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Popolare Di Bari

Popolare Bari, ecco cosa è successo in assemblea (Jacobini riconfermato a sorpresa)

Ecco l'esito dell'assemblea dei soci della Banca Popolare di Bari che ha approvato il bilancio ed eletto il nuovo consiglio di amministrazione

La famiglia Jacobini ha ancora saldamente in mano le sorti della Banca Popolare di Bari.

E’ questo il succo dell’assemblea dei soci del maggior istituto di credito del sud che si è svolta oggi a Bari.

Non è bastato neppure la moral suasion, anche con missive, della Banca d’Italia a indurre il presidente Marco Jacobini da svariati al timone della banca a passare la mano.

Certo ci sono stati interventi in assemblea anche critici verso il presidente da parte di alcuni soci, ma alla fine Jacobini non solo si è ripresentato per il prossimo cda ma è stato anche eletto.

Jacobini ha escluso un possibile passo indietro (“Ci sono, resto”).

L’assemblea dei soci ha approvato i risultati del 2018, chiuso con un rosso di 420,2 milioni dopo 2 modifiche a sorpresa dei conti, e ha sciolto il nodo della governance, eleggendo i consiglieri che sostituiranno quelli in scadenza.

L’assemblea dell’istituto pugliese si è svolta a porte chiuse (ingresso consentito solo ai soci, non ai giornalisti) nella Fiera del Levante, con all’ordine del giorno alcuni nodi delicati (oltre a bilancio, governance e alla presidenza di Jacobini, anche la prospettiva di fusioni con altre banche) e un’atmosfera percepita piuttosto animata già in apertura.

Il bilancio 2018, che a causa delle perdite accumulate nel registrava un patrimonio netto del 54% inferiore all’anno precedente, è stato approvato quasi all’unanimità (con poche decine di voti contrari sugli oltre 2mila presenti).

Per far fronte alle perdite, però, il Cda “ha delineato una serie di iniziative strategiche che si innestano nel quadro del nuovo Piano industriale 2019-2023 approvato a gennaio 2019” e che prevedono principalmente due operazioni da realizzare entro l’anno: la “cartolarizzazione sintetica tranched covered su portafogli di crediti in bonis” e la “cessione della partecipazione di controllo nella Cassa di Risparmio di Orvieto” (qui l’approfondimento di Start sul caso Orvieto e le critiche della fondazione umbra a Jacobini).

Via libera dei soci anche ai sei nuovi consiglieri: Vincenzo De Bustis Figarola e Gianvito Giannelli (già cooptati e ora eletti), riconfermato l’uscente Francesco Pignataro, le new entry Giulio Codacci Pisanelli, Patrizia Michela Giangualano e Francesco Ago (che subentrano a Modestino Di Taranto, Luca Montrone e Francesco Giovanni Viti).

Completano il consiglio il presidente Marco Jacobini e i consiglieri Raffaele De Rango, Francesco Venturelli, Paolo Nitti e Gianfranco Viesti.

“Credo che tutti insieme potremo costruire una bella squadra che ci servirà a fare della Banca quello che la Banca merita sia fatto per lei”, ha detto al termine dell’Assemblea il presidente Jacobini, escludendo le sue dimissioni (“In questo momento sono il presidente, ci sono, resto”). Ora si guarda al futuro: “Bisogna lavorare tantissimo, essere coesi, forti – ha detto – cercare di attuare tutto quello che è possibile per mettere la Banca in condizioni di continuare a lavorare”.

Infine, sorpresa nella sorpresa: nonostante i recenti, pessimi, rapporti fra il presidente e l’ad, Vincenzo de Bustis, voluto peraltro alla testa della banca anche da Jacobini, il capo azienda – secondo le indiscrezioni di Start – resterà alla guida dell’istituto nonostante tutte le previsioni della vigilia attestavano una manifesta incompatibilità ai vertici tra i due.

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