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Montezemolo

Ecco quanto hanno guadagnato Montezemolo & C. vendendo Ntv al fondo Gip

I conti in tasca agli azionisti di Ntv (Nuovo trasporto viaggiatori) che hanno ceduto il controllo della società al fondo statunitense Gip Quanto incasseranno dal fondo americano Gip i soci italiani di Ntv? E quanto sarà il guadagno rispetto all’investimento iniziale? Sono le domande alle quali oggi risponde il quotidiano la Repubblica, che fa i…

Quanto incasseranno dal fondo americano Gip i soci italiani di Ntv? E quanto sarà il guadagno rispetto all’investimento iniziale? Sono le domande alle quali oggi risponde il quotidiano la Repubblica, che fa i conti in tasca agli azionisti che hanno fondato la società attiva nel trasporto privato dei passeggeri sull’alta velocità. Ecco di seguito nomi e numeri dopo che il fondo statunitense Gip ha rilevato la società presieduta da Luca Cordero di Montezemolo e capeggiata dall’amministratore delegato, Flavio Cattaneo. Sul tema si è esercitato anche Business Insider Italia con un articolo di Carlotta Scozzari.

I CONTI IN TASCA

A Montezemolo (12,71% delle azioni) andranno 254 milioni di euro, Diego Della Valle (17,14%) incassa 343 milioni di euro, Gianni Punzo ( 7,85%) 157 milioni, Isabella Seragnoli (5,72%) 114 milioni e Alberto Bombassei (4,77%) 95 milioni. Sono questi i calcoli del quotidiano la Repubblica, che aggiunge: “Il colpo della vita lo fa il fondo di investimento Peninsula: entrato un anno fa, ha triplicato l’investimento e col 12,59% se ne va con 252 milioni di euro”. E Cattaneo? “Nel 2015, quando alcuni soci non voleva sottoscrivere l’aumento di capitale, ha investito parte della liquidazione che aveva preso da Telecom Italia ed è salito al 5,83%. Contando anche quanto ci aveva messo in precedenza: a fonte di circa 15 milioni investiti ora ne incamera 116”.

LE PAROLE DI MONTEZEMOLO E CATTANEO

Come svelato oggi da un lato Montezemolo sul Corriere della Sera e Cattaneo sul Sole 24 Ore, presidente e amministratore delegato erano più propensi alla quotazione di Ntv (peraltro alle ore 10 del 9 febbraio sul sito di Ntv campeggia ancora la notizia sulla Ipo della società) che alla vendita al fondo di investimenti Gip rispetto agli altri azionisti che erano più disposti a vendere al fondo attivo nel settore delle infrastrutture e dell’energia. Significativa giorni fa la dichiarazione di Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, socio di Ntv: “Di mestiere non facciamo l’azionista di treni. Noi abbiamo la vocazione a fare banca e la partecipazione non è strategica. Alla miglior valorizzazione possibile si chiude”. Intesa, così come Generali, ha dovuto convertire parte dei crediti che hanno sostenuto Italo negli anni del profondo rosso, fino al 2015.

I NUMERI DI NTV

Tutti, comunque, hanno dovuto decidere se incassare subito, guadagnandoci in alcuni casi anche 7-8 volte quanto investito, oppure sperare nel successo di una quotazione piena di incognite e sperare di rivedere la stessa cifra non prima di almeno altri tre anni. In pratica i soci finanziari hanno rischiato di perdere tutto. Ora che il business funziona, la società da due anni è tornata in utile e c’è la possibilità di vendere bene, l’occasione ha fatto l’uomo venditore. Secondo alcune fonti finanziarie di Repubblica, dalla sua fondazione Italo è costata circa 1,1 miliardi tra investimenti, treni, aumenti di capitale, cassa bruciata nei tre anni in rosso: i soci ne escono con un guadagno mediamente più che raddoppiato se si pensa che il fondo americano si accollerà anche 430 milioni di debiti.

GLI INCASSI DEI SUI SOCI FINANZIARI

Ecco i calcoli sugli altri soci di Ntv: “Intesa Sanpaolo, con una quota del 18,81%, incasserà un assegno di 376 milioni di euro. Un po’ meno il gruppo Generali: nel 2015 non ha sottoscritto l’aumento di capitale e quindi la sua quota è scesa al 14,31%, per cui in cassaforte metterà “solo” 286 milioni. Ancora meno lungimirante era stato il gruppo Sncf, le Fs francesi. Sono stati tra i soci fondatori di Italo con il 20% delle quote ed erano stati accusati di utilizzare la società italiana come cavallo di Troia per venire a fare concorrenza a Trenitalia. Ma dopo i primi tre anni difficili hanno preferito perdere l’investimento iniziale e battere in ritirata oltre le Alpi”.

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