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Borsa Italiana

Come oscillano Borsa e mister Spread

Il Taccuino di Gianfranco Polillo fra mercati e politica, fra Borsa e spread Relativa calma sui mercati, dopo il martedì nero. E’ quella che precede la tempesta o l’inizio di un sereno che può tornare a splendere? Dovessimo scommettere, non punteremo sulla seconda ipotesi. Non ci sono, infatti, dati oggettivi su cui basarsi, ma solo…

Relativa calma sui mercati, dopo il martedì nero. E’ quella che precede la tempesta o l’inizio di un sereno che può tornare a splendere? Dovessimo scommettere, non punteremo sulla seconda ipotesi. Non ci sono, infatti, dati oggettivi su cui basarsi, ma solo l’isteria della politica. Con i suoi giochi coperti fino all’ultimo, in un clima di omertà che lascia poco sperare.

Ed ecco allora che Carlo Cottarelli è costretto a temporeggiare. Nemmeno fosse Quinto Fabio Massimo: vincitore di Annibale dopo una logorante attesa. Speriamo solo che si ripeta quel piccolo miracolo e che alla fine la pazienza dimostrata abbia il premio meritato. Nel frattempo non si può notare l’assenza di uno storico protagonista della vita politica italiana. In questa lunga crisi, il Parlamento italiano è stato un convitato di pietra. Ha fatto da tappezzeria come nelle feste casalinghe del bel tempo andato. Cosa che ha garantito al massimo ogni opacità ed il rifiuto di ogni assunzione di responsabilità nel gioco di specchi del “detto e non detto”. Delle strategie sotterranee coperte da mille infingimenti.

Nella visione della Terza Internazionale, il Parlamento era considerato come una semplice cassa di risonanza, grazie al quale i rivoluzionari potevano far conoscere il proprio credo. Oggi abbiamo superato anche questa aberrante concezione.

Nel frattempo lo spread è entrato a gamba tesa negli equilibri politici italiani. Hanno sorpreso le dichiarazioni dei principali protagonisti della vicenda. Non è stata colpa nostra: è stato detto a più riprese. Quando in campo era la candidatura di Giuseppe Conte gli spread erano a 200 punti base. Con Carlo Cottarelli sono schizzati a 300. Spiegazione risibile, come se i mercati avessero la sveglia al collo e gli orecchini al naso. Il salto a 300 punti base non è stato altro che la conseguenza della percezione di un maggior rischio prospettico. E del timore che, con le elezioni anticipate, il pericolo di una fuoriuscita dall’euro non fosse diminuito. Ma aumentato.

I mercati hanno interpretato tutto ciò e dato la stura alle vendite. L’aumento degli spread ne è stata l’inevitabile conseguenza. Fenomeno che non ha colpito solo l’Italia. Seppure con un’intensità molto più bassa, lo stesso fenomeno si è verificato in Spagna, anche a causa delle sue vicende interne. Per poi estendersi alla Francia, al Portogallo ed alla stessa Germania. Segno delle prime avvisaglie di una crisi, che può assumere un carattere sistemico.

Ieri chi ha avuto i nervi saldi, qualche risultato, comunque, l’ha portato a casa. Partecipando all’asta dei Bot con scadenza a novembre ha spuntato un prezzo basso, con un rendimento pari all’1,28 per cento. Li ha subito potuto rivenderli sul mercato secondario ad un tasso inferiore allo 0,90 per cento. La differenza si è tradotta in un’immediata plusvalenza. Quando si dice: audaces fortuna iuvat. Ma già oggi non è stato più così.

Apertura a 303,5 punti base, quindi una lenta e progressiva discesa che aveva toccato quota 250. Poi le nuove incertezze politiche, nel susseguirsi di un’affannosa quanto inconcludente trattativa, ed ecco che nel pomeriggio il trend si è invertito. Un rialzo progressivo e continuo che, in chiusura, ha fatto registrare un valore pari a 275,20. Nuova base di partenza, per un’ulteriore giornata d’attesa.

La borsa è andata un po’ meglio, chiudendo con un incremento del Ftse-mib del 2,09 per cento, che limita di poco le perdite finora accumulate. Dal suo massimo relativo, nel periodo che va dal 26 marzo a ieri, la caduta cumulata supera il 15 per cento. Azzerando tutti i differenziali rispetto alle altre borse europee, nei confronti delle quali Piazza Affari era stata una vera e propria reginetta. Picchi comunque meno nervosi, con una progressione indiziata verso mezzogiorno e continuata per tutta la seduta pomeridiana. In miglioramento tutti i titoli, salvo Fiat, che perde 1,4 per cento. Le banche hanno recuperato in modo difforme: si va da un buon 7 per cento per Mediobanca alla sostanziale invarianza per Ubi Banca. Ed oggi si ricomincia.

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