skip to Main Content

Grosse Koalition Germania

Germania, tutte le novità (molto keynesiane) del terzo governo di Grosse Koalition

Le prime notizie sulla formazione del nuovo esecutivo a Berlino e i primi commenti e analisi di editorialisti, analisti ed economisti. L’approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino Alla fine, dopo diciannove settimane di trattative e una tirata conclusiva di quasi trenta ore consecutive, la Germania ritrova il suo governo, lo stesso che l’ha guidata in…

Alla fine, dopo diciannove settimane di trattative e una tirata conclusiva di quasi trenta ore consecutive, la Germania ritrova il suo governo, lo stesso che l’ha guidata in otto degli ultimi dodici anni. La terza Grosse Koalition guidata da Angela Merkel prenderà finalmente vita dopo che il suo nuovo socio Martin Schulz avrà superato l’ultimo ostacolo: l’approvazione del programma di governo da parte degli iscritti dell’Spd, cui è stata demandata l’ultima parola. Uno strumento per coinvolgere alla base nelle fasi decisionali del partito ma anche il bisogno per Schulz di farsi certificare dalla maggioranza degli iscritti la retromarcia cui l’ha obbligato il capo dello Stato, dopo il suo iniziale e categorico rifiuto ad avviare qualsiasi trattativa per un nuovo governo con Merkel.

Stesso governo dunque, ma con protagonisti in crisi d’identità e di fiducia, aggrappati alla Grosse Koalition innanzitutto per salvare politicamente se stessi e rinviare almeno di una tornata elettorale quel cambio generazionale che appare sempre più inevitabile. Una zattera su cui è dovuto salire Schulz ma che ha preservato anche Angela Merkel, che ora avrà il tempo di programmare allo stesso tempo la sua ultuma cancelleria e un’uscita di scena più dolce.

Il programma che rappresenterà il filo rosso del governo Merkel-Schulz è segnato da un ritorno generoso alla spesa pubblica, con l’Spd che, secondo prime indiscrezioni giornalistiche, si intesta i ministeri degli Esteri, delle Finanze e del Lavoro. Dopo aver pensionato alla guida del Bundestag il custode del rigore negli anni dell’eurocrisi Wolfgang Schäuble, Angela Merkel ha deciso di consegnare al passato la controversa stagione dell’austerità. Almeno per quel che riguarda le politiche interne. Gli opinionisti più critici ritengono che la cancelliera abbia in questo modo voluto “comprare” i suoi incerti alleati di governo, i socialdemocratici dell’Spd ma anche i cristiano-sociali bavaresi della Csu, ansiosi di non presentarsi ai propri elettori a mani vuote il prossimo ottobre. Ma è anche vero che, al di là del bazar che ha caratterizzato le trattative di governo più lunghe e complesse della storia della Bundesrepublik, il ritorno alla spesa pubblica rappresenta la risposta che Angela Merkel e la terza Grosse Koalition intendono dare all’insicurezza sorprendentemente incuneatasi anche nella società tedesca nell’attuale fase di globalizzazione e che ha dato spazio alla crescita del populismo nazionalista di Alternative für Deutschland (Afd).

Il tesoretto raggranellato negli anni passati verrà impegnato in una serie di misure che vanno dall’aumento delle pensioni per le mamme (Mutterrente) alla reintroduzione di un aiuto alle famiglie per facilitarne l’accesso al mercato immobiliare (che prenderà il nome di Baukindergeld), dalla costituzione di un mercato del lavoro sociale per i disoccupati di lungo periodo al rafforzamento del personale per l’assistenza agli anziani (i badanti). L’Handelsblatt, il principale quotidiano economico tedesco, ha stimato in 46 miliardi di euro i costi aggiuntivi del programma di governo che si sommano ai 1,39 miliardi di euro già previsti dal piano finanziario del precedente esecutivo per la legislatura appena avviata. È il doppio di quanto la stessa Grosse Koalition impegnò nel 2013. L’istituto economico di Colonia (IW) ha stimato una spesa di 2,8 miliardi entro il 2030 per l’aumento della Mutterrente, di 3,68 miliardi in 10 anni per il Baukindergeld, 1 miliardo per il mercato sociale del lavoro. Il problema, avvertono gli studiosi renani, è che si tratta di progetti di spesa destinati a diventare più costosi nel corso del tempo e a sforare le cifre oggi preventivate.

Non è l’unica critica che arriva dal mondo economico. “A mio avviso è problematico che la Grosse Koalition allarghi l’intera spesa pubblica all’apice della crescita e questa è una classica politica finanziaria prociclica “, ha scritto in una nota Clemens Fuest, il presidente dell’Ifo Institut di Monaco, “mentre sarebbe stato meglio fissare nuove priorità e allo stesso tempo sottoporre a verifica le spese correnti. Questo manca del tutto”. Per Christoph Schmidt, presidente del Consiglio di esperti economici (Sachverständigenrat) che consiglia parlamento e governo tedesco sulle querstioni economico-politiche, la vecchia-nuova maggioranza “avrebbe fatto meglio a utilizzare il ricco surplus di bilancio per abbattere il debito e per varare misure in grado di accrescere il potenziale di crescita nel lungo periodo”.

Pollice verso anche dai professori di economia e finanza tedeschi, interpellati in un sondaggio dello stesso Ifo pubblicato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Accusano il governo che verrà di “scarsa ambizione nella politica fiscale e di investimenti risicati nella costruzione delle infrastrutture per Internet ad alta velocità”. Molti avrebbero preferito anche maggiori limiti nella politica migratoria, uno dei temi che ha fatto da detonatore al successo di Afd. “Il programma della Grosse Koalition e tutt’altro che una grande spinta”, ha sintetizzato con diplomazia Niklas Potrafke, il direttore del dipartimento Finanze pubbliche dell’istituto bavarese.

volkswagenAncora più caustico il giudizio del settimanale economico WirtschaftsWoche, affidato al polemista Alexander Görlach. Il nuovo governo amplierà la forbice fra programmi sociali e innovazione, favorendo i primi e penalizzando i secondi. Nel programma Merkel-Schulz “non vi è alcuna strategia digitale per il futuro” né per “la trasformazione dell’industria dell’auto in crisi profonda”, nessuna “idea su come gestire l’immigrazione“, mentre “sull’Europa Macron ha ormai tolto la scena alla cancelliera”. Görlach prosegue: “In questa terza Grosse Koalition non si rintraccia alcuna idea che spinga con chiarezza il paese in avanti” mentre la Germania già soffre il confronto con gli Stati più innovativi dell’Asia, non solo con la Cina ma anche con altri paesi democratici. “Il problema”, conclude il settimanale, “è che lì emerge capacità di leadership, una qualità che si va sempre più perdendo nella politica tedesca”.

Nel frattempo, la lunghezza delle trattative è costata la maggioranza alla coalizione che guiderà la Germania. Secondo l’ultimo sondaggio dell’istituto Insa, se si votasse oggi Cdu-Csu otterrebbero il 30,5%, l’Spd il 17. Sommati fanno il 47,5%: la prima Grosse Koalition merkeliana, nel 2005, contava sul 69,4% dei consensi. E a proposito di leadership, ora l’ultima parola spetta agli iscritti dell’Spd. Sono 463.723 militanti, 24.339 si sono aggiunti nell’ultimo mese, dopo l’appello dei giovani del partito ad aderire per bocciare l’accordo di governo. Il titolo odierno della Bild tradisce però quale sia il clima sociale nel paese: “Gli stranieri voteranno per decidere il governo tedesco”, denuncia il tabloid, riferendosi agli iscritti dell’Spd “svedesi, turchi , siriani e francesi”, che hanno diritto di voto sulla scelta del partito, pur non potendo partecipare alle elezioni politiche.

 

Pierluigi Mennitti

Back To Top