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Banco Bpm

Banco Bpm, ecco le pressioni commerciali denunciate dai sindacati

Che cosa succede in Banco Bpm? L’articolo di Emanuela Rossi Un tema spinoso che non accenna a placarsi e che la pandemia anzi ha contribuito ad alimentare. Parliamo delle pressioni commerciali che subiscono i bancari e che riguardano un po’ tutti i gruppi attivi sul territorio nazionale, anche quel Banco Bpm che nel giro di…

Un tema spinoso che non accenna a placarsi e che la pandemia anzi ha contribuito ad alimentare. Parliamo delle pressioni commerciali che subiscono i bancari e che riguardano un po’ tutti i gruppi attivi sul territorio nazionale, anche quel Banco Bpm che nel giro di qualche mese – secondo gli analisti – potrebbe ravvivare il risiko del settore fondendosi con Crédit Agricole.

COS’E’ ACCADUTO IN PASSATO

Il problema, va detto, si trascina da anni. Il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni, in audizione in commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario ha ricordato che nel 2017, per la prima volta, Abi e sindacati hanno sottoscritto un accordo sulle indebite pressioni commerciali. “I risultati stentano ad arrivare e la ragione principale è una – ha detto ai parlamentari -: la maggior parte degli accordi sottoscritti all’interno dei gruppi, per migliorare e adattare l’accordo nazionale alle singole realtà aziendali, è stata più volte disattesa dalle stesse banche, dalle stesse aziende che, in taluni casi, hanno rifiutato di garantire l’anonimato alle segnalazioni dei loro dipendenti”.

Sileoni, che ha consegnato alla commissione un dossier “di centinaia di pagine, in base alle dimensioni di ogni gruppo, contenente tutte le denunce, le segnalazioni ‘unitarie’ delle rappresentanze sindacali di base”, durante l’audizione ha elencato i casi “più clamorosi di indebite pressioni commerciali che hanno spesso costretto le lavoratrici e i lavoratori bancari a fare uso di farmaci oppure a ricorrere all’assistenza di psicologi e psichiatri”. Tra questi l’Accordo in materia di “Politiche Commerciali e Organizzazione del Lavoro” del Gruppo Banco BPM, firmato a dicembre 2018, e le successive richieste di dati previsionali e di compilazione di file o tabelle prodotti da parte di Aree o Direzioni Territoriali “non in linea con quanto firmato da Azienda e Sindacati”.

A gennaio, durante il secondo congresso First Cisl del gruppo Banco Bpm, anche il segretario generale Riccardo Colombani ha affrontato il tema delle pressioni commerciali: “Di fatto l’accordo dell’8 febbraio 2017 non ha mai trovato concreta applicazione; il fenomeno delle pressioni commerciali è quantomai diffuso e pervasivo. Bisogna allora prendere altri provvedimenti, compiere altre scelte: l’adozione del modello di consulenza su base indipendente contenuta nella Mifid 2 diventa oggi di fondamentale importanza perché premia la trasparenza e, remunerando il servizio, elimina il problema degli incentivi tra intermediari finanziari, tra fabbriche prodotto e distributori di prodotti finanziari”.

COME VA IL 2022 SECONDO I SINDACATI

Quanto accaduto in passato, però, sembra ripetersi. Almeno stando a quanto denunciano i sindacati che in una nota congiunta, lo scorso marzo, non le hanno mandate a dire: “Sarà l’ingordigia di ripetere i risultati straordinari del 2021, sarà la tensione della dirigenza già in ottica di eventuali operazioni societarie e conseguente timore di perdere il posto, ma il 2022 è cominciato con un clima davvero invivibile nella rete commerciale” scrivon i coordinamenti del gruppo Banco Bpm di Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin. Le organizzazioni citano “riunioni in Teams convocate a ogni ora da ogni responsabile di qualsiasi livello, con unico scopo esortare a raggiungere il budget di proprio interesse, senza fornire poi alcuna disponibilità a collaborare allo scopo; pressione asfissiante sull’agenda elettronica degli appuntamenti, con assurdi e non consentiti budget personali quotidiani di appuntamenti da fissare; telefonate ripetute ai gestori, più volte nella stessa giornata per rendicontare i dati di vendita, tranquillamente reperibili in tempo resale sul sistema informativo aziendale; richieste di dati previsionali di vendita, anche quotidiani; fogli di calcolo fatti in casa dal responsabile di turno con dati previsionali e consuntivi di vendita individuali da aggiornare quotidianamente e visibili da tutti all’interno del bacino di osservazione (filiale, hub, area affari che sia)”.

Peraltro, secondo le sigle citate, “tutte queste attività, oltre che essere inutili, dannose e lesive della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, tolgono anche il tempo materiale per lavorare seriamente e coscienziosamente”. Nel comunicato unitario Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin ricordano a Banco Bpm che “il rispetto di quanto previsto dagli accordi sul tema è piena ed esclusiva responsabilità aziendale” e ai dipendenti “il pieno rispetto della normativa vigente, segnalando ogni comportamento non in linea con la normativa e gli accordi sindacali vigenti”. Per concludere: “Le organizzazioni sindacali si aspettano un pronto cambio di direzione nella gestione commerciale di questa azienda, che garantisca il pieno rispetto, ad ogni livello, degli accordi sindacali e della normativa vigente”.

CLIMA TESO

Che la situazione sia tutt’altro che semplice lo si evince anche da un’altra nota unitaria diffusa nei mesi scorsi. “Il persistere delle pressioni commerciali all’interno di Banco Bpm sta comportando un clima teso nelle relazioni sindacali tra la Fabi, le altre sigle e i vertici del gruppo bancario” hanno rilevato le organizzazioni spiegando “i motivi del blocco degli incontri con la banca proprio a fronte della scarsa disponibilità da parte del gruppo a trovare soluzione per ridurre i rischi di contagio per dipendenti e clientela. Le continue sollecitazioni da parte dell’azienda per appuntamenti in filiale e la carenza dei dispositivi individuali – hanno affermato – sono solo alcuni delle ragioni che hanno portato la Fabi e gli altri sindacati a una rottura temporanea con la banca”.

“Nonostante il grande senso di responsabilità che la Fabi e le altre organizzazioni sindacali hanno continuato a dimostrare in questo periodo ancora estremamente complicato, BancoBpm sta dimostrando scarsa sensibilità e poca tempestività nel ripristinare misure a maggior tutela e salvaguardia della salute dei colleghi e della clientela” come smart working per le sedi e per la rete, permessi genitoriali, turnazioni e chiusura filiali ha commentato il coordinatore Fabi del gruppo Banco Bpm, Paolo Fontana. Peraltro “a questa scarsa reattività continuano a far da contraltare pressioni commerciali senza tener conto della situazione”.

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