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Bce

Ecco come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Bpm e Bper ringraziano la Bce

La Bce è in allarme per la tassa italiana sugli extra-margini delle banche, ma intanto gli istituti italiani - non solo Intesa Sanpaolo e Unicredit - brindando all'effetto Lagarde. Tutti i dettagli.

Ha irritato i banchieri, che però hanno evitato strappi con il governo; è piaciuta ai sindacati, che però ne temono l’effetto boomerang; ha allarmato la Bce, che pare si stia preparando a mandare una letterina a Roma per chiedere un ripensamento; ha creato frizioni all’interno della coalizione di governo, non salda nella proposta (vedi il dissenso di Forza Italia). Stiamo parlando della tassa sugli extraprofitti delle banche, contenuta nel cosiddetto decreto Omnibus pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 agosto scorso, sul cui futuro comincia a circolare qualche dubbio. Anche perché se veramente, come scrive il Corriere della Sera, l’artefice del rialzo dei tassi – e della conseguente decisione di introdurre la nuova imposta -, Christine Lagarde, dovesse dare uno scappellotto al governo, si aprirebbe un altro fronte con l’Europa per l’esecutivo Meloni.

Del resto, però, che più di qualcuno abbia brindato leggendo le ultime trimestrali è fuor di dubbio.

INTESA SANPAOLO NEL 2023 PUNTA A UTILE OLTRE I 7 MLD

Partiamo dalle due big del credito nostrano, ovvero Intesa Sanpaolo e Unicredit. La banca guidata da Carlo Messina ha chiuso il primo semestre dell’anno con utile netto a 4,22 miliardi (di cui 2,27 miliardi nel secondo trimestre), in aumento dell’80% rispetto allo stesso periodo del 2022. Buona crescita degli interessi netti a 6,84 miliardi (+68,9% su anno) e dei proventi operativi netti a 12,4 miliardi (+15,3% su anno).

Cifre di tutto rispetto che hanno portato Ca’ de Sass a prevedere per il 2023, si legge nella nota che accompagnava i conti, “un significativo aumento del risultato della gestione operativa, derivante da una solida crescita dei ricavi trainati dagli interessi netti (interessi netti attesi pari a oltre 13,5 miliardi di euro nel 2023 e in ulteriore crescita nel 2024 e nel 2025) e da un continuo focus sul cost management”. Al contempo si attende “un forte calo delle rettifiche di valore nette su crediti, con una conseguente crescita dell’utile netto a ben oltre 7 miliardi di euro”.

Anche per il 2024 e per il 2025 Intesa Sanpaolo ha stimato un utile netto superiore a quello previsto per l’anno in corso e, last but not least, un acconto dividendi cash a valere sui risultati del 2023 non inferiore ai 2,45 miliardi. “Quest’anno potremo distribuire ai nostri azionisti 5,8 miliardi considerati il dividendo di maggio, la seconda tranche del buy back e l’acconto dividendo di novembre” ha chiarito Messina durante la conference call con gli analisti.

UNICREDIT COME INTESA SANPAOLO E 2024 IN LINEA CON IL 2023

Poco sopra Intesa Sanpaolo il risultato di Unicredit, che ha archiviato un primo semestre con 4,4 miliardi di utile (+91,5%), di cui 2,3 miliardi nel secondo trimestre (sopra le stime degli analisti che puntavano a 1,87 miliardi di euro). Nel periodo aprile-giugno in crescita anche i ricavi a 5,9 miliardi (+24,4%), sostenuti – come da nota del gruppo – da un margine d’interesse di 3,5 miliardi, in rialzo del 41,3% su anno “grazie al maggior livello dei tassi d’interesse e ad una buona gestione del ‘pass-through’ sui depositi”.

Anche per l’istituto di Andrea Orcel i risultati ottenuti nella prima metà dell’anno hanno spinto a migliorare la guidance per l’intero 2023: utile netto oltre i 7,25 miliardi, margine di interesse di almeno 13,2 miliardi, ricavi netti superiori a 21,5 miliardi. Il tutto porterebbe a distribuire agli azionisti dividendi pari o superiori a 6,5 miliardi grazie a “una generazione di capitale estremamente robusta di 210 punti base nel primo semestre 2023”.

E per il 2024 attesi utile netto e distribuzione agli azionisti “sostanzialmente in linea con il 2023”.

BANCO BPM, IN PRIMO SEMESTRE UTILE SFIORA +80%

Niente male pure la semestrale di Banco Bpm, che ha visto l’utile netto aumentare del 77,9% su anno a 624 milioni di euro. Solo nel secondo trimestre è invece praticamente raddoppiato a 359 milioni, sopra i 335 milioni previsti dagli esperti. Segno più anche per i proventi operativi a 2,6 miliardi (+13,4% su anno), per il margine di interesse a 1,55 miliardi (+49,4% su anno) e per gli oneri operativi a 1,3 miliardi (+1,4%).

Come per Intesa Sanpaolo e per Unicredit, alla luce di questi numeri la banca guidata da Giuseppe Castagna ha migliorato l’obiettivo di utile 2023 ad almeno 1,2 miliardi, ossia 0,8 euro per azione, contro la stima precedente di 0,75 euro per azione. È rimasta invece invariata la proiezione, in crescita, per il 2024, a 0,9 euro per azione (+12,5%). E a breve, con l’arrivo del nuovo piano industriale entro fine anno, verranno aggiornati i target di remunerazione degli azionisti che rifletteranno “i positivi risultati raggiunti in termini di redditività e di creazione organica di capitale”.

MPS STUPISCE GLI ANALISTI E PUNTA A SUPERARE 1 MLD DI UTILE

Semestrale con i fiocchi per Montepaschi, che si è avvicinata a Banco Bpm con utile di 619 milioni, in aumento di oltre 11 volte rispetto ai 53 milioni del periodo gennaio-giugno 2022. Ottimi risultati nel secondo trimestre con l’utile salito a 383 milioni (+62,6% sul trimestre), ben oltre i 217 milioni previsti dagli esperti. Come riporta la nota che accompagnava i conti, si è trattato del “terzo trimestre consecutivo di crescita dell’utile netto”. E per una banca che ne ha viste parecchie negli ultimi anni e che ha rischiato fortemente di non esserci più, niente male.

Andando a leggere i conti si scopre che il margine di interesse è cresciuto a 1,08 miliardi (+64,4% su anno), i ricavi a 1,85 miliardi di euro (+19,2% su anno anche se le commissioni sono scese del 9,1% a 670 milioni) e i proventi della gestione finanziaria del 29,1% a 100,3 milioni. In accelerazione pure il risultato operativo lordo a 937 milioni (+95,9% su anno), anche grazie ai 523 milioni del secondo trimestre (+26,3% sul primo).

Ovviamente anche questi conti hanno spinto Rocca Salimbeni a prevedere di chiudere il 2023 in forte crescita e precisamente con utile prima delle imposte oltre quota 1 miliardo. Un risultato superiore all’obiettivo al 2026 di 909 milioni previsto dal piano industriale 2022-2026. Durante la conference call con gli analisti, inoltre, l’amministratore delegato Luigi Lovaglio ha annunciato la “possibilità di anticipare la distribuzione del dividendo a valere sull’utile 2024”.

BPER UTILE IN CALO (SENZA AVVIAMENTO CARIGE) MA PREVISTO UTILE A CIRCA 1,1 MLD

Un po’ diversa la situazione per Bper che invece nei primi sei mesi del 2023 ha registrato un utile netto di 704,6 milioni, in calo del 49% su anno considerando che allora si erano fatti sentire i benefici dell’avviamento di Carige. In crescita del 49,5% i ricavi, del 48,4% i proventi operativi a oltre 2,6 miliardi grazie soprattutto a un forte aumento del margine di interesse (+96,7%) a 1,5 miliardi.

Nel commento alla semestrale Piero Luigi Montani, ad di Bper, ha comunque evidenziato che “il miglioramento delle prospettive macroeconomiche e dei tassi d’interesse rispetto alle attese nonché l’ottimo andamento del business ci consentono di aumentare la guidance per il 2023 sulle principali metriche prevedendo di poter raggiungere un utile netto ordinario di circa 1,1 miliardi”.

BANCA MEDIOLANUM, ANALISTI IPOTIZZANO IL MIGLIOR UTILE NETTO DELLA STORIA

Effetto Lagarde anche per Banca Mediolanum che ha chiuso il primo semestre 2023 con utile netto in crescita del 51% a 363,25 milioni e raccolta netta totale dell’8% a 4,69 miliardi. Bene anche il margine da interessi – a 347,3 milioni, +107% su anno – grazie all’incremento dei tassi di interesse e al peso della componente variabile nella composizione del portafoglio crediti e dei titoli detenuti dalla Tesoreria, come evidenziato nella nota diffusa dall’istituto di credito. E per finire, la previsione degli analisti: considerando l’andamento del margine di interesse e la qualità degli asset, ipotizzano che Banca Mediolanum chiuderà il 2023 con il suo migliore utile netto della storia a quota 737 milioni.

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