Non c’è pace per Boeing.
Prosegue lo sciopero per il colosso statunitense che produce velivoli sia per utilizzo civile che militare iniziato il 13 settembre e si stima costerà circa un miliardo di dollari al mese per la società.
Il 23 ottobre l’International Association of Machinists (Iam), il sindacato interno che rappresenta 33mila lavoratori, ha respinto il contratto di lavoro provvisorio che prevedeva un aumento salariale del 35% in quattro anni, e ha annunciato l’estensione dello sciopero.
Il voto rappresenta una battuta d’arresto per il neo ceo Kelly Ortberg, che ha promesso di ripristinare la fiducia nella compagnia dopo i disastri e gli incidenti di volo che hanno visto protagonisti aerei di linea Boeing negli ultimi anni.
Sempre ieri il produttore di aeromobili ha annunciato una massiccia perdita trimestrale. Non solo, la società si trova ad affrontare una prospettiva disastrosa, perdendo 6 miliardi di dollari con 2 miliardi di dollari di flusso di cassa negativo previsto per persistere fino al 2025.
Senza contare che la settimana era iniziata con la conferma lunedì da parte di Intelsat della perdita di un satellite per comunicazioni costruito proprio da Boeing, esploso mentre era in orbita.
Tutti i dettagli.
RESPINTA LA PROPOSTA DI ACCORDO
I macchinisti hanno votato per il 64% contro una proposta che avrebbe garantito un aumento salariale del 35% nell’ambito di un nuovo contratto quadriennale, una versione migliorata della “migliore e ultima offerta” di Boeing per un aumento del 30% presentata a fine settembre.
“La proposta non è stata giudicata adeguata dai nostri iscritti”, ha dichiarato Jon Holden, capo del distretto 751 del sindacato Iam, in un comunicato.
CONTINUA LO SCIOPERO PER BOEING
Respingendo quest’ultima offerta contrattuale dell’azienda, i macchinisti proseguono lo sciopero in corso da sei settimane esacerbando una crisi che riguarda sia la produzione sia i problemi finanziari della compagnia.
E LE DIFFICOLTÀ
Senza un accordo, gli stabilimenti che costruiscono gli aerei di linea 737, 767 e 777 rimangono fermi, prosciugando ulteriormente i ricavi dell’azienda sempre più a corto di liquidità e rischiando di provocare ulteriori interruzioni nella sua catena di approvvigionamento.
Boeing aveva anche annunciato l’intenzione di licenziare 17.000 lavoratori come parte dei piani per una riduzione del lavoro del 10% presso la sua unità commerciale per i lavoratori sindacali e non sindacali.
Il tempo stringe per Boeing, storicamente il più grande esportatore degli Stati Uniti, e per il suo più grande sindacato per raggiungere un accordo prima del periodo politico intenso che circonda le elezioni presidenziali del 5 novembre, segnala Reuters.
MENTRE SI ALLARGA IL ROSSO
Inoltre, il voto è avvenuto lo stesso giorno in cui Boeing ha avvertito gli investitori che sconterà flussi di cassa negativi anche nel 2025, dopo aver consumato oltre 10 miliardi di dollari nei primi nove mesi dell’anno.
Ieri Boeing ha comunicato i risultati trimestrali con ricavi pari a 17,8 miliardi di dollari (-1% rispetto allo stesso periodo del 2023). La perdita trimestrale è salita a 6,2 miliardi di dollari dagli 1,6 miliardi di un anno fa. La società ha registrato un flusso di cassa operativo di -1,3 miliardi di dollari (vs +22 milioni) e un free cash flow di -2 miliardi di dollari.
La scorsa settimana Boeing ha affermato che potrebbe vendere fino a 25 miliardi di dollari di azioni in tre anni, ma ha rifiutato di commentare ulteriormente l’entità o la tempistica dell’aumento di capitale.
LE PAROLE DEL CEO ORTBERG
“Dobbiamo resettare le priorità e creare un’organizzazione pià snella e calibrata” insiste il nuovo amministratore delegato di Boeing, Kelly Ortberg, in un discorso preparato per la call con gli azionisti. “Abbiamo bisogno di sapere cosa succede, non solo con i nostri prodotti, ma con la nostra gente. E, ancor più importante, dobbiamo prevenire il peggioramento dei problemi e lavorare meglio insieme per identificare, risolvere e capire le cause all’origine”. I manager di Boeing devono trascorrere più tempo “nelle fabbriche, nei retrobottega e nei nostri laboratori d’ingegneria”, ha aggiunto.
Contrariamente al suo predecessore Dave Calhoun, Ortberg si è trasferito al polo produttivo della Boeing a Washington dalla Florida dopo essere entrato in azienda, sottolinea il Financial Times. “Dobbiamo sapere cosa sta succedendo”.
“Dobbiamo fare meglio nel capire e gestire i rischi dei progetti”, ha concluso, riferendosi ai problemi nel lancio di nuovi prodotti, incluse due versioni del 737 Max.