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Cassa depositi e prestiti, tutti i subbugli tra fondazioni e Tesoro su Tononi e Paganetto

L'atarassia di Tononi. Le frenesie di Paganetto. Il ruolo di Guzzetti. Le aspirazioni di Profumo. Il lavorìo di Palenzona. E le manovre del presidente del collegio sindacale indicato dal Tesoro. Che cosa succede ai vertici di Cdp? Fatti, nomi e indiscrezioni

 

Fondazioni al centro delle tensioni al vertice della Cassa depositi e prestiti. Con presidente e vicepresidente – il primo espressione diretta degli enti di estrazione bancaria e il secondo indicato dal Tesoro – che sono al centro di trambusti nelle e tra le fondazioni creditizie, azioniste di Cdp con circa il 18%.

Sono in particolare tre gli esponenti delle fondazioni che stanno avendo un ruolo decisivo – diretto o indiretto – in questi giorni. Ovviamente Giuseppe Guzzetti, deus ex machina ancora del mondo delle fondazioni, quindi Francesco Profumo al vertice della Compagnia di Sanpaolo (azionista di Intesa Sanpaolo come Cariplo) e neo presidente dell’Acri al posto di Guzzetti (che ha dato il beneplacito all’elezione di Profumo), infine Fabrizio Palenzona, dominus della Fondazione Crt (azionista di Unicredit).

Secondo Dagospia, Guzzetti avrebbe redarguito il presidente della Cassa, Massimo Tononi, che continua a ripetere ai suoi interlocutori di non vedere l’ora di uscire dalla Cassa (un sentimento che viene peraltro auspicato anche in ambienti di Cdp, dove si aspettavano un atteggiamento meno atarassico e indolente visto il ruolo preminente come quello di presidente specie nell’interlocuzione con le istituzioni e le forze politiche).

Guzzetti – ma pare anche Giovanni Bazoli e Romano Prodi – da tempo hanno chiesto a Tononi di non mollare la carica. Per questo l’ex numero uno della fondazione Cariplo non ha gradito le voci che gli continuano a giungere secondo cui Tononi continua a ribadire di essere scontento in Cdp. Anche perché, come nel caso della recente intervista a sorpresa del vicepresidente Luigi Paganetto che ha aperto alla possibilità di un intervento della Cassa in Alitalia (ipotesi sempre esclusa e criticata dalle fondazioni), molti esponenti delle fondazioni si attendevano una presa di posizione pubblica – se non un comunicato di precisazione – di Tononi dopo la sortita stravagante di Paganetto, vice di Tononi.

Invece il silenzio di Tononi ha irritato le fondazioni. E non solo le fondazioni. Infatti, come ha scritto Lettera 43, il collegio sindacale di Cassa Depositi e Prestiti presieduto da Carlo Corradini ha convocato il vicepresidente di Cdp, Paganetto, per contestargli l‘intervista rilasciata al quotidiano La Stampa lo scorso 9 luglio (qui l’approfondimento di Start). I virgolettati erano chiari: Paganetto, amico di lunga data del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, aveva aperto a sorpresa a un intervento della Cassa nel capitale di Alitalia, nonostante statuto, ministero del Tesoro e soci di minoranza (ovvero le fondazioni che esprimono il presidente, Massimo Tononi) dicessero il contrario.

“Ora, secondo il collegio dei sindaci – ha rivelato Lettera 43 – potrebbero essere state violate una serie di normative sulla gestione delle informazioni privilegiate, codice etico aziendale, deleghe che il consiglio di amministrazione ha dato esclusivamente a presidente e amministratore delegato”.

Da sottolineare che Corradini, il presidente del collegio sindacale, che ha preso l’iniziativa contro Paganetto – collega e amico di vecchia data del ministro dell’Economia, Giovanni Tria – non è espressione delle forze di maggioranza (anzi, Lega e Movimento 5 Stelle hanno duramente stimmatizzato il Tesoro per le scelte del collegio sindacale di Cdp perché nemmeno i due viceministri del Mef di Lega e M5S, rispettivamente Massimo Garavaglia e Laura Castelli, erano stati informati delle indicazioni di Tria, come ha svelato giorni fa Start). Da sottolineare, peraltro, che Corradini è nel cda della fondazione Cariplo con deleghe di rilievo alla gestione del patrimonio.

Sulle difficoltà di Tononi e Paganetto, secondo indiscrezioni parlamentari e finanziarie, si potrebbero innestare le ambizioni di Francesco Profumo per la presidenza di Cdp, visto che l’anno prossimo lascerà il vertice della Compagnia di Sanpaolo. Mentre sulla vicepresidenza di Cdp fa un pensierino Palenzona: se non per se stesso, magari per una personalità delle fondazioni gradita anche alla maggioranza di governo. Anche se il fronte Palenzona punterebbe alla presidenza dell’Acri.

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