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Banco Bpm, i francesismi di Credit Agricole e le capriole del governo

Che cosa sta succedendo nel Banco Bpm tra Ops di Unicredit, crescita di soci francesi capeggiati da Credit Agricole e posizioni (cangianti) del governo. La lettera di Walsingham

Caro direttore,

ammettiamolo: i francesi sono straordinari, meravigliosi, funambolici. Non so se per le legioni d’onore dispensate a manetta, per l’affabile capacità di persuasione o per le cene eleganti che riescono ad allestire senza derive stile Berlusconi; sta di fatto che la loro opera sta ammaliando anche quegli acerrimi avversari che si annidavano ai vertici dei partiti ora al governo e in particolare in Fratelli d’Italia.

Tra venticelli e treguette di guerra, sta passando in secondo piano quello che sta succedendo in Banco Bpm: da un lato l’Ops sempre più claudicante di Unicredit ostacolata con tanto di golden power da parte del governo, dall’altro la crescita della presenza dei francesi nell’azionariato della banca milanese guidata dall’amministratore delegato Giuseppe Castagna.

Oggi è emersa la notizia secondo cui, oltre al 19% di recente già raggiunto dal gruppo transalpino Credit Agricole (in Italia diretto da Giampiero Maioli, nella foto), nell’azionariato di Banco Bpm sono spuntati altri soci francesi come Natixis con lo 0,7% e Bnp Paribas con lo 0,3%. Non solo: tra i nuovi azionisti della banca italiana c’è anche la statale Banque Postale con meno dell’1 per cento.

Dal punto di vista della Francia, è un’operazione davvero meravigliosa. In sostanza il governo italiano sta azzoppando un’acquisizione di una banca italiana da parte di un’altra banca italiana (Unicredit) che peraltro vuole espandersi in Germania acquisendo Commerzbank, favorendo di fatto la crescita di azionisti francesi, compresa una banca controllata dallo Stato ovvero Banque Postale, banca pubblica francese istituita il 1º gennaio 2006, controllata al 100% dal gruppo La Poste, da cui ha rilevato i servizi finanziari.

Non solo: tra i nuovi soci di Banco Bpm c’è il tanto detestato colosso francese Natixis (risparmio gestito) da parte del governo, visto che proprio con Natixis il gruppo assicurativo Generali ha progettato una joint venture contestata dai soci italiani Caltagirone e Delfin, spalleggiati dall’esecutivo Meloni.

Peraltro, grazie al ddl Capitali voluto dal governo Meloni e gradito a Caltagirone, con l’attuale presenza in Banco Bpm i francesi – senza lanciare alcuna Opa – potranno avere la maggioranza del cda.

Contraddizioni? Non sono le uniche. Vogliamo parlare, caro direttore, delle capriole su uno dei punti nodali sollevati dal provvedimento del governo con il golden power? L’esecutivo ha intimato a Unicredit di dismettere al più presto le attività in Russia (peraltro fondamentali per le aziende italiane rimaste, ha sottolineato nei giorni scorsi Repubblica che ha dato voce a imprenditori e capi azienda) vista l’Ops su Banco Bpm, ma perché finora questa intimazione finora non è stata prospettata? E che cosa dice il Carroccio, orgogliosamente non anti Russia, che con il ministro Giorgetti ora dice a Unicredit “via dalla Russia”?

Ah certo, Banco Bpm è considerata molto vicina a pensieri e azioni della Lega perché l’istituto capeggiato da Castagna finanzia molte pmi lombarde che la Lega considera un suo bacino elettorale. Un milieu economico-imprenditoriale-sociale simile a quello arato in Francia dal Credit Agricole, percepisco da amici leghisti sentiti.

Eppure ricordo che la Lega ha votato negli anni nel Copasir, come gli altri membri espressione di tutti i gruppi parlamentari, relazioni e documenti che esprimevano timori sulla presenza crescente dei francesi in società italiane.

Così ricordo e l’archivio di Start Magazine certifica che non sono ancora rimbambito:

(…) a novembre 2020, era stata presentata una relazione annuale in cui si metteva il dito in varie “piaghe”, a partire dalle “preoccupanti notizie su possibili operazioni di fusione di UniCredit con altri players stranieri, tra cui: l’istituto tedesco Commerzbank, ovvero le banche francesi Crédit Agricole e Société Générale”. Tutte operazioni in cui si ravvisava “un rischio di particolare rilevanza per il sistema bancario e del pubblico risparmio, atteso che, oltre a pregiudicarne l’indipendenza, le stesse potrebbero determinare una forte asimmetria tra l’area di raccolta delle risorse finanziarie (Italia) e quella di impiego delle stesse (estero). Infatti, pur continuando a provenire dalle famiglie e dalle imprese italiane, le risorse raccolte da Unicredit potrebbero essere impiegate per finanziare territori e sistemi produttivi esteri”.

Giuseppe Prezzolini, pensatore molto letto e apprezzato a destra, sosteneva che la coerenza è l’ultima virtù degli stupidi.

Cordiali saluti,

Francis Walsingham

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