skip to Main Content

Saipem

Saipem, tutte le apprensioni post Consob su Cdp di Costamagna

Potrebbe avere riflessi nella partita delle nomine pubbliche la vicenda Saipem? E’ quello che da giorni si bisbiglia nei palazzi romani, e non solo romani, in vista della scadenza del vertice di Cassa depositi e prestiti controllata dal Tesoro: l’assemblea di Cdp è prevista in prima convocazione il 20 giugno. La domanda che fa trattenere…

Potrebbe avere riflessi nella partita delle nomine pubbliche la vicenda Saipem? E’ quello che da giorni si bisbiglia nei palazzi romani, e non solo romani, in vista della scadenza del vertice di Cassa depositi e prestiti controllata dal Tesoro: l’assemblea di Cdp è prevista in prima convocazione il 20 giugno.

La domanda che fa trattenere il fiato circola in queste ore nei corridoi di Palazzo Chigi, ministero dell’Economia e Cdp è la seguente: che succede se la Corte dei Conti avvia un’indagine per un ipotetico danno erariale a latere del caso Saipem?

Andiamo con ordine.

COSA FA SAIPEM

È uno dei leader mondiali nei servizi per l’industria petrolifera onshore e offshore. Nata negli anni ‘50 come divisione di Eni, Saipem ha iniziato a offrire servizi all’esterno nel 1960, diventando autonoma nel 1969. A fine anni ‘90, il business si è spostato verso le acque profonde e nei paesi in via di sviluppo, portando Saipem a sviluppare propri mezzi navali di perforazione e operazioni per giacimenti in acque profonde, posa di condotte, leased FPSO (Floating Production Storage & Offloading) e robotica sottomarina. Stefano Cao è stato riconfermato amministratore delegato e Francesco Caio è stato eletto presidente il 3 maggio.

LE CONTESTAZIONI DELLA CONSOB

La Consob ha contestato il bilancio 2016 di Saipem, in cui sarebbero state rinviate 1,8 miliardi di euro di svalutazioni che avrebbero dovuto già impattare i conti 2015. Secondo la Consob – ma la società in questione contesta la ricostruzione – il bilancio 2015, approvato poco dopo la chiusura dell’aumento da 3,5 miliardi, si sarebbe dovuto chiudere con una perdita di 2,63 miliardi e non, come accadde, con un rosso di 789 milioni.

GLI ACCERTAMENTI DELL’AUTORITA’

Gli accertamenti hanno portato l’authority di Borsa ad avviare un procedimento sanzionatorio nei confronti del cda allora in carica per il prospetto dell’aumento, contestando – tra l’altro – la correttezza di alcune informazioni date agli investitori sulle stime di risultato del 2015 e sulle previsioni del piano strategico 2016-2019.

LA RISPOSTA DI SAIPEM

Saipem ha rivisto le perdite 2015-2016 dopo i rilievi della Consob sulle svalutazioni. La società, lo scorso 16 aprile, ha ripubblicato i suoi bilanci pro-forma 2015 e 2016 in risposta a una richiesta della Commissione di Borsa. La maggior parte delle svalutazioni effettuate nel 2016 è stata anticipata al 2015 con una conseguente perdita di 2,628 miliardi di euro rispetto al rosso di 789 milioni riportato da Saipem. Così per il 2016 la perdita netta di 2,080 miliardi si è ridotta a 368 milioni con una riduzione delle svalutazioni complessive pari a 1,712 miliardi.

LA REPLICA DELLA SOCIETA’

La società continua a contestare i rilievi della Consob sui bilanci 2015 e 2016 e il 27 aprile ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro la delibera della Commissione, ha detto il 3 maggio Cao durante l’assemblea degli azionisti.

LE ORIGINI DELLA VICENDA

Tutto nasce alla fine di ottobre, quando si realizza una articolata operazione con cui Eni lascia al suo destino la controllata nei servizi, cedendone il 12,5% al Fondo strategico italiano – lo strumento della Cassa depositi e prestiti per investire nelle aziende ritenute strategiche dal governo – a un prezzo compreso tra 7,40 e 8,83 euro per azione, e mettendo le basi per deconsolidare il debito: ben 5,7 miliardi nei conti a fine settembre 2015, uno in più di un anno prima. “E’ una tappa fondamentale per la strategia di trasformazione di Eni – spiegò l’ad dell’Eni, Claudio Descalzi -. Ci permette di focalizzarci sulle attività principali e usare le risorse finanziarie addizionali per lo sviluppo delle ingenti riserve di olio e gas scoperte negli ultimi anni”.

I COMMENTI

L’acquisizione della quota di Saipem fu – scrisse il quotidiano Repubblica – “la prima operazione della nuova era (voluta da Matteo Renzi che ha nominato Claudio Costamagna come presidente e Fabio Gallia in qualità di amministratore delegato, per rafforzare il ruolo della Cdp e dei suoi fondi)” che fece registrare “una minusvalenza teorica oggi pari a 446 milioni, quasi tutti i 463 milioni investiti per comprare, il 27 ottobre, un 12,5% di Saipem a 8,39 euro per azione”.

GLI UOMINI DEL DOSSIER

A seguire in prima persona il dossier c’erano, oltre all’ad, Fabio Gallia, in primis, il responsabile Partecipazioni Italia di Cdp, Leone Pettofatto, e il presidente Claudio Costamagna. Il quale resterebbero alla presidenza della Cassa, secondo alcune indiscrezioni ricorrenti, con un ruolo di amministratore delegato per Fabrizio Palermo, attuale direttore finanziario di Cdp (qui tutte le ultime indiscrezioni).

LA PAROLA ALLA CORTE

Fu un’operazione industriale, strategica o anche politica? Di sicuro ci fu una richiesta di “aiuto”, secondo quanto si legge nella relazione della Corte dei Conti sul bilancio 2015 della Cassa depositi e prestiti. Ecco lo scarno passaggio sull’operazione di Cdp che si legge nella relazione dei magistrati contabili: “Ciò che è aumentato sono le richieste di aiuto nei confronti della Cdp chiamata ad intervenire, proprio in virtù delle sue disponibilità, in situazioni molto critiche: sblocco dei crediti verso la PA, finanziamento di infrastrutture, salvataggi di imprese in crisi (oggi l’Ilva, in passato Parmalat, Montepaschi e Alitalia) o alla ricerca di capitali (Saipem, Fincantieri)”.

L’ESITO DELL’AUMENTO DI CAPITALE

L’aumento di capitale di Saipem si chiuse a metà febbraio del 2016, in un clima pessimo sottolineò il Fatto Quotidiano: “Le azioni Saipem hanno chiuso la seduta con una flessione di oltre il 12% a 0,318 euro, nuovo minimo assoluto. Un bagno di sangue per tutti gli azionisti, per le banche del consorzio che si sono impegnate a sottoscrivere l’inoptato – ben il 12,2 %- e in particolare per chi – come la Cassa depositi e presiti– ha investito su Saipem solo pochi mesi fa e ora si ritrova in portafoglio un titolo che vale oltre l’80% in meno”.

CHE COSA SI LEGGE NELLA RELAZIONE

L’impatto di Saipem nel bilancio 2016 della Cassa è così descritto nella relazione della Corte dei Conti: “Il risultato della valutazione a patrimonio netto delle società partecipate nei confronti delle quali si ha un’influenza notevole o che sono sottoposte a comune controllo, incluso nella voce “Utili (perdite) delle partecipazioni”, pur se negativo per 652 milioni di euro, mostra una tendenza al miglioramento se confrontato con l’esercizio 2015 (-2.332 milioni di euro). Contribuiscono principalmente alla formazione della voce l’effetto netto della valutazione a equity di ENI (-581 milioni di euro) e di SAIPEM (-264 milioni di euro)”.

LE APPRENSIONI

La vicenda Saipem e i potenziali riflessi della magistratura contabile potrebbero avere un ruolo nelle prossime nomine ai vertici di Cdp? In ambienti della Lega c’è chi non vede di buon occhio l’intesa informale che sarebbe stata abbozzata tra fondazioni bancarie, azioniste della Cassa, con esponenti di vertice del Movimento 5 Stelle. Ed esponenti di spicco dei Pentastellati, che studiano gli organigrammi delle maggiori aziende controllate o partecipate dallo Stato, si chiedono se davvero la mossa di Cdp sia stata salutare e vorrebbero chiederlo a sindaci e revisori.

Back To Top