Caro direttore,
mi sa che sentiamo meloniani doc di diverso orientamento e pensiero.
Ho visto ieri il tuo tweet, o come diavolo si chiamano ora i post sull’ex Twitter:
Sconcerto fra molti meloniani doc per la partecipazione – durante la prossima conferenza programmatica di Fratelli d'Italia – di Maria Chiara Carrozza, presidente in scadenza del Cnr nominata da Pd che il centrodestra negli anni ha criticato, a un dibattito su "sovranità hi-tech"
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 24, 2024
Ma, forse nelle stesse ore, alcuni ricercatori del Cnr che non vedono come una disgrazia il governo Meloni – anzi – mi stavano raccontando questo: in vista della scadenza dell’attuale presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, l’ex ministro Maria Chiara Carrozza (nella foto), ritenuta vicina al Pd in quanto lettiana, i vertici di Fratelli d’Italia si stanno ponendo codesta domanda: abbiamo candidati autorevoli, noti, riconosciuti e apprezzati per il ruolo di presidente del Cnr al posto di Carrozza?
Ecco, pare che la risposta sia tendente al no. Così ambienti meloniani, non so se doc o dop, dicono: e perché non valutare la riconferma di Carrozza? La presenza di Carrozza come relatrice alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia in un panel sulla “sovranità hi-tech” in cui ci sarà anche il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, non è un caso, insomma.
È anche il frutto positivo di società di comunicazione che creano link, connessioni e opportunità di dialogo. Siano sempre benedette, specie quando fanno lobbying.
Lo scenario non è del tutto peregrino, anche perché Carrozza ci punterebbe legittimamente e una sua conferma troverebbe il plauso di una parte non proprio marginale del mondo dem che fa capo all’ex premier Enrico Letta.
Ma alcuni meloniani – non so se doc o dop, ripeto, ma sicuramente disincantati – chiosano: visti i flop di alcune recente nomine ultra FdI, forse non sarebbe proprio una sciagura confermare Carrozza al Cnr.
D’altronde nel mondo di destra si nota una sorta di fuoco amico interno alla galassia FdI, ad esempio sui nuovi vertici voluti dal governo Meloni in Terna e Consip; emblematico il caso del blog Sassate di Guido Paglia – giornalista di destra dal lungo e onorato curriculum e vicinissimo a FdI – che sta sparacchiando sui nuovi capi azienda di Terna e Consip, appunto.
Nel caso di Consip, è stato proprio quel blog a pubblicare la lettera di una dipendente della società pubblica contro l’ad, Marco Mizzau, nominato dal governo Meloni circa 10 mesi fa. Una vicenda che ha indotto la presidente della stessa società del Tesoro, Barbara Luisi, e l’altra consigliera di amministrazione, Luisa D’Arcano, a dimettersi e a far decadere il cda. Tanto che ora Sassate festeggia l’azzoppamento di Mizzau.
Un’altra nomina in quota FdI che non ha avuto particolare successo è stata quella di Claudio Anastasio, che ha dovuto lasciare la presidenza di 3-I, la società pubblica che dovrebbe gestire i software di Inps, Istat e Inail: “Ha copiato in una mail aziendale il discorso fatto da Mussolini dopo il delitto Matteotti: si è dimesso il manager nominato da Meloni”, sintetizzò il Fatto Quotidiano.
E che dire, caro direttore, delle polemiche sul nuovo vertice dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) composto solo da uomini e zero donne?
Ecco perché in alcuni ambienti meloniani non si esclude la carta Carrozza per il Cnr.
Tu mi chiederai: e i casini al Cnr cavalcati da settori interni? E lo scivolone carrozziano del caso Multiversity?
Quisquilie e pinzillacchere, carissimo direttore.
D’altronde ti sei chiesto perché su queste vicende i partiti di centrodestra siano stati silenti o dormienti?
Buon lavoro e cordiali saluti,
Claudio Trezzano