Su 7,5 miliardi disponibili, il Green deal europeo metterà a disposizione dell’Italia 364 milioni di euro in sette anni, che dovranno mobilitare 4,8 miliardi d’investimenti per finanziare la transizione ‘verde’ nei territori ancora troppo legati alle energie fossili. Soldi da cui l’Italia, contributore netto al bilancio Ue, dovrà dedurre un versamento di circa 900 milioni nelle casse del nuovo Fondo per la transizione giusta, rendendo così il saldo in apparenza negativo.
Potrei sbagliarmi ma a prima vista l ‘Italia è quella che prende meno soldi dal green new deal europeo. Perché? Perché ha già riconvertito da tempo e con soldi propri la maggior parte della produzione energetica. Coperta d’oro invece la Polonia a carbone.
— chicco testa (@chiccotesta) January 16, 2020
LA VERSIONE DEL GOVERNO ITALIANO
Che cosa dice il governo italiano su questi numeri che sembrano una beffa? Dice il ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola (Pd): si tratta solo dalla “base per una stima, della Commissione Ue, il cui ammontare potrà salire a circa 1,3 miliardi, crescendo fino a 2 miliardi, una volta aggiunto il cofinanziamento nazionale e trasferite le risorse da altri fondi strutturali”.
LE AREE ITALIANE INTERESSATE
Secondo Bruxelles, tali risorse attireranno in Italia oltre 4,8 miliardi d’investimenti pubblici e privati. L’ex Ilva di Taranto, le miniere in Sardegna o le aree più inquinate di Piemonte e Lombardia sono i territori su cui il governo – in concerto con Bruxelles – potrebbe indirizzare le nuove risorse.
I CRITERI DI BRUXELLES
Le allocazioni per Paese sono state proposte dalla Commissione Ue sulla base di diversi fattori: l’ambiente e l’occupazione in primis, ma anche la ricchezza pro capite degli Stati. L’Italia risulta così essere il settimo beneficiario del Fondo da 7,5 miliardi, dopo altri contributori netti come Germania e Francia, che però dovranno versare di più nelle casse del nuovo strumento.
IL RUOLO DELLA POLONIA
La fetta più grossa andrà alla Polonia, la cui economia dipende ancora fortemente dall’industria del carbone, ha scritto l’Ansa. La Commissione vorrebbe dedicarle 2 miliardi (il massimo consentito per uno Stato membro) e mobilitare investimenti per 27,3 miliardi totali. Il primo a festeggiare è stato il ministro per il clima polacco, Michal Kurtyka, che su Twitter ha definito il risultato “una conferma positiva” dopo il Consiglio europeo di dicembre, quando Varsavia non firmò l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.
🇵🇱Polskie regiony z największą alokacją środków wg propozycji 🇪🇺Komisji Europejskiej dla Funduszu Sprawiedliwej Transformacji – nawet 100 mld zł środków na inwestycje!
Pozytywne potwierdzenie konkluzji Rady Europejskiej z 12 grudnia 2019 r.
— Michał Kurtyka (@KurtykaMichal) January 15, 2020
IL COMMENTO DEL SOLE 24 ORE
In dicembre, la Polonia non ha abbracciato l’impegno preso dagli altri stati membri di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. “È evidente – ha commentato il Sole 24 Ore – che la generosità del nuovo Jtf deve servire anche a vincere la resistenza polacca. Dalla Polonia dipende il raggiungimento dell’obiettivo europeo, ma c’è da chiedersi se Varsavia potrà beneficiare del fondo anche senza un suo impegno ambientale”
LA POSIZIONE DEGLI ALTRI STATI
Dopo la Polonia, il secondo maggiore beneficiario del nuovo fondo sarà la Germania, primo contributore netto al bilancio Ue, che avrà 877 milioni per mobilitare 13,4 miliardi. Ora il nuovo strumento sarà al centro di un complesso negoziato fra i governi, legato a doppio filo con le discussioni in corso sul bilancio Ue 2021-2027. Su questo, le posizioni delle 27 capitali sono ancora lontane dal trovare un accordo.
L’ANALISI DEL CORRIERE DELLA SERA
Oggi il Corriere della Sera ha scritto: “Dopo l’annuncio del Piano di investimento per un’Europa sostenibile e del ‘Meccanismo per una transizione giusta’ che mobiliteranno in dieci anni mille miliardi tra fondi pubblici e privati, ieri sono arrivate le cifre in dettaglio che riguardano il ‘Just Transition Fund’ da 7,5 miliardi per il periodo 2021- 2027. All’Italia arriveranno 364 milioni”. A questi bisogna aggiungere – ha proseguito il Corriere della Sera – “i fondi strutturali (Fesr e Fse) e il cofinanziamento nazionale per un totale di 1 miliardo e 301 milioni”.
IL RUOLO DI BEI E CDP
Tenuto conto poi dell’effetto leva del Piano InvestEu (altro pilastro del meccanismo, che coinvolge Bei e Cdp) “saranno mobilitati, secondo i calcoli della Commissione Ue, 4 miliardi e 868 milioni tra investimenti pubblici e privati sui 104,6 totali a livello Ue – si legge sul quotidiano – Il nostro Paese verserà anche circa 900 milioni, che è il contributo pari al 12% del Reddito Nazionale Lordo”.
I NUMERI DEGLI ALTRI STATI
Per quanto riguarda gli altri beneficiari, “la Polonia è la prima beneficiaria del Fondo con 2 miliardi, che uniti agli altri strumenti mobiliteranno un po’ più di 27 miliardi. La Germania, che ha carbone e lignite, otterrà 877 milioni. Gli altri beneficiari principali sono i Paesi dell’Est (Romania 757 milioni, Repubblica Ceca 581 e Bulgaria 458 ). La Francia ne prenderà 402, la Spagna 307. Tutti i 27 Stati membri riceveranno qualcosa, Malta 8 milioni e il Lussemburgo 4”, ha aggiunto il Corriere della Sera.
L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE
“Secondo dati pubblicati ieri qui a Bruxelles, la Polonia otterrebbe 2,0 miliardi di euro dai 7,5 miliardi di denaro fresco di cui sarà composto il fondo (si veda Il Sole/24 Ore di ieri). Attraverso il cofinanziamento nazionale e altri aiuti finanziari, il paese dovrebbe poter mobilitare fino a 27,4 miliardi di euro nel periodo 2021-2027. L’obiettivo del fondo (noto con l’acronimo inglese Jtf) è di facilitare una transizione che avrà costi economici e sociali, soprattutto in un paese che fa grande uso di carbone”, ha scritto il Sole 24 Ore. Gli 11 paesi dell’Est Europa dovrebbero mobilitare investimenti per 60 e rotti miliardi di euro. Agli altri stati membri rimarrebbe il resto, ha aggiunto il Sole: “Importante beneficiaria è la Germania, con investimenti stimati in 13,4 miliardi di euro. La Repubblica Federale continua a fare grande uso di carbone e lignite, e ha una industria chimica, in particolare nel Nord Reno-Vestfalia e nella Renania Palatinato, molto inquinante. Confermata è la dotazione italiana: 364 milioni di euro per investimenti pari a 4,8 miliardi”.