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Tutti i piani anti-russi del Regno Unito sul nucleare

Il Regno Unito ha aperto un fondo da 75 milioni di sterline per stimolare la produzione interna di combustibile nucleare. Tutti i dettagli.

Il Regno Unito punta sul combustibile nucleare domestico per accelerare il distacco dalla Russia.

Lunedì il Regno Unito ha infatti annunciato l’apertura delle candidature al suo fondo per la produzione di combustibile nucleare, dal valore di 75 milioni di sterline (circa 85 milioni di euro).

L’OBIETTIVO: RIDURRE LA DIPENDENZA NUCLEARE DALLA RUSSIA

Il fondo era stato annunciato lo scorso luglio e ha l’obiettivo di stimolare la produzione domestica di combustibile nucleare per le centrali britanniche, in modo da ridurre la dipendenza dalle forniture di uranio dalla Russia. Mosca, infatti, possiede circa il 20 per cento della capacità globale di conversione dell’uranio in combustibile.

SOVVENZIONI ALLE IMPRESE

Il fondo, dunque, assegnerà sovvenzioni alle aziende che si occupano di conversione dell’uranio, un segmento del processo di creazione del combustibile nucleare a partire dal metallo grezzo. Le candidature resteranno aperte fino al 20 febbraio prossimo.

COSA HA DETTO IL MINISTRO STUART

Il ministro dell’Energia e del clima del Regno Unito, Graham Stuart, ha dichiarato che “i prezzi record del gas a livello mondiale, causati dall’invasione illegale dell’Ucraina da parte di Putin, hanno messo in evidenza la necessità di aumentare l’energia rinnovabile nostrana, ma anche l’energia nucleare generata nel Regno Unito, costruendo più impianti e sviluppando la capacità nazionale di combustibile”,

Stuart ha aggiunto che dal fondo sono già state prelevate 13 milioni di sterline: sono state assegnate al sito di produzione di combustibile nucleare di Springfields, nell’Inghilterra nord-occidentale.

GLI OBIETTIVI ENERGETICI DEL REGNO UNITO

La sicurezza energetica è diventata una priorità, nel Regno Unito e in tutta Europa, dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Attraverso il potenziamento della capacità di generazione elettrica dal nucleare, Londra vuole ridurre la sua dipendenza dal gas naturale, che nel 2021 ha rappresentato circa il 45 per cento della capacità di generazione energetica totale.

Lo scorso novembre le autorità britanniche hanno detto di voler diventare azioniste al 50 per cento del progetto nucleare Sizewell C, nel sud-est dell’Inghilterra, fornendo finanziamenti da 700 milioni di sterline per lo sviluppo dell’impianto.

IL DISTACCO DALLA RUSSIA

Grazie alle sue caratteristiche, che la rendono compatibile con gli obiettivi di riduzione delle emissioni, l’energia nucleare sta vivendo un momento di grandi attenzioni non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Asia.

Il nucleare, però, non elimina in automatico il problema della dipendenza dalla Russia: si stima infatti che Mosca controlli da sola il 16 per cento dell’offerta internazionale di uranio (ossia la materia prima per l’alimentazione dei reattori), tenendo conto anche delle sue quote di partecipazione nelle miniere in Kazakistan, che ne è il più grande produttore al mondo.

– Leggi anche: Cosa deve fare l’Italia per riattivare l’energia nucleare

Proprio la carenza di alternative è il motivo principale dell’assenza di sanzioni europee sull’uranio e sul settore nucleare russi. Perfino la Francia, che importa la materia prima da altri paesi (Niger, Kazakistan, Uzbekistan, Australia), non è completamente indipendente da Mosca: esiste infatti un solo impianto in grado di riciclare l’uranio utilizzato nei cinquantasei reattori francesi e si trova a Seversk, in Siberia. È di proprietà della società nucleare statale russa Rosatom.

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