Se fossimo in una gara di tuffi, sarebbe un triplo salto rovesciato e carpiato quello messo a segno con abilità da Airbnb che, in una stagione particolarmente controversa, anche qui in Italia, mette a segno eventi patrocinati dal dicastero del Turismo, proprio il ministero responsabile di trovare una quadra sulla dibattuta legge sugli affitti brevi.
SPAURACCHIO NEWYORKESE PER AIRBNB?
Legge che, col passare del tempo, sembra sempre più lontana da quella divenuta un po’ uno spauracchio del settore, messa a punto a New York, che impone a proprietari e affittuari a registrarsi in appositi albi prima di poter inserire i loro annunci su Airbnb, Vrbo o altre piattaforme di affitti turistici brevi, per non incorrere in sanzioni fino a un massimo di 5mila dollari per ogni infrazione commessa.
Ma perché la stretta sugli affitti brevi decisa nella Grande Mela nel tentativo di normalizzare il mercato delle locazioni tradizionali (i proprietari trovando più convenienti gli affitti brevi hanno iniziato a chiedere prezzi sempre maggiori ai conduttori stabili), dovrebbe in qualche modo interessare l’Italia?
MILANO CHIAMA, ROMA RISPONDE?
Perché – ad esempio – lo chiede Beppe Sala, sindaco di Milano che con New York condivide il medesimo problema. Il sindaco, afflitto dagli affitti, dovendo dare una risposta agli studenti universitari che manifestano in tenda, la scorsa settimana senza mezzi termini ha detto che “Milano vorrebbe fare una cosa simile a quella di New York e cioè di lavorare sul numero di giornate e poi sul numero di appartamenti”.
“Adesso c’è il caso anche un po’ eclatante di New York, che però è un riferimento – ha spiegato -. Tra il bianco e il nero bisogna trovare il grigio giusto. Non si possono avere 20.000 appartamenti dedicati agli affitti brevi, la preoccupazione è che si colpisca il turismo ma il turismo in ogni caso sta crescendo. Quello che importa a noi è la gestione dell’offerta dei pacchetti”.
Sempre Sala ha precisato: “Non ce l’ho con il mio concittadino che ha un appartamento in più e lo affitta – ha affermato – ce l’ho con chi in questi anni ha fatto razzia e poi ha immesso gli appartamenti solo sul mercato degli affitti brevi”. “A Milano è successo, ci sono intere palazzine che hanno avuto quella destinazione”, ha sottolineato il primo cittadino, consapevole che circa 600 chilometri più a Sud, nella capitale, si dibatte appunto su come normare gli affitti brevi.
AIRBNB E IL MINISTERO DEL TURISMO
Una norma che, almeno virtualmente, dovrebbe vedere contrapposti Airbnb, vero e proprio colosso del settore, e il ministero del Turismo. Anche se, per alcune testate giornalistiche, il decreto sugli affitti brevi messo a punto dalla ministra Daniela Santanchè sarebbe “acqua fresca“.
I TRAVAGLI DI AIRBNB
Ed è qui che l’evoluzione di Airbnb si fa davvero notevole, perché il colosso ha ottenuto il patrocinio del ministero del Turismo su una serie di eventi e sulla campagna “Made in Italy” sui distretti artigianali.
Un patrocinio che ha colpito gli addetti ai lavori e in un periodo tanto delicato, non solo per gli sviluppi normativi in atto, ma anche perché l’Agenzia delle Entrate contesta alla web company statunitense il mancato versamento delle imposte per una cifra record, seconda solo a quella chiesta a inizio anno al gruppo Meta: mezzo miliardo di euro.
Alla base della procedura c’è una legge del 2017 che impone alle piattaforme web di agire come sostituti d’imposta trattenendo il 21% sugli affitti incassati dagli host non professionali da versare successivamente allo Stato.
I MERITI DEL COLPO LOBBISTICO
L’operazione Airbnb-Santanchè – hanno notato molti responsabili di relazioni istituzionali – è merito in particolare di Cristina Salmena (Public Policy di Airbnb), in passato in Reti e Utopia (la società di lobbying entrata con il 22,5% nel capitale della società che edita Formiche, la rivista che ha organizzato con Airbnb l’evento patrocinato dal ministero retto da Santanché).