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Popolare di Bari, che cosa faranno Tesoro, Mcc-Invitalia e Fitd? Analisi e dubbi di De Mattia (ex Bankitalia)

Le ultime indiscrezioni sul piano di salvataggio che sta orchestrando anche il Tesoro per la Banca Popolare di Bari e il commento di Angelo De Mattia

Tesoro e banche in soccorso della Banca Popolare di Bari.

Il Fidt, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, si riunirà giovedì 3 dicembre per esaminare il dossier Popolare di Bari, la banca pugliese in gravi difficoltà economiche che attende un soccorso sistemico al quale è al lavoro anche il governo e in primis il Tesoro retto dal ministro Roberto Gualtieri.

Il piano di salvataggio imperniato attraverso Mediocredito Centrale – controllato da Invitalia, società del ministero dell’Economia – ammonta a circa un miliardo di euro.

La riunione del Fondo sarà solo informativa per analizzare una situazione in rapido divenire ma in cui il ruolo dei protagonisti e le tipologie di intervento devono ancora essere definite. “Al momento non ci sono gli elementi per decidere, non siamo ancora in questa fase”, hanno sottolineato alle agenzie di stampa fonti vicine al fondo.

Per intervenire il Fitd deve ricevere una richiesta di salvataggio dalla Popolare di Bari, basata su un piano di rilancio dettagliato, che indichi anche il fabbisogno di capitale.

Ma dal gruppo bancario fondato dalla famiglia Jacobini smentiscono che oggi debba riunirsi il cda per avanzare una simile richiesta di aiuto.

Il Fitd interverrebbe a fianco di Mcc (Mediocredito centrale), che dovrebbe avere il ruolo di partner industriale, al pari di quanto fatto con Ccb in Carige.

Ma Mcc – come approfondito giorni fa in questo articolo di Start – al momento non ha le risorse per salvare la Bari, deve prima essere ricapitalizzata dallo Stato mentre non è ancora chiaro se la Popolare di Bari, in caso di fusione, potrà accedere alla norma del Dl Crescita che consente di trasformare le Dta (attività fiscali differite) in crediti d’imposta.

Una variabile non di poco conto, che potrebbe valere fino a mezzo miliardo di euro, ma che la Ue, con cui il Mef sta dialogando, potrebbe bloccare considerandola aiuto di Stato, notano alcuni addetti ai lavori.

Questo scenario contraddice tutte le informazioni e le ricostruzioni giornalistiche secondo cui negli scorsi mesi proprio sulla norma Dta ci fosse stato un via libera informale della Commissione Ue.

Mentre non sono state smentite le indiscrezioni secondo cui nei pour parler fra banche, Tesoro e Bruxelles funzionari della Commissione Ue avrebbero auspicato che la banca pugliese accantonasse i progetti di ricorso contro il governo europeo per la vicenda Tercas.

Secondo le ultime cronache, si starebbe scartando al Tesoro la possibilità per la Popolare di utilizzare la leggina voluta dallo stesso Tesoro per trasformare in presenza di progetti di aggregazione le attività fiscali differite in crediti di imposta (cosa che avrebbe consentito un apporto al patrimonio per circa 400 milioni, previo pagamento di un canone annuale) per orientarsi su un intervento della Banca del Mezzogiorno-Mediocredito centrale (Mcc).

Non si prenderebbe in considerazione la leggina in questione, che non sarebbe stata neppure notificata alla Commissione (come ha scritto nei giorni scorsi il Fatto Quotidiano), per prevenire il rischio di una bocciatura in quanto sarebbe stata redatta in modo inadeguato senza recepire i suggerimenti e le richieste che sarebbero stati preventivamente formulati dalla stessa Commissione.

In sostanza – ha sottolineato su Mf Angelo De Mattia, già ai vertici di Bankitalia con il governatore Antonio Fazio – potrebbe scattare il divieto di aiuti di Stato, configurato assai lascamente nel caso NordLb: “È un punto, questo, sul quale occorre, allora, massima chiarezza. Non si può seguitare con i «si dice». Il Tesoro ha il dovere di far spiegare, se così è, se cioè effettivamente ritiene di non poter consentire il ricorso a una leggina che esso stesso ha proposto e fatto approvare, le relative motivazioni. Lo deve innanzitutto al Parlamento. Diversamente, se tutto ciò non fosse fondato, allora è doveroso che chiarisca perché dai progetti che le cronache riportano, senza smentite parziali o totali di Via Venti Settembre, l’utilizzo delle attività in questione sia escluso. In effetti, si sosterrebbe che il Mediocredito sarebbe chiamato, in un primo momento, a erogare alla Popolare in queste settimane 150 milioni, in una forma tecnica che non è chiara, perché essa possa mettersi in regola con i ratios patrimoniali; successivamente, ma sempre in questo mese, l’istituto acquisterebbe 600 milioni di crediti della Bari ritenuti in bonis; si passerebbe, quindi, al varo di un aumento di capitale per cifre che continuano a oscillare tra 700 e 800 milioni o anche oltre con l’intervento del Fondo di tutela dei depositi e dello stesso Mcc. Per ora non si parlerebbe di altri possibili interventi. L’operazione sarebbe un presunto salvataggio”.

Con questa prospettiva, tutte le varie e molteplici ipotesi di fusioni e aggregazioni di cui si è parlato nelle scorse settimane – mai smentite, anzi, anche dai vertici della banca guidata da Vincenzo De Bustis – sarebbero accantonate.

Non solo: tempo fa, si era parlato per la Popolare pugliese di un’operazione di scissione societaria con la cooperativa che svolge limitate funzioni bancarie e la Spa che ha la maggiore competenza nel campo creditizio e finanziario. “A quest’ultima si riteneva che sarebbe stato più agevole ammettere azionisti in grado di prendere parte alla ricapitalizzazione e, nel contempo, si sarebbero potute operare le progettate aggregazioni. Esiste ancora un piano del genere? – si è chiesto in maniera polemica l’editorialista De Mattia – O sono subentrate varianti ovvero, ancora, è stato superato? Anche in questo caso, la trasparenza la si deve, innanzitutto, ai 3 mila dipendenti della Popolare e ai 70 mila soci. Il silenzio del Tesoro, dovendosi ritenere che il progetto sia stato comunque sviscerato, non sarebbe più accettabile”.

Così come molti osservatori notano un silenzio assordante dei vertici della banca dopo interviste rassicuranti e dense di annunci, progetti e rassicurazioni. Ora, nei palazzi romani e in ambienti anche bancari, ci si chiede: ma con il sollievo anche del Tesoro (tramite Mcc-Invitalia) e con l’intervento sistemico del fondo Fitd, quali sono stati apporto e risultati di un banchiere di lungo corso come De Bustis alla testa della Popolare di Bari?

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