Il governo Meloni, con il ministro Adolfo Urso, scende in campo a difesa dei lavoratori di Borsa Italiana che hanno proclamato uno sciopero contro i vertici di Euronext e ha convocato anche una riunione con i vertici del gruppo accusato dai sindacati di “svuotare le strutture italiane”.
Ecco tutti i dettagli.
TENSIONI SINDACALI IN EURONEXT
Per la prima volta nella storia, i sindacati hanno proclamato uno sciopero dei lavoratori di Borsa Italiana – la società con sede a Milano che gestisce e vigila sul corretto funzionamento del mercato finanziario italiano -, che si terrà il prossimo giovedì 27 giugno. La manifestazione è dovuta al “costante, sistematico e complessivo disinvestimento dall’Italia del gruppo Euronext” – basato a Parigi e ad Amsterdam e di cui Borsa Italiana fa parte – e allo “svuotamento dall’interno delle strutture italiane”.
LE RAGIONI DELLO SCIOPERO IN BORSA ITALIANA
Le organizzazioni sindacali FABI, FIRST CISL e FISAC CGIL hanno espresso “preoccupazione per la tenuta occupazionale sul territorio nazionale” dovuta al trasferimento “di intere aree di attività fuori dall’Italia”. Euronext viene inoltre accusata di “rifiutarsi di fornire garanzie” e di non aver corrisposto ai dipendenti gli aumenti salariali previsti dal contratto collettivo: una scelta, quest’ultima, giudicata “incomprensibile” dati “i risultati record del gruppo”.
Euronext, da parte sua, ha confermato la “collaborazione costruttiva con le rappresentanze sindacali”.
LA GOVERNANCE DI BORSA ITALIANA NON SARÀ PIÙ ITALIANA?
Nel comunicato di annuncio dello sciopero, i sindacati dicono di temere una perdita della rilevanza e dell’autonomia di Borsa Italiana rispetto alla capogruppo franco-nederlandese: “notiamo uno spostamento dei ruoli apicali in altre aree geografiche del gruppo Euronext”, dichiarano le tre organizzazioni, che parlano anche di rischi per “la tenuta della competitività complessiva del sistema Paese” considerato “il ruolo fondamentale di Borsa Italiana come volano per la crescita dell’economia reale”.
IL TAVOLO CON I SINDACATI AL MIMIT
Il ministero delle Imprese ha convocato per mercoledì 3 luglio i rappresentanti dei sindacati dei lavoratori di Borsa Italiana per discutere dei temi legati allo sciopero. La settimana successiva il ministero convocherà anche i rappresentanti di Borsa Italiana.
CHI CONTROLLA BORSA ITALIANA
Dall’ottobre 2020, a seguito di un accordo da 4,3 miliardi di euro, il controllo di Borsa Italiana è passato dalla londinese London Stock Exchange alla franco-olandese Euronext. Tra gli azionisti di Euronext compaiono Cassa depositi e prestiti (attraverso CDP Equity) e Intesa Sanpaolo, oltre a Caisse des dépôts et consignations, l’equivalente francese di CDP.
Al tempo, Guido Crosetto – attualmente ministro della Difesa – scrisse su X che “qualcuno dovrebbe spiegare perché LSE [London Stock Exchange, ndr] accetta un prezzo più basso di 400 ml circa rispetto alle altre proposte”, riferendosi alle offerte del gruppo tedesco Deutsche Börse e di quello svizzero Swiss Exchange.
LE CRITICHE DEL COPASIR
Anche il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), allora presieduto da Raffaele Volpi (Lega), aveva avanzato delle perplessità sulla vendita di Borsa Italiana a Euronext.
Nella relazione sulla tutela degli asset strategici nazionali nei settori bancario e assicurativo del novembre 2020, il Copasir sottolineava “l’esigenza di assicurare un’azione di sistema volta a garantire il rientro in una sfera di controllo nazionale dell’infrastruttura finanziaria del mercato borsistico italiano”.
Infatti, pur apprezzando alcuni aspetti dell’operazione, il comitato sottolineava come “non risultano evidenti le ragioni alla base della scelta verso la soluzione Euronext (sia pure con la partecipazione di Cdp e la presenza di Intesa Sanpaolo), rispetto alle altre offerte presentate, in apparenza potenzialmente competitive sotto l’aspetto economico”. Swiss Exchange sarebbe stata esclusa in quanto la Svizzera non fa parte dell’Unione europea, benché già la Spagna avesse ceduto la propria borsa valori alla società; quanto invece a Deutsche Börse, “la preferenza per il gruppo francese rispetto a quello tedesco […] meriterebbe a sua volta una serie di motivazioni e argomentazioni che allo stato non si rinvengono”.
Nella relazione, il Copasir esprimeva preoccupazione per la “crescente e pianificata presenza di operatori economici e finanziari di origine francese nel nostro tessuto economico, bancario, assicurativo e finanziario”, che avrebbe potuto “determinare strategie, azioni e atteggiamenti non sempre in linea con le esigenze economiche nazionali”.
IL PENSIERO DI ADOLFO URSO
Nella relazione sulla sicurezza nazionale ed economica italiana del febbraio 2022 il Copasir – passato sotto la guida di Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), oggi ministro delle Imprese – continuava a invitare a prestare attenzione alla penetrazione economica della Francia, menzionando anche il caso di Borsa Italiana.
Nel settembre del 2022 Urso dichiarò a Milano Finanza che, relativamente alla vendita di Borsa Italiana, si dovevano valutare “anche le altre proposte che apparivano obiettivamente più confacenti alle nostre necessità. Nella relazione del Copasir approvata all’unanimità avevamo dato l’allarme, evidenziando come il ministro di allora, Gualtieri, non avesse dato spiegazioni nemmeno al comitato perché aveva voluto trattare solo con i francesi, scartando senza motivazioni le altre proposte più congrue. Noi valutiamo sempre e solo sulla base dell’interesse nazionale, altri evidentemente no”.
Ancora prima, nel marzo 2021, in una mozione presentata al Senato assieme ad altri esponenti di Fratelli d’Italia come Luca Ciriani e Giovanbattista Fazzolari (oggi potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio), Urso sosteneva che “Euronext […] ha messo in atto una politica di depotenziamento delle sedi delle società acquisite, riducendone progressivamente l’autonomia e di conseguenza anche, in modo significativo, il personale ivi impiegato”.
“Sarebbe auspicabile”, si legge sempre nell’atto datato 2 marzo 2021, “che l’elevato stock di risparmio privato del nostro Paese fosse indirizzato al servizio dell’economia reale così da evitare, come ha sottolineato il presidente della Consob, Paolo Savona, ‘che le formiche italiane lavorino per sostenere molte cicale estere, o cadano prede di forze speculative, in un contesto globale sempre più sfuggente ai controlli delle autorità pubbliche di vigilanza’”.
Nella mozione, Urso e gli altri parlamentari del partito presieduto da Giorgia Meloni chiedevano al governo di “creare tutti i presidi necessari per intervenire tempestivamente nel caso in cui l’Italia non ottenga adeguato riconoscimento del proprio contributo al gruppo Euronext o gli interessi nazionali fossero minacciati da ulteriori operazioni straordinarie”.
IL PENSIERO DI GIORGIA MELONI
Nell’autobiografia Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee, Giorgia Meloni dedica una pagina alla penetrazione francese nell’economia italiana, menzionando proprio Borsa Italiana. La presidente del Consiglio scrive infatti che
Non sarà sfuggito a chi segue attentamente le dinamiche economiche all’interno dell’UE che da anni la presenza francese nel tessuto produttivo italiano si è rafforzata, andando a occupare ruoli di primo piano anche nelle aziende e nelle infrastrutture strategiche, di recente persino assumendo il controllo della Borsa italiana. Su questi dossier il nostro senatore Adolfo Urso conduce, anche in seno al COPASIR, con determinazione e coraggio, una battaglia da autentico patriota.
Ci sono degli asset che gli Stati nazionali si tengono ben stretti, perché sono giudicati vitali per l’esistenza stessa della nazione. In Italia negli ultimi decenni è – diciamo così – mancata l’attenzione verso questo grande tema, e quando invece l’attenzione c’è stata, non erano italiani gli interessi che venivano tutelati. Un giorno, quando avrò la forza per farlo, su questa questione proporrò l’istituzione di una commissione di inchiesta, per scoprire chi è stato troppo distratto e chi troppo accondiscendente, e non escludo che, a un certo punto, potremmo trovarci di fronte al più grande scandalo della storia d’Italia.
AZIONISTI E VERTICI DI EURONEXT
I principali azionisti di Euronext sono CDP Equity (7,82 per cento), Caisse des dépôts et consignations (7,82 per cento), Société Fédérale de Participations et d’Investissement (5,17 per cento), Intesa Sanpaolo (1,50 per cento) e la banca olandese ABN AMRO (0,50 per cento).
L’amministratore delegato è il francese Stéphane Boujnah.