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Nucleare

Stiamo assistendo al ritorno dell’energia nucleare?

Dagli Stati Uniti all'Europa (ma non l'Italia), dall'Africa all'Asia, il nucleare sta vivendo un momento di rinascita: c'entrano la transizione ecologica e la crisi energetica. Tutti i dettagli.

In un contesto globale di riduzione delle emissioni, di transizione alle fonti energetiche a basse emissioni di carbonio e di crisi dei prezzi e delle forniture di combustibili fossili, il nucleare sta vivendo una fase di “rinascimento”, come la definisce Quartz. Sebbene producano scorie radioattive da gestire con attenzione, le centrali nucleari permettono di generare grandi quantità di elettricità in maniera continuativa e modulabile (compensando dunque l’intermittenza delle rinnovabili, il cui output è legato al meteo), e di farlo senza rilasciare emissioni di gas serra. Il rapporto costi-benefici dei reattori, insomma, sta cambiando.

Di conseguenza, molti paesi nel mondo stanno pensando di dotarsi di impianti nucleari per la prima volta, di ampliare il loro numero o di modernizzarli.

GLI STATI UNITI

Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno lanciato un programma di assistenza alle centrali nucleari, molte delle quali in difficoltà finanziarie e a rischio chiusura, da 6 miliardi di dollari. Hanno stanziato anche 2,5 miliardi per il supporto allo sviluppo dei reattori avanzati di nuova generazione, come quello modulare che TerraPower – la startup di energia nucleare fondata da Bill Gates – sta costruendo a Kemmerer, in Wyoming.

Gli Stati Uniti dispongono di cinquantacinque centrali nucleari in ventotto stati, per un totale di novantatré reattori. Nel 2023 dovrebbero entrare in servizio due nuovi reattori in Georgia: saranno i primi dal 2016.

Le autorità della California stanno valutando di mantenere attiva la centrale di Diablo Canyon, la quale, pur valendo quasi il 9 per cento della generazione elettrica dello stato, dovrebbe chiudere nel 2025 per motivi di opposizione pubblica. Il clima arido sta però riducendo la disponibilità di acqua per le centrali idroelettriche e contemporaneamente facendo aumentare la domanda energetica per i sistemi di raffrescamento.

L’EUROPA

Il 6 luglio il Parlamento europeo ha votato a favore dell’inserimento di alcuni progetti sull’energia nucleare nella lista delle attività economiche considerate sostenibili dal punto di vista ambientale (la cosiddetta “tassonomia”).

Mesi prima il presidente francese Emmanuel Macron – il paese utilizza il nucleare per produrre il 70 per cento dell’energia che consuma – aveva annunciato un piano da quasi 52 miliardi di euro per costruire fino a quattordici reattori di nuova generazione entro il 2035.

La crisi europea dei prezzi dell’energia e delle forniture di gas naturale ha convinto il Belgio a rimandare la chiusura delle centrali nucleari – lo smantellamento dei reattori era previsto per il 2025 – per garantire la sicurezza energetica nazionale. Anche la Germania sta moderando le sue politiche di dismissione della capacità nucleare, valutando un’estensione del servizio delle centrali rimanenti.

I Paesi Bassi costruiranno una nuova centrale nucleare, la prima dal 1973. Lo stesso faranno la Polonia e il Regno Unito, mentre la Repubblica ceca si doterà di un nuovo reattore (il combustibile per alimentarlo non arriverà dalla Russia, ma dagli Stati Uniti e dalla Francia).

L’AFRICA

Per compensare le minori possibilità di accesso al mercato europeo, la Russia – assieme alla Cina – sta supportando lo sviluppo di progetti di energia nucleare in Africa, un continente in espansione demografica che avrà sempre più bisogno di energia. Per il momento, l’unica centrale nucleare commerciale africana si trova in Sudafrica.

La società statale russa Rosatom sta però costruendo la prima centrale nucleare dell’Egitto, a El-Dabaa: entrerà in funzione nel 2030. L’accordo tra Il Cairo e Mosca risale al 2015, e quest’ultima ne ha finanziato la realizzazione con un prestito di 25 miliardi di dollari.

Il Ghana dovrebbe selezionare un sito per un impianto nucleare entro la fine dell’anno; a marzo le autorità della Nigeria hanno aperto un’asta per un progetto nucleare da 4000 megawatt di capacità. La Russia potrebbe aggiudicarsi entrambi i progetti, avendo siglato accordi di cooperazione con questi paesi nel 2012.

Quanto alla Cina, nel 2015 la CGN ha firmato un accordo con il Kenya per la costruzione di una centrale nucleare, e l’anno successivo ha stretto un’intesa simile con il Sudan: non è chiaro però se i piani si stiano concretizzando.

L’ASIA

La Corea del sud ha deciso di portare la quota dell’energia atomica dal 27,4 al 30 per cento del mix elettrico entro il 2030, costruendo nuovi impianti. Il Giappone, dopo i timori verso questa fonte energetica per via del disastro di Fukushima del 2011, vuole riattivare altri quattro reattori per salvaguardare il proprio fabbisogno nei mesi invernali.

IL CONTRIBUTO ECONOMICO DEL NUCLEARE ALLA TRANSIZIONE ENERGETICA

L’Agenzia internazionale dell’energia sostiene che senza un aumento della capacità energetica da nucleare, alimentare la rete elettrica con sole fonti a zero emissioni nette entro il 2050 costerà 500 milioni di dollari in più (per via degli investimenti addizionali necessari), provocando un aumento delle tariffe dell’elettricità per i consumatori di 20 miliardi all’anno.

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