skip to Main Content

Borsa

Borsa e spread, come ragionano i mercati sulla politica

Il Taccuino di Gianfranco Polillo fra mercati e politica A prima mattina la Borsa era partita bene, nonostante i moniti lanciati, con un piccolo salto dell’1,2 per cento sulla chiusura di venerdì scorso. Superando le altre borse europee pure in buono spolvero. Sembrava quindi che le preoccupazioni di Standard & Poor’s fossero cadute nel vuoto.…

A prima mattina la Borsa era partita bene, nonostante i moniti lanciati, con un piccolo salto dell’1,2 per cento sulla chiusura di venerdì scorso. Superando le altre borse europee pure in buono spolvero. Sembrava quindi che le preoccupazioni di Standard & Poor’s fossero cadute nel vuoto. “Se il consolidamento di bilancio dovesse vacillare – aveva comunicato l’agenzia di rating – soprattutto se il governo abbandonerà il percorso intrapreso sul risanamento dei conti o ribaltare le riforme strutturali fatte, si potrebbe avere un indebolimento delle prospettive economiche con conseguenze negative sul rating”. Lo stesso spread non aveva dato segnali d’allarme. Sempre in apertura aveva toccato 219 punti base, rispetto ai 226 della chiusura di venerdì.

Per la verità la domenica non era stata trascorsa serenamente. Dalle pagine de Il Sole 24 ore, Maximilian Cellino aveva preconizzato che: “Mercati, la crisi italiana è costata un miliardo al giorno”. Titolo indubbiamente inquietante. Che se da un lato mostrava lo scampato pericolo. Tutto è bene quel che finisce bene. Dall’altro non poteva non evidenziare l’entità del danno che quei lunghi giorni concitati avevano arrecato al Paese. Per la verità l’autore aveva più volte precisato ch’eravamo di fronte a perdite virtuali e non effettive. Ma dal punto di vista della comunicazione tutto si riduceva a poco più di un cavillo.

I FATTORI IN BALLO

Che la borsa e gli spread abbiano sofferto è fuori discussione. Ma per capire fino in fondo quali fattori abbiano operato sono necessarie analisi più approfondite. Dall’inizio dell’anno la Piazza Affari si è mossa in modo erratico. Nel susseguirsi di quattro piccoli cicli che hanno avuto caratteristiche diverse, sia per durata che per le variazioni dell’indice Ftse-mib. Abbiamo avuto un primo ciclo, all’inizio dell’anno, durato per circa 42 giorni (feste e domeniche comprese). L’incremento massimo è stato pari al 9,4 per cento, cui ha fatto seguito una caduta del 7,8 per cento. Sono seguiti, quindi, due cicli molto più brevi, per un totale complessivo di 16 giorni, con incrementi e cadute, più o meno pari alla metà del precedente. Dal 26 marzo, invece, il nuovo ciclo è durato per ben 64 giorni.

L’ALTALENA DI PIAZZA AFFARI

Il punto di massima espansione si è avuto il 7 maggio, quando il Ftse-mib ha raggiunto quota 24.544, con una crescita del 11,5 per cento rispetto ai precedenti minimi. Più di 40 giorni di seguito durante i quali a Piazza Affari si è brindato. Pur nello sconcerto di chi non credeva ai propri occhi. In una situazione politica che dire complessa era un eufemismo, sembrava che si fosse annullata ogni legge di gravità. Il risveglio è stato lento. Da quel giorno, infatti, si verifica un rovesciamento del fronte. I cali in borsa si sono susseguiti, giorno dopo giorno, fino a raggiungere un nuovo minimo, raggiunto il 29 maggio. Dopo 22 giornate passate nello sconforto. Il nuovo punto di minimo segna 21.350. Con una perdita rispetto al massimo precedente del 13 per cento. Nel gioco dell’oca della borsa si ritorna punto a capo. Quel nuovo valore risulta infatti inferiore del 2,3 per cento, rispetto alle quotazioni di fine anno.

LO SPREAD FRA RAGIONE E POLITICA

Per gli spread, ovviamente, tutta un’altra storia. Sono rimasti silenti, anzi in progressiva discesa fino al 24 aprile, quando il punto di minima è stato pari a 113,6 punti base. Poi una crescita dirompente. In poco più di un mese quei valori sono aumentati di due volte e mezza, raggiungendo il picco di 303,4 punti base il 29 maggio. Il resto è solo storia più recente. Come tutte le storie, essa reca in grembo una morale. Sostiene Andrea Franceschi, sempre dalle pagine de Il Sole 24 ore: “la crisi finanziaria di queste settimane ha lasciato cicatrici profonde e probabilmente dato una lezione importante ai partiti che si preparano a governare il Paese: con i mercati non si scherza”. Ne eravamo e ne siamo convinti. Pronti a discutere con chiunque vuole etichettare il tutto sotto il nome di “complotto politico”. Che non esiste per la semplice ragione che i mercati sono troppo avidi per lasciarsi influenzare da qualcosa che sia diverso dall’immediato tornaconto.

LE PROSPETTIVE IN BORSA

Vedremo, quindi, cosa succederà in settimana. L’agenda di governo mostra scadenze impegnative. Già nella discussione sulla fiducia, si vedrà quali capitoli del famoso “contratto per il governo del cambiamento” saranno sviluppati e quali accantonati in attesa di tempi migliori. Una certa effervescenza si è già notata in questi giorni. Ed il mercato si è posizionato in una situazione di attesa. Dopo il brillante avvio Piazza Affari ha ridimensionato l’ottimismo iniziale chiudendo con una leggera flessione (meno 0,45 per cento) in controtendenza rispetto alle altre Borse europee. Madrid, tanto per avere un termine di paragone, dopo la crisi che ha portato alla nascita del Governo Sanchez, chiude con un rialzo dell’1,22 per cento. Poco mosso lo spread che chiude a 218,1 con una flessione del 3,58 per cento.
Perdono soprattutto (come al solito verrebbe da dire) i titoli bancari specie gli Istituti di credito minori. Insieme a tutta la scuderia della famiglia Agnelli, con alla testa Fiat che cala più di Ubi Banca. Positivi invece i titoli industriali o le utilities. Italgas migliore di tutte, con un guadagno del 2,79 per cento.

Back To Top