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Bcc

Ecco perché le Bcc vanno escluse dalla tassa sugli extraprofitti bancari

L’intervento di Marco Bindelli, vice presidente del Banco Marchigiano e consigliere delegato ai rapporti con il credito cooperativo e le capogruppo (Gruppo Ccb).

Le Banche di credito cooperativo (Bcc) e le Casse rurali (Cr) vanno escluse dalla tassa sugli extra profitti bancari.

Lo ha detto ieri (16 agosto 2023) il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, alla Versiliana a margine degli incontri al caffè dove è stato intervistato da Alessandro Sallusti.

Tajani ha per gran parte ripreso le giuste considerazioni espresse da Federcasse (e dalle due Capogruppo, Iccrea Banca e Cassa Centrale Banca) in una nota del 12 agosto scorso, in base alle quali si realizzerebbe una maggiore imposizione per le Capogruppo, oltre ad un possibile fenomeno di doppia imposizione sostanziale per ciascuno dei due Gruppi bancari cooperativi.

A mio avviso, oltre a quanto correttamente osservato, vi sarebbero ulteriori ragioni che dovrebbero escludere totalmente le Bcc/Cr dall’imposta straordinaria sugli extra profitti bancari.

Poiché l’obiettivo dichiarato dal governo è quello di tassare i maggiori guadagni ottenuti dalle banche, grazie all’aumento dei tassi di interesse su mutui e prestiti deciso dalla BCE nell’ultimo anno, per sottrarli agli azionisti e restituirli a famiglie e imprese che ne hanno sopportato l’onere (sperando che tale redistribuzione venga effettivamente e correttamente eseguita dal governo), occorre ricordare, innanzitutto, che nelle Bcc/Cr l’utile prodotto viene per gran parte accantonato e non distribuito agli azionisti, diversamente da quanto accade nelle banche lucrative (società per azioni), istituite espressamente per produrre reddito da destinare agli azionisti sotto forma di dividendi.

Inoltre, bisogna ricordare che, anche per effetto dell’immorale principio “too big to fail” (troppo grandi per poter fallire), le grandi banche società per azioni, da tempo agevolate nella regolamentazione e nella vigilanza bancaria, hanno sempre visto socializzare le perdite (di fatto, imputate ai contribuenti italiani) quando i tassi erano bassi o quando si è voluto applicare frettolosamente e rigidamente il c.d. “Bail in” e nel contempo hanno arricchito gli azionisti (solitamente fondi esteri diversi dai contribuenti italiani) nei periodi floridi; contrariamente a quanto accaduto nel credito cooperativo in cui si è sempre fatto fronte alle crisi delle Bcc/Cr unicamente con le proprie risorse e con la contribuzione alla risoluzione di quelle prodotte dalle banche società per azioni.

Di conseguenza, esonerare totalmente le Bcc/Cr e tassare unicamente gli extra profitti delle banche società per azioni, oltre ad evitare fenomeni di maggiore e doppia imposizione, realizzerebbe appieno la finalità voluta dal governo, diminuirebbe i vantaggi competitivi delle grandi banche prodotti dalla regolamentazione e dalla vigilanza bancaria e stimolerebbe le due Capogruppo (società per azioni) a ricercare politiche di bilancio e di dividendi coerenti con le finalità del Gruppo bancario cooperativo.

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