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Grillo

Vi racconto le giravolte dei grillini sull’Italia mafiosa

I grillini protestano contro il loro stesso racconto dell’Italia mafiosa. I Graffi di Damato Per fortuna c’è ancora nella nostra Costituzione l’articolo 78, sia pure nella versione striminzita e laconica lamentata dalla buonanima di Francesco Cossiga, Che con l’esperienza fattasi prima come sottosegretario alla Difesa, poi come ministro dell’Interno, poi ancora come presidente del Consiglio…

Per fortuna c’è ancora nella nostra Costituzione l’articolo 78, sia pure nella versione striminzita e laconica lamentata dalla buonanima di Francesco Cossiga, Che con l’esperienza fattasi prima come sottosegretario alla Difesa, poi come ministro dell’Interno, poi ancora come presidente del Consiglio e infine come presidente della Repubblica, e quindi detentore del “comando delle Forze Armate”, secondo l’articolo 87, lo avrebbe voluto più esteso o specifico a tutela delle funzioni del capo dello Stato.

L’articolo 78 è quello che laconicamente affida alle Camere la deliberazione dello stato di guerra e il conferimento dei “poteri necessari” al Governo, con la maiuscola. Siamo quindi al riparo dal rischio che il giovane ministro degli Esteri Luigi Di Maio perda la testa se il suo omologo tedesco, o la cancelliera Angela Merkel in persona,  o entrambi dovessero continuare a ignorare la sua richiesta di dissociazione dal quotidiano amburghese Die Welt. Che, convinto evidentemente di avere una certa influenza sugli elettori del partito della cancelliera, l’ha esortata a tenere ancora più fermo di quanto già non sia il suo no agli “eurobond” o “coronabond” proposti dagli italiani per fronteggiare economicamente l’emergenza virale riguardante non solo l’Italia, anche se ne stiamo subendo  i danni maggiori, sotto tutti gli aspetti: umani, sociali ed economici.

Il ricorso a questi strumenti finanziari, come anche al vecchio fondo salva-Stati preferito dalla Merkel in una versione più soft, senza o con minori condizioni di quelle che vorrebbero gli olandesi, secondo il giornale amburghese si risolverebbe in una carrettata di soldi a favore della mafia, o delle mafie che disporrebbero dell’Italia come cosa loro, probabilmente con la complicità dei governi di turno, compreso quindi quello in carica di cui Di Maio è ministro e Giuseppe Conte presidente del Consiglio se non per appartenenza, almeno per designazione del suo partito. Esso è notoriamente il Movimento 5 Stelle, fondato nel 2009 dal comico prestato alla politica Beppe Grillo e diventato in meno di dieci anni,  nelle elezioni del 4 marzo 2018, il partito più votato dagli italiani.

Ora, scherzi a parte sulla guerra che per fortuna Di Maio, peraltro neppure più capo formale del proprio movimento, e neppure capo della delegazione al governo, non potrebbe dichiarare alla Germania sostituendosi alle Camere, è davvero stravagante lo stupore espresso dal ministro degli Esteri per una rappresentazione dell’Italia, da parte di un giornale tedesco, perfettamente conforme a quella che ne hanno fatto i grillini dalla loro nascita politica per motivare il pur democratico, in quanto elettorale, assalto al Palazzo d’Inverno. Tale sarebbe stato un Paese praticamente lasciato alla mafia, anzi alle mafie, da tutti i governi precedenti, della prima e della seconda Repubblica.

Non c’è bisogno di scomodare lo scrittore Roberto Saviano o il procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, citati dal giornale tedesco, per motivare la rappresentazione criminale dell’Italia, e la pericolosità quindi di aiutarla, dopo l’errore evidentemente compiuto dall’Unione Europea di nascere praticamente a Roma con i trattati comunitari del lontano 1957, firmati in Campidoglio per l’Italia dal presidente del Consiglio Antonio Segni e dal ministro degli Esteri Gaetano Martino.

La rappresentazione dell’Italia mafiosa e corrotta è quindi nella storia politica dei grillini, che dovrebbero cominciare a vergognarsene, prima di protestare contro chi la replica. E ciò dovrebbe procurare qualche imbarazzo anche al presidente del Consiglio. Non parliamo poi del presidente della Repubblica, la cui famiglia pagò nel 1980 un prezzo altissimo di sangue nella lotta alla mafia con l’uccisione del presidente della regione siciliana Piersanti Mattarella, il fratello dell’attuale capo dello Stato.

Eppure dopo 34 anni trascorsi da quella morte, fra stragi compiute e incompiute, ma anche arresti, condanne e sconfitte clamorose inflitte alla malavita organizzata da uno Stato per niente rassegnato all’esproprio della propria sovranità, nel frattempo minacciata anche da mafie d’importazione, Beppe Grillo in persona si esibì nel 2014 nel palazzo del Parlamento Europeo, a Strasburgo, per chiedere di non dare aiuti al suo e nostro Paese perché si sarebbero tradotti in soccorsi alle mafie.

L’anno prima, nel 2013, il movimento grillino era approdato in Parlamento con un successo ancora parziale ma sufficiente a impedire a chi, bene o male, aveva vinto le elezioni, il Pd, di far fare il governo al suo segretario Pier Luigi Bersani. Le immagini di quel Grillo spiritato nell’incitare l’Unione Europea a tenerci al bando stanno spopolando nelle reti elettroniche e dovrebbero fare arrossire, ripeto, lo stesso Grillo e Di Maio. Essi stanno raccogliendo quello che hanno seminato, non certo delle margheritine.

 

Pubblicato sul Dubbio

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