Un accordo da 22 miliardi di dollari: Toshiba vende i chip al consorzio guidato da Bain Capital
Toshiba ha trovato l’acquirente per la vendita della sua divisione di chip. Il prescelto sarà il consorzio guidato da Bain Capital, che include anche Apple. Deluso e sconfitto il Western Digital, che si dice pronto a fare causa alla casa Giapponese. C’erano anche altri consorzi interessati all’acquisto: l’azienda sudcoreana dei chip SK Hynix e la Banca dello Sviluppo del Giappone.
Toshiba vende ad Bain Capital (e ad Apple)

Il piano di questo gruppo di investitori sarebbe quello di acquisire i chip di Toshiba per poi quotarli nuovamente in Giappone, a distanza di qualche tempo.
Problemi all’orizzonnte
La vendita però potrebbe avere degli intralci. Il problema più grande riguarda la Western Digital Corp. La società californiana, nota nel campo dello storaging digitale e già in partnership con Toshiba, rivendica il diritto di veto sull’accordo. A inizio settembre Toshiba sembrava intenzionata a vendere i semiconduttori alla partner californiana, ma ora le ha voltato le spalle e Western Digital ha avviato un’azione legale che potrebbe ritardare tutta l’operazione.
A giocare un ruolo fondamentale nella scelta dell’acquirente è stata Apple. Sarebbe stata proprio l’azienda di Cupertino, fortemente interessata ai chip NAND per le memorie interne dei suoi prodotti, a mettere sul piatto il contributo economico più importante. Bain Capital infatti avrebbe chiesto all’azienda circa 7 miliardi di dollari per partecipare all’operazione. Cifra di gran lunga superiore ai 3 miliardi di cui si parlava a inizio delle trattative.
Bilanci truccati
Pochi anni fa il gruppo Nipponico balzò alle cronache per uno scandalo su bilanci truccati. Sulla scia dello scandalo contabile (le cifre della società erano state gonfiate per 1,3 miliardi di dollari nell’arco di 7 anni ), l’azienda aveva annunciato l’intenzione di tagliare o ricollocare circa 6.800 impiegati del settore business di consumo e 3700 del business tv.

L’amministratore delegato del gruppo giapponese dei reattori nucleari, dei chip e della componentistica elettronica, Hisao Tanaka, all’eepoca dello scandalo rassegnò le dimissioni dopo essere stato indicato come responsabile di irregolarità nella presentazione dei conti.
Toshiba comunque ha fretta di iniettare fondi nel capitale per salvare quello che rimane di un gruppo che ha fatto la storia dell’industria giapponese del mondo. Anche alla luce del fallimento di Westinghouse, il colosso nucleare Usa, acquistato nel 2006.
Il principale fattore di di crisi per il gruppo è infatti legato al fatto che Toshiba sia stata uno dei principali costruttori di centrali nucleari. Nel 2006 acquisto la divisione nucleare statunitense Westinghouse. Lo scorso marzo proprio Westinghouse, nome celebre nel settore dell’energia atomica, ha presentato richiesta di fallimento. Il fallimento ha generato perdite miliardarie e uno stop ai progetti in altri Paesi, tra cui Regno Unito e India. Le azioni dell’azienda nipponica valgono oggi circa un quinto di quanto valevano dieci anni fa, nel 2007.
La storia del marchio

Nei primi anni di produzione, l’azienda nipponica produceva principalmente macchine elettriche. Solo negli anni trenta avvenne un cambio di produzione con la realizzazione di componenti elettronici. Da quel momento, l’azienda si specializzò nell’elettronica di consumo, settore che le permise negli anni settanta, di accrescere il proprio sviluppo e di espandersi a livello internazionale.
Conta circa 300 filiali nel mondo, di cui 24 in Europa, mentre la produzione industriale della Toshiba avviene in 25 stabilimenti presenti in Giappone, ed altri 42 sparsi nel mondo (in particolare Cina, Indonesia, Stati Uniti e Thailandia), di cui 4 europei.
Si prospetta un periodo di grandi cambiamenti per tutto mondo industriale nipponico. Soprattutto nel settore dell’elettronica dove le novità sono dietro l’angolo, Western Digital permettendo.



