Si scrive norma sugli affitti brevi ma si legge cercare un modo per limitare Airbnb. La questione continua a essere divisiva un po’ in tutto il mondo, tra le fughe in avanti di New York, che ha varato una norma parecchio restrittiva e i tentativi abortiti di diversi Paesi europei. Anche l’Italia si è aggiunta agli Stati che vogliono fare qualcosa per contrastare il caro affitti lamentato soprattutto dagli studenti fuorisede nelle principali città, sebbene non si sia ancora capito cosa…
GLI AFFITTI BREVI AFFLIGGONO LA MAGGIORANZA
Il dibattito fa contorcere non solo il mondo della politica e le sue propaggini associazionistiche (come riportato da Policy Maker, contro il provvedimento si sono scagliati leghisti – Salvini in testa -, forzisti, Confedilizia, i sindaci, i costruttori, e anche quasi tutti i giornali e opinionisti di destra, da La Verità che ha definito la stretta “liberticida per i piccoli proprietari di immobili” a Libero al Giornale) ma anche i principali quotidiani. Con due associazioni – Federalberghi e Confedilizia – su fronti opposti pur avendo posizioni politico-culturali affini al centrodestra.
CHE DICONO CORRIERE E REPUBBLICA SU AIRBNB
Oggi Repubblica propone l’intervista al co-fondatore e Ceo di Airbnb, Brian Chesky, che ovviamente della stretta newyorkese pensa malissimo mentre il Corriere della Sera titola: Roma e Venezia si spopolano? «È anche colpa di Airbnb». Insomma, Roma (sede del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari) e Milano (sede del Corsera) mai così distanti, non solo a livello politico (non dimentichiamo che il sindaco meneghino Beppe Sala chiede a gran voce una legge modello New York mentre a Roma si fa la gara per spuntare ogni possibile riforma in studio in Parlamento), ma anche editoriale.
CHESKY TRA I PRINCIPALI OSPITI DELLA KERMESSE DI REP
Non si sa, per la verità, se la scelta di Repubblica di lasciare il microfono nelle mani di Chesky sia anche editoriale. Con ogni probabilità è legata più al fatto che il numero 1 di Airbnb è uno degli super ospiti della Italian Tech Week (evento startup finanziato sempre dal quotidiano capitolino) che si sta svolgendo alle OGR di Torino. Comunque sia, anche quello sarà un altro palco che la testata romana impresterà all’ex startupper per fare attività di lobby.
E ovviamente Chesky non perde occasione: “Penso che a New York, nel 2024, gli hotel saranno più cari rispetto a quest’anno. Rimuovendo decine di migliaia di sistemazioni dal mercato, i viaggiatori punteranno a prenotare più camere d’albergo, che però non basteranno. E quindi i prezzi saliranno”.
Come se non bastasse, l’Ad vaticina sventure pure nel mercato immobiliare: “Dicono che limitando Airbnb, molte abitazioni potrebbero tornare sul mercato e i prezzi delle case potrebbero scendere. Io dico che i prezzi aumenteranno.” Quanto alla possibile stretta italiana il patron di Airbnb giura di non saperne nulla (strano): “Non ne sono a conoscenza”. E poi tende la mano: “Non vogliamo che un luogo sia sopraffatto da Airbnb”.
LO STUDIO “CONTRO AIRBNB” PUBBLICATO SUL CORRIERE
Di tutt’altro avviso l’articolo redatto in via Solferino. Il Corriere intervista infatti Filippo Celata, professore dell’università la Sapienza e autore dello studio “Overtourism and online short-term rental platforms in Italian cities”, pubblicato sulla rivista Journal of Sustainable Tourism che spiega: «Abbiamo concluso che il 70-90% dello spopolamento delle aree centrali di città come Roma e Venezia dipende proprio dalla conversione degli appartamenti residenziali in locazioni per gli affitti brevi».
Dallo studio emerge che a Bologna il 32% degli appartamenti residenziali è adibito ad affitti brevi su Airbnb. Si tratta del dato più alto, seguito poi da Firenze (29%), Palermo (25%), Venezia (21%), Roma (17%) e Napoli (10%). Un fenomeno che, secondo Celata, è fortemente correlato al progressivo spopolamento dei centri cittadini: «I dati parlano chiaro: le aree di Roma e Venezia che registrano la maggiore concentrazione di affitti su Airbnb sono quelle dove la popolazione residente sta registrando i cali maggiori».
Durante la stagione estiva dell’anno scorso, viene sottolineato dal Corsera, in Italia sono state prenotate oltre 38 milioni di notti attraverso le maggiori piattaforme online, con un aumento del 6,7% rispetto al 2019 (pre-pandemia). È il terzo dato più alto nell’Unione europea dopo quelli di Francia (oltre 58 milioni) e Spagna (circa 45 milioni).