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CLAUDIO COSTAMAGNA

Cassa depositi e prestiti, come si muovono Costamagna, Guzzetti, Padoan e Di Maio

Fatti, indiscrezioni e scenari sulla Cassa depositi e prestiti. L’articolo di Michele Arnese Continuano le manovre sotto traccia in Cassa depositi e prestiti in vista della scadenza dei vertici. Anche se da più parti c’è la consapevolezza di attendere il varo di un governo frutto delle elezioni del 4 marzo prima di definire l’assetto del…

Continuano le manovre sotto traccia in Cassa depositi e prestiti in vista della scadenza dei vertici. Anche se da più parti c’è la consapevolezza di attendere il varo di un governo frutto delle elezioni del 4 marzo prima di definire l’assetto del gruppo controllato dal Tesoro, c’è chi si sta muovendo da un lato per una soluzione di transizione e dall’altro lato alla ricerca di nuove sponde politiche. “Il presidente Claudio Costamagna, all’inseguimento di un nuovo mandato nell’assemblea di Cdp di metà giugno, si comporta come se la Cassa fosse la sua”, ha scritto oggi Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano: non dice quanto ha pagato il 4,8% delle azioni di Tim e come voterà all’assemblea dell’ex Telecom Italia in programma il 4 maggio, critica Meletti.

Dopo le indiscrezioni svelate da Start Magazine con i pour parler del Movimento 5 Stelle con il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, dominus delle fondazioni azioniste con circa il 15% della Cassa, l’ex Goldman Sachs, Costamagna – precorrendo uno scenario di conferma a metà del vertice di Cdp (con la sua permanenza alla presidenza) – avrebbe sondato l’azionista Mef in vista di un potenziale ampliamento delle deleghe ora previste per il presidente che, al momento, si limitano all’audit e, con un doppio riporto insieme all’ad, su relazioni istituzionali e comunicazione; ampliamento auspicato da Costamagna e dai suoi sponsor.

Ma secondo quanto scritto Claudio Antonelli del quotidiano La Verità, il Tesoro avrebbe detto di no o, forse, ha consigliato Costamagna di soprassedere in attesa che si chiarisca il quadro politico e governativo. Anche per verificare le condizioni di un cambiamento della governance che non è soltanto formale ma che intaccherebbe anche i pilastri dell’accordo fondazioni-Tesoro alla base dell’attuale assetto della Cdp. Anche perché nel frattempo l’investimento iniziale delle fondazioni in Cdp è stato ampiamente ripagato – nota un addetto ai lavori – e dunque non si comprenderebbe un allargamento delle deleghe per un presidente che per statuto è espressione degli enti di estrazione bancaria.

Inoltre a non far propendere per un sì agli auspici di Costamagna – che intendeva porre la questione già in una riunione del cda – ci sarebbe anche uno stallo al dicastero retto da Piercarlo Padoan. Il direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via, scade il 15 maggio. Non c’è mai stata troppa sintonia fra La Via e Padoan, si bisbiglia nei corridoi del dicastero di via Venti Settembre. Forse per questo – ha scritto Carlotta Scozzari di Business Insider Italia – Padoan gradirebbe alla direzione generale Fabrizio Pagani, suo attuale capo della segreteria tecnica. Che si realizzi o meno questa prospettiva, per La Via c’è chi parla che possa andare successivamente alla vicepresidenza della Bei, nell’eventualità che Dario Scannapieco, l’italiano ora alla vicepresidenza della Bei, dovesse essere nominato amministratore delegato della Cdp per una soluzione istituzionale. Al momento, comunque, Lega permettendo, il Movimento 5 Stelle dopo alcuni recenti incontri dei suoi esponenti di spicco, in primis Luigi Di Maio, con i vertici dell’Acri, avrebbe dato un via libera a Fabrizio Palermo, attuale chief operating officer di Cdp, come amministratore delegato della Cassa. E tra gli sponsor di Costamagna si punta anche per il ruolo di direttore generale su Salvatore Sardo, ora chief operating officer di Cdp.

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