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Tutti i subbugli su Stmicroelectronics: si dividerà in due?

Le tensioni tra Italia e Francia sulla gestione di Stmicroelectronics proseguono, e non si esclude - per quanto difficile - la possibilità di una divisione della società. Il titolo in Borsa sale, ma gli analisti sono scettici sullo scenario. Ecco fatti, dichiarazioni e ipotesi

Per effetto delle forti tensioni tra Italia e Francia sulla dirigenza e sugli investimenti, Stmicroelectronics – l’azienda di semiconduttori controllata pariteticamente dal ministero dell’Economia italiano e dalla banca pubblica francese Bpifrance – potrebbe dividersi in due società.

UNO SCENARIO COMPLESSO, MA NON IMPOSSIBILE

È uno scenario “di complessa realizzazione”, ha scritto La Stampa, “ma non impossibile”: secondo il quotidiano, infatti, “circolano, in questi giorni, alcune analisi affidate a banche d’affari e studi legali che hanno l’obiettivo, del tutto preliminare, di analizzare” le conseguenze positive e negative di un’eventuale scissione di Stmicroelectronics, che richiederebbero almeno tre anni di lavoro. Pare che queste analisi siano state commissionate sia da soggetti italiani che francesi.

COSA FARE PER DIVIDERE STMICROELECTRONICS

Per dividere Stmicroelectronics si dovrebbe prima procedere alla scissione di Stmicroelectronics Holding – cioè il veicolo che possiede il 27,5 per cento della società, diviso a metà tra Italia e Francia – e alla distribuzione delle azioni, per poi azzerare e riformulare daccapo i vari patti sindacali e di governance.

L’ipotetica separazione di Stmicroelectronics rifletterebbe le diverse aree di specializzazione degli impianti della società in Italia e in Francia: i siti italiani sono dedicati alle tecnologie analogiche e di potenza, mentre quelli francesi tecnologie digitali.

RISULTATI INSODDISFACENTI

Intanto, i risultati economici di Stmicroelectronics non sono soddisfacenti. Nel 2024 i ricavi, a 13,2 miliardi di dollari, sono diminuiti del 23 per cento rispetto all’anno precedente e l’utile netto è crollato di oltre il 60 per cento, a 1,5 miliardi. L’anno scorso, inoltre, il valore del titolo si è quasi dimezzato.

LE PAROLE DI URSO SU CATANIA E AGRATE

“C’è un confronto in atto anche a livello politico e mi auguro vada a buon fine nel più breve tempo possibile”, ha dichiarato il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Il dossier Stmicroelectronics è stato discusso durante il vertice bilaterale Italia-Francia a Palazzo Chigi, il 3 giugno.

Urso ha anche commentato la situazione degli stabilimenti di Catania e di Agrate: il primo, focalizzato sui dispositivi al carburo di silicio e al nitruro di gallio, potrebbe risentire del calo delle vendite di Tesla, il suo cliente principale; sul secondo, invece, dedicato ai wafer al silicio da 300 millimetri, ci sono dubbi in merito ai livelli occupazionali.

Nel piano industriale al 2027, Stmicroelectronics conta di investire fino a 2,6 miliardi di euro nel sito di Catania e fino a 1,4 miliardi in quello di Agrate. Esiste tuttavia il rischio che lo stabilimento di Catania venga messo in ombra da quello francese di Tours, dedicato anch’esso alla  tecnologia al nitruro di gallio; il sito di Agrate, invece, potrebbe venire oscurato da quello di Crolles, già più avanti nella produzione di wafer di silicio da trecento millimetri.

Il ministro Urso auspica, a questo proposito, che “ci sia un piano industriale entro l’estate” che assicuri “anche al polo di Agrate investimenti e competitività all’interno del progetto internazionale del gruppo”.

LE TENSIONI PER L’ELIMINAZIONE DELL’UNITÀ AUTOMOTIVE

L’Italia rimprovera alla dirigenza di Stmicroelectronics – cioè principalmente all’amministratore delegato Jean-Marc Chery – anche l’eliminazione della divisione Automotive: composta principalmente da italiani e radicata ad Agrate e a Catania, è stata cancellata l’anno scorso all’interno di un piano di semplificazione della società, che però ha rafforzato la percezione del governo italiano che il sistema decisionale di Stmicroelectronics fosse finito più saldamente in mano francese.

A capo della divisione Automotive c’era un italiano, Marco Monti, che potrebbe essere uno dei testimone chiave della class action intentata negli Stati Uniti contro la dirigenza di Stmicroelectronics: Chery e il direttore finanziario Lorenzo Grandi sono accusati di aver sfruttato il rigonfiamento artificiale dei risultati della società, e di conseguenza del titolo, per guadagnare cifre milionarie dalla vendita di azioni.

LA REAZIONE DELLA BORSA E IL GIUDIZIO DEGLI ANALISTI

La notizia della possibile separazione di Stmicroelectronics in due società ha fatto bene al titolo alla borsa di Milano, che è cresciuto del 5,8 per cento a 23,7 euro.

Tuttavia, lo scenario “sembra poco credibile”, ha commentato Equita, “e comunque si tratta di studi preliminari volti a valutare la fattibilità di un’operazione complessa che richiederebbe diversi anni”. Inoltre, “la separazione in due delle attività, oltre alle citate complessità operative, porterebbe, a nostro avviso, il gruppo a perdere benefici di scala e ad aumentare la volatilità dei risultati, concentrando le attività in uno specifico end market: nel 2025, per esempio, Stm può beneficiare di una ripresa visibile del business personal electronics a fronte di una situazione ancora incerta sulla ripresa del business automotive/industriale”.

Quanto ai risultati economici, Banca Akros ha sottolineato che “il primo trimestre del 2025 dovrebbe rappresentare il punto più basso in termini di ricavi a 2,5 miliardi di dollari, mentre il consenso prevede una crescita più marcata con il secondo trimestre a 2,7 miliardi, il terzo a 3 miliardi e il quarto a 3,2 miliardi”.

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