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Quota 100

Aggiorniamo il catasto?

Sulla riforma del catasto l'opinione dell'editorialista Giuliano Cazzola

 

La guerra del Catasto che il centro destra dentro e fuori della maggioranza ha scatenato (sia pure con toni e con disponibilità differenti) contro il governo senza porsi il problema delle possibili conseguenze è una azione sconsiderata non perché potrebbe aprire una crisi di difficile soluzioni in un momento di emergenza come l’attuale, ma anche perché denota un pressapochismo squallido, demagogico e opportunista da parte degli abolizionisti dell’articolo incriminato nella delega in materia fiscale.

Se si volesse spiegare il senso dell’opposizione alla riforma del Catasto con esempi tratte dalla vita quotidiana delle famiglie italiane sarebbe come opporsi – a Roma – al rifacimento del manto stradale ora bucato come una groviera, per timore che – eseguiti i lavori – arrivino nuove tasse.

Il Catasto in Italia è da sempre considerato uno degli ultimi gironi infernali della burocrazia e come tale è stato oggetto di piccoli gioielli della commedia all’italiana al punto da accostare il prototipo dell’impiegato del Catasto (absit iniuria verbis) a quello della casalinga di Voghera.

Non voler riordinare l’attuale mappatura catastale sarebbe come pretendere di inserire nei documenti di identità la foto di quando, dopo pochi mesi dalla nascita, i nostri nonni venivano fotografati nudi, sdraiati sulla pelle di montone.

In sostanza, il Catasto è la fotografia di una realtà che nel frattempo è cresciuta magari in un’altra direzione. La città che ci viene indicata dai documenti non esiste praticamente più nel suo tradizionale contesto economico, sociale, produttivo e immobiliare.

La riforma del catasto – ha ricordato Giuseppe Pennisi in un recente articolo – prevede l’introduzione di modifiche normative e operative dirette ad assicurare l’emersione di immobili e terreni non accatastati e correggere gli errori nelle attuali scritture catastali. Oltre alla rendita catastale inoltre è prevista per ciascuna unità immobiliare di rilevare il relativo valore patrimoniale, in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato e introducendo meccanismi di adeguamento periodico.

Su questo aspetto anch’io ho voluto chiarirmi un dubbio: che cosa significa valore patrimoniale? Per gli appartamenti e per gli immobili in generale non esiste un valore ipotetico di carattere oggettivo. Il prezzo è quello a cui viene venduto e acquistato. Pertanto il valore catastale dovrebbe essere ridefinito secondo criteri precostituiti (come sono gli attuali, anche se spesso le attribuzioni finiscono per rivelarsi errate) che tengano conto della collocazione dell’immobile nel contesto urbano, delle sue dimensioni e quant’altro serve a definire la rendita catastale.

Quanto al valore patrimoniale si dovrebbe tener conto del valore dei rogiti stipulati in quella zona, poiché sono le compravendite effettuate a poter costituire un riferimento più conforme alla realtà.

Questa revisione dovrebbe avvenire senza una modifica nel gettito tributario, ovvero maggiori tasse per i cittadini. Anche se è ipotizzabile – ed equo – un effetto redistributivo è opportuna una ricognizione/censimento del patrimonio immobiliare, che in fondo è parte della ricchezza di un Paese.

Poi, per le sue caratteristiche fisiche gli immobili non possono essere nascosti o spostati in paradisi fiscali, ma noi siamo riusciti – grazie a decenni di abusivismo senza scrupoli – ad edificare quartieri fantasmi sul versante del Catasto.

La revisione del Catasto, poi, è un’iniziativa pregiudiziale per tante altre operazioni indispensabili, sul piano ambientale e paesaggistico, dell’efficienza energetica, della tutela antisismica e quant’altro (i più anziani ricorderanno due storiche canzoni a sfondo urbano/ambientale: ‘’Il ragazzo della Via Gluck’’ di Adriano Celentano e ‘’La risposta al ragazzo della via Gluck’’ di Giorgio Gaber).

La nuova mappatura non sarà disponibile prima del 1° gennaio 2026. Chi governerà, allora, deciderà di farne l’uso che riterrà opportuno, avendo a disposizione un quadro ordinato e aggiornato della situazione catastale italiana.

Volersi precludere oggi qualsiasi possibilità di decidere, con maggiore equilibrio, è come non fidarsi neppure di se stessi. Draghi ha fatto bene a tenere duro anche rispetto alle soluzioni intermedie e compromissorie a cui ha lavorato Forza Italia dentro e fuori del governo.

Il premier ha voluto affermare un principio che la politica aveva smarrito da troppo tempo. Le cose prive di senso restano tali, anche se servono, in politica, a tirare a campare.

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