Skip to content

Perché la Carta di Vivendi per Tim non è amata a Palazzo Chigi

Come è stata accolta nel governo Meloni la mossa Carta di Vivendi per Tim? Fatti, nomi, rumors e approfondimenti

 

La prima mossa del nuovo consulente di Vivendi, l’analista Daniele Ruvinetti, su Tim non sta avendo i successi sperati.

Vivendi, per il posto lasciato vuoto nel cda di Tim dall’amministratore delegato del colosso francese Arnaud de Puyfontaine lo scorso 16 gennaio, ha indicato negli scorsi giorni “Luciano Carta – ex presidente di Leonardo, uomo delle istituzioni in precedenza a capo dell’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, i servizi segreti che hanno preso il posto del Sismi nel 2007 – che avrebbe i requisiti di indipendenza”, ha flautato il quotidiano Repubblica elogiando de facto la carta del gruppo francese con Carta per raffreddare gli animi sul controverso dossier rete Tim e trovare una soluzione sistemica (qui e qui gli approfondimenti più recenti di Start Magazine).

Dal punto di vista mediatico e politico (almeno a livello ufficiale), ha sortito grande apprezzamento da parte di due personalità politiche minori ma che hanno un certo peso nella maggioranza che sostiene il governo Meloni: da una parte il ciellino Maurizio Lupi di Noi Moderati (d’altronde i consulenti di Vivendi in Italia, prima Andrea Pezzi e ora Ruvinetti, sono stati spesso habitué del Meeting di Comunione e liberazione a Rimini), dall’altro il leghista Claudio Durigon; anche se non sono chiari motivi e competenze dei due in materia di tlc per scapicollarsi a plaudire al nome di un azionista straniero per il cda di un gruppo italiano peraltro partecipato da una componente pubblica rilevante come la Cassa depositi e prestiti.

L’eccitazione di Lupi e Durigon per il “francese” Carta è subito stata raffreddata da una voce che si è rapidamente diffusa nei ministeri interessati: Carta non è amato a Palazzo Chigi. Sarà vero?

Alla presidenza del Consiglio, peraltro, c’è un sottosegretario, Alessio Butti di Fratelli d’Italia, che i francesi osservano con attenzione visto che segue la partita della rete di Tim. La galassia italiana composta da consulenti, comunicatori e lobbisti che gravitano attorno a Vivendi ha notato positivamente come Butti non si sia mai lasciato andare a giudizi troppo negativi verso il gruppo francese, né direttamente né indirettamente considerati sia il suo Piano Minerva (Opa di Cdp su Tim che non è stata mai criticata da Vivendi) sia dichiarazioni di giorni fa del sottosegretario.

Il dossier sulla rete Tim “è una questione che riguarda aziende private” e “non ci preoccupa nulla: è opportuno che i privati si chiariscano. Noi possiamo solo auspicare che lo facciano velocemente”, ha sottolineato il sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, in maniera equidistante rispetto ad azionisti italiani e stranieri: “Intendiamo ribadire che il governo gradirebbe avere un controllo pubblico sulla rete. Vogliamo anche essere coerenti con tutto ciò che sono le norme Antitrust a livello europeo”, emerge da un testo e da un video di Butti pubblicati sul sito Key4biz, diretto da Raffaele Barberio, neo consulente di Butti.

Ma sulla carta di Vivendi con Carta gli umori prevalenti alla presidenza del Consiglio sono di diversa impostazione. Ha scritto (non smentito) Dagospia: “I due uomini ombra di Giorgia Meloni, Fazzolari e Mantovano, ancora non ci possono credere che l’ex capo dei servizi segreti ed ex presidente di un’azienda strategica come Leonardo, Luciano Carta, abbia accettato di arruolarsi con i francesi di Vivendi per sostituire, all’interno del Cda di Tim, il dimissionario Arnaud de Puyfontaine per poi issarlo sulla poltrona presidenziale di Salvatore Rossi”.

Non è eccentrico lo scarso afflato di Palazzo Chigi per Carta, che fu voluto dal Movimento 5 Stelle alla presidenza di Leonardo e che non è stato confermato al pari di Alessandro Profumo alla testa del gruppo ex Finmeccanica. Al posto di Carta, il governo Meloni ha scelto l’ambasciatore Stefano Pontecorvo che non ha una connotazione politico-partitica a differenza di Carta e che ha ricevuto deleghe più pesanti di quelle che aveva Carta. Il quale, in Leonardo, non viene ricordato in maniera particolarmente apprezzabile.

Evidentemente l’analista Ruvinetti, nuovo superconsulente italiano di Vivendi, seguito (pare) dal lobbista-comunicatore Gianluca Comin, deve ancora lavorare molto sulla carta Carta.

Torna su