skip to Main Content

Ecco come la Francia sbava per Assicurazioni Generali e Unicredit

Che cosa succederà in Assicurazioni Generali e Unicredit? L’intervento di Mitt Dolcino E’ ormai chiaro a tutti che questa Europa asimmetrica scricchiola: per inciso, ci sono 6 mesi di tempo per correggere la manovra finanziaria del governo italiano, post bocciatura di Bruxelles. Ossia il verdetto finale Eu sarà attorno al 20 maggio 2019. Considerando che…

E’ ormai chiaro a tutti che questa Europa asimmetrica scricchiola: per inciso, ci sono 6 mesi di tempo per correggere la manovra finanziaria del governo italiano, post bocciatura di Bruxelles. Ossia il verdetto finale Eu sarà attorno al 20 maggio 2019.

Considerando che tre giorni dopo ci saranno le elezioni Europee (23 maggio 2019) possiamo stare certi che il castello di carte attuale verrà comunque sparigliato: se Bruxelles vorrà imporre misure lacrime e sangue all’Italia il risultato delle urne sarà scontato, una catastrofe per gli europeisti (i gialloverdi saranno affiancati dai votanti euroscettici francesi di Marine Le Pen e dai tedeschi di AfD, oltre ai sovranisti di mezza Europa).

Anche in tale contesto vanno lette due recenti notizie piuttosto rilevanti: Unicredit ed Assicurazioni Generali, guidati da due amministratori delegati francesi, stanno tentando di “trasferire” valore fuori dall’Italia. E’ questo il timore di molti in Italia. Sarà vero? Si realizzerà davvero?

Il metodo è sofisticato: da una parte Assicurazioni Generali da due-tre anni, con Philippe Donnet alla testa, sta vendendo attività fuori dall’Italia reinvestendo poco o nulla dei proventi delle alienazioni.

Oggi Generali stima in 10 miliardi la liquidità nel periodo del piano che invece di essere re-impiegata in attività reali a basso rischio – come da tradizione triestina – verrà in gran parte liquidata agli azionisti, come annunciato nel piano triennale presentato negli scorsi giorni. Della serie, ancora qualche anno di cura Donnet, l’ad francese di Generali, ed il Leone di Trieste rischia di ridursi a un gattino, avendo alienato un bel po’ del suo portafoglio all’estero anche se nel piano triennale si garantisce che si crescerà specie in Asia.

Dall’altra parte c’è Unicredit dove il legionario Jean-Pierre Mustier, il capo azienda del gruppo di di piazza Cordusio, sta oggi valutando i consigli interessati di qualche banchiere d’affari vicino alla Francia di separare la banca in due tronconi: la parte straniera scorporata da quella italiana, con due quotazioni di titoli differenti in borsa.

Per non parlare degli svariati tentativi degli scorsi mesi ed anni (per ora falliti o accantonati) di “fondere” Unicredit con, guarda caso, Société Générale, la banca francese da dove proviene lo stesso Mustier; e dove oggi siede nel cda l’ex membro del consiglio della Bce, l’italiano Lorenzo Bini Smaghi.

E’ palese, dunque, l’attivismo parigino sugli interessi italiani, di fatto drenando ricchezza all’estero a favore di soggetti stranieri, soprattutto in direzione Francia.

Viene da dire, in tutto questo scempio, cosa sta facendo il governo? Non ci vorrebbe molto – secondo la mia opinione – ad allineare gli interessi dei vari azionisti italiani di Generali ed Unicredit con l’entrata nell’azionariato dei due ex giganti da parte di Cassa Depositi e Prestiti; oltre tutto a prezzi di realizzo, dopo i crolli di borsa delle ultime settimane.

Per non perdere il Nord, occorre sempre ricordare la saggezza dei grandi: Enrico Cuccia prestò sempre molta attenzione all’italianità di Unicredit e soprattutto di Generali.

Considerazione finale, personale: un paese che non riesce a mantenere l’Italianità di colossi come Assicurazioni Generali ed Unicredit è un Paese finito.

Back To Top