductor e Yangtze Memory Technologies.

Il nuovo fondo si concentrerà in particolare sulle attrezzature per la manifattura di microchip, che la Cina non può più importare liberamente a causa delle misure di controllo all’export imposte dagli Stati Uniti (e dal Giappone e dai Paesi Bassi).

Il ministero delle Finanze cinese potrebbe contribuire con una somma di 8 miliardi. Altri investitori – che già sostengono gli altri fondi del Big Fund – potrebbero essere la banca statale China Development Bank Capital e la compagnia statale per le telecomunicazioni China Telecom.

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