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Saipem

Cdp e Tesoro, che cosa si agita nei palazzi romani (e non solo romani)

Nomi, fatti, indiscrezioni e scenari sulle nomine in ballo ai vertici della Cassa depositi e prestiti e alla direzione generale del Tesoro Telefonate, incontri riservati, stilettate, articoli del passato che riemergono utilizzati come corpo contundente. Non mancano le manovre sotterranee nei palazzi romani della politica e della finanza in vista di nomine di peso: il…

Telefonate, incontri riservati, stilettate, articoli del passato che riemergono utilizzati come corpo contundente.

Non mancano le manovre sotterranee nei palazzi romani della politica e della finanza in vista di nomine di peso: il vertice della Cassa depositi e prestiti, la direzione generale del Tesoro.

Nomine che saranno decise in settimana, se non nelle prossime ore.

In ambienti governativi si dice che i candidati alla successione del direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via, che non ha lasciato troppe tracce al Mef, siano due.

Appare favorito al momento Antonio Guglielmi, già capo degli analisti di Mediobanca Securities, e da pochi mesi head of Equity Markets, nuova struttura che include i team di Equity Sales, Equity trading e Corporate Broking. Ieri Guglielmi è stato visto a Roma, proprio dalle parti del Mef. Solo un caso?

In concorrenza con Guglielmi c’è Alessandro Rivera, alla testa da anni della direzione Banche e sistema finanziario dello stesso dicastero ora guidato da Giovanni Tria.

Chi vincerà? Di sicuro, la scelta di Guglielmi costituirebbe una manovra di rottura, viste anche le sue analisi e i suoi report fra finanza, economia e politica che hanno destato interesse e sorpresa, talvolta, nella comunità finanziaria e non solo.

Rivera garantirebbe invece continuità e relazioni consolidate con banche e fondazioni (che dovrebbe poi vigilare come dg del Tesoro).

Guglielmi è considerato in prima fila perché sostenuto dai vertici del Movimento 5 Stelle, in primis Davide Casaleggio e Pietro Dettori. Mentre ci sarebbero alcuni rilievi da parte di una componente romano-genovese dei Pentastellati con al centro Stefano Donnarumma, ad di Acea, e soprattutto l’avvocato Luca Lanzalone, presidente di Acea,

Ma c’è un altro dossier che sta scaldando i palazzi. Il nuovo vertice di Cassa depositi e prestiti: le liste per l’assemblea del 20 giugno che eleggerà il nuovo consiglio di amministrazione saranno presentate entro il 16 giugno.

Il presidente uscente, Claudio Costamagna, si è defilato per il secondo mandato. In verità, non aveva il gradimento delle due forze politiche che compongono la maggioranza di governo: M5S e Lega.

Ambienti pentastellati e leghisti stavano già affastellando materiale per interrogazioni parlamentari su alcune operazioni della Cassa presieduta da Costamagna su cui la stampa aveva sollevato perplessità e interrogativi (in primis il caso Salini-Impregilo, il dossier Rocco Forte e altro ancora, con potenziali strascichi anche su Saipem).

In verità la presidenza di Cdp in base ai patti parasociali tra gli azionisti della Cassa (controllata dal Tesoro e partecipata dalle fondazioni bancarie) è espressione degli enti di natura creditizia. Ma il governo Renzi impose sia il presidente (Costamagna) sia l’ad (Fabio Gallia), e l’Acri di Giuseppe Guzzetti accettò, silente.

Ora l’orientamento prevalente tra le fondazioni azioniste (ma c’è una parte che fa capo a Fabrizio Palenzona tutt’altro che guzzettiana) è di candidare Massimo Tononi, già sottosegretario all’Economia nei governi Prodi e Monti.

Al momento sono due gli scenari sull’assetto complessivo di Cdp. Uno di tipo più istituzionale che politico. Un secondo più politico e meno istituzionale.

Il primo prevede la presidenza a Tononi, amministratore delegato Dario Scannapieco (già con Mario Draghi al Tesoro e attuale vicepresidente della Bei; sarà uno dei relatori di spicco del congresso Acri che si apre domani con la presenza eccezionale e non programmata del capo dello Stato, Sergio Mattarella) e Fabrizio Palermo, ora cfo di Cassa, come direttore generale: Palermo è gradito ai Cinque Stelle.

Lo scenario più “politico” è il seguente: Tononi come presidente e come amministratore delegato Flavio Valeri, numero uno di Deustche Bank Italia, su cui oggi il Fatto Quotidiano si è esercitato con un articolo urticante.

In mattinata c’è stato un comunicato di Deutsche Bank Italia: “Con riferimento alle notizie di stampa pubblicate in questi giorni, Flavio Valeri, Chief Country Officer di Deutsche Bank in Italia, conferma che proseguira’ il suo impegno professionale nell’ambito del gruppo Deutsche Bank, in cui lavora da oltre 17 anni”, si legge in una nota di Deutsche Bank.

Valeri dunque esce di scena? Non tutti sono concordi. C’è chi dice che sia una nota di prammatica in questi casi e chi fa notare che non parla Valeri. Che anzi, secondo alcune indiscrezioni, è sempre più lanciato verso Cdp con l’appoggio del Movimento 5 Stelle (ma ci sarebbero alcuni rilievi, come nel caso di Guglielmi, da parte dei vertici di Acea espressione di M5S).

Resta da comprendere se e come la Lega avrà voce in capitolo. In questi giorni le cronache raccontano di una chance per Massimo Sarmi: solo consigliere del leghista Giancarlo Giorgetti sulle nomine nelle partecipate o anche aspirante a un ruolo di spicco in Cdp?

Tutte le domande avranno a breve una risposta.

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