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Popolare di Bari: le ispezioni di Bankitalia, il dossier Cassa Orvieto e le critiche dei sindacati. Fatti e rumors

Tutte le ultime novità in casa della Banca Popolare di Bari e le rivelazioni di Repubblica sulle ispezioni in corso della Banca d'Italia

La Popolare di Bari continua quasi ogni giorno a far parlare di sé. Non solo per i conti in affanno – con la perdita (aggiornata di recente) che nel 2018 arriva a 397,2 milioni – e per l’addio dopo 30 anni del presidente e figlio del fondatore Marco Jacobini, come anticipato dal Sole 24 Ore. Ad animare ulteriormente la vita del gruppo anche la probabile vendita della Cassa di Risparmio di Orvieto – 50 sportelli e attivi per 1,4 miliardi circa – per cui Popolare di Bari ha ricevuto un’offerta vincolante da SRI Global Group di circa 60-70 milioni di euro. A capo del gruppo il 55enne bolognese Giulio Gallazzi, che ha operato in diversi settori di business e il cui nome è legato anche a un altro istituto protagonista delle attuali cronache bancarie, Carige. “Un finanziere dalla rilevante inconsistenza patrimoniale” lo definisce sul Corriere della Sera Mario Gerevini.

LA NORMA PRO POPOLARE DI BARI

Ultimo tra tutti questi accadimenti – ma non meno rilevante – l’emendamento dei relatori di Lega e M5S, inserito nel dl Crescita con il placet di Ue, Mef e Banca d’Italia, per un aiuto fiscale alle imprese del Sud, bancarie e non (qui l’approfondimento di Start Magazine). In sostanza una versione rinnovata del credito d’imposta per gli istituti di credito con sede legale in Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna. L’idea che starebbe dietro tale proposta punta a creare un polo bancario nel Mezzogiorno partendo dai due gruppi maggiori, ovvero Popolare di Bari e Popolare Puglia e Basilicata.

LE ISPEZIONI DELLA BANCA D’ITALIA SULLA POPOLARE DI BARI

E nel mentre il Mef metteva a punto la norma pro Popolare di Bari e non solo, Banca d’Italia inviava gli ispettori nella banca ora guidata da Vincenzo De Bustis (precursore della banca digitale in Italia, secondo il Corriere della Sera on line). Nel mirino, secondo quanto svela oggi Affari & Finanza, ci sono alcune operazioni avallate dal management dell’istituto negli ultimi mesi. “Nello specifico, secondo il supplemento di economia e finanza del quotidiano la Repubblica, “i rapporti con un broker assicurativo, l’individuazione di alcuni crediti deteriorati, le linee di finanziamento aperte ad alcune aziende pugliesi in grandissima difficoltà. Finanziamenti che sarebbero andati di pari passo con l’acquisto di importanti pacchetti di azioni”.

IL DOSSIER CASSA DI ORVIETO PER LA POPOLARE DI BARI

Tornando a SRI Global, il gruppo è stato fondato da Gallazzi nel 2001 e attualmente ha uffici a Roma, Milano, Londra, Bruxelles, Lussemburgo, Shangai e Pechino. Come si evince dal sito web, SRI Global offre servizi di consulenza a investitori istituzionali, ad aziende e a società di tutte le dimensioni e opera attraverso una rete di società controllate e filiali in Europa e sul mercato asiatico. Oltre ad esserne fondatore, Gallazzi ne è anche ceo e azionista principale ed è anche consigliere d’amministrazione in Mediaset. Stessa carica in passato ha ricoperto in Ansaldo, in Carige, di cui nel 2018 è stato pure presidente, e in TerniEnergia di cui è stato vicepresidente fino a un anno fa quando si è dimesso. Nel 2017, inoltre, Galazzi assurse agli onori delle cronache per aver tentato di scalare, insieme al banchiere Beniamino Anselmi, la squadra di calcio del Genoa.

COS’E’ SRI GLOBAL GROUP, CHI E’ IL SUO FONDATORE GIULIO GALLAZZI

Grazie a una recente intervista dell’edizione umbra del Messaggero si viene a sapere qualcosa di più di Gallazzi che con la sua offerta per rilevare il 73,57% della Cassa di Orvieto – tanto è in mano a Popolare di Bari – punta a formare una “una banca che cresce” la quale “può essere un veicolo di sviluppo per tutto il territorio”. Del prosieguo dell’operazione – che “sarebbe accompagnata da un progetto di rilancio sostenuto da due fondi di investimento internazionali, un family office internazionale e alcuni imprenditori del centro Italia” – Gallazzi dichiara che “è un po’ prematuro parlarne”. “Sappiamo che la Cassa di Orvieto è un’istituzione molto importante per il territorio – prosegue – e quello che vogliamo fare è importare un modello nuovo di gestione”. A partire proprio da Sri Global che “ha filiali sia in Asia che in Europa. Noi abbiamo partner tecnologici e imprese interessate a investire sul territorio e viceversa alla ricerca delle eccellenze italiane. Uno sportello aperto che significa sviluppo” chiarisce l’imprenditore che con la sua offerta avrebbe superato di circa 15 milioni quella della Fondazione Cro, socio di minoranza al 26%, che comunque ha il diritto di prelazione. “Non conosco l’offerta della Fondazione – commenta Gallazzi al Messaggero – noi vogliamo costruire rapporti collaborativi con tutti, non è un’acquisizione che non vuole tenere conto degli interessi del territorio”.

LA PUNZECCHIATURA DEL CORSERA

Qualche riflessione sul tentativo di scalata di Gallazzi e in generale sul preoccupante futuro di Popolare di Bari l’ha scritta due giorni fa sul Corriere della Sera Mario Gerevini. “Carige è un caso noto ma Bari? Gli azionisti, a differenza di Carige che era quotata in Borsa, non hanno mai avuto la possibilità di uscire. avevano acquistato i titoli a prezzi folli, stabiliti a tavolino dal consiglio di amministrazione e da loro stessi avallati – si legge sul quotidiano -. A Bari nelle assemblee sono sempre stati tutti immancabilmente e rigorosamente allineati e coperti. Sono quasi 80mila, dipendenti compresi, in attesa degli eventi. Da anni. Spa? Borsa? Ricambio dei vertici (la famiglia Jacobini governa da sempre)? Aggregazione? A gennaio l’annuncio del piano industriale 2019-2023”.
In esso si parlava di un rafforzamento patrimoniale “entro giugno 2019”. “Giugno è arrivato, insieme a un bilancio 2018 con quasi 400 milioni di perdita – rileva Gerevini -. Il rafforzamento è rimandato e anche l’assemblea di bilancio slitta al 13-14 luglio. Però la banca ha fatto sapere, ufficialmente quindi accreditandola, di aver ricevuto un’offerta per la Cassa di Orvieto da Sri Global. Fa parte del gruppo di Giulio Gallazzi, un finanziere dalla rilevante inconsistenza patrimoniale. Fate presto – questo l’appello finale -. Ma soprattutto: fate sul serio”.

LE PREOCCUPAZIONI DEI SINDACATI

Intanto i sindacati continuano ad essere preoccupati per la situazione in cui versa la Popolare di Bari e in una nota congiunta accusano in primis i vertici dell’istituto “certamente responsabili dell’amministrazione aziendale, ma nelle responsabilità di governo si aggiunge il middle management“. Per la banca, scrivono Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin, “occorrono soluzioni rapide ed efficaci, non improvvisazioni commerciali dal corto respiro, usuali da anni, ma alle quali mai ci abitueremo. E’ indispensabile un autentico e rispettoso confronto con le Organizzazioni Sindacali, sia formale che sostanziale. Chi ha fallito lo riconosca, chi ha idee e, soprattutto, risorse per il salvataggio dell’azienda, lo dimostri. Pronti a confrontarci sulla concretezza, a tutela dei posti di lavoro, della qualità di vita e del futuro dell’azienda”. Inoltre le sigle sindacali chiedono che fine abbiano fatto i 20 milioni derivanti dalla riduzione del costo del lavoro – avvenuta un anno fa – e segnalano che “i ricavi sono lontani dal poter tranquillizzare le circa 3.000 famiglie dei dipendenti, le decine di migliaia di soci e le centinaia di migliaia di clienti che alla salute di queste banche tengono”.

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