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Borsa Italiana

Vi spiego gli intrecci fra spread e Borsa in attesa del governo Conte

Il Taccuino di Gianfranco Polillo su Borsa, mercati e politica mentre Giuseppe Conte ha ricevuto dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, l’incarico di formare il governo M5S-Lega Borse giù (- 1,3 per cento) e spread su (+ 7,11 per cento): questa in sintesi estrema l’andamento degli indici di Piazza Affari per azioni e titoli di…

Borse giù (- 1,3 per cento) e spread su (+ 7,11 per cento): questa in sintesi estrema l’andamento degli indici di Piazza Affari per azioni e titoli di stato. Uno scenario che si ripete con una certa monotonia da diversi giorni. Dal 7 maggio scorso la Borsa, sui suoi titoli più rappresentativi che costituiscono il Ftse-mib, ha perso il 6,7 per cento.

COME VA LO SPREAD

Dalla stessa data gli spread sui BTP sono passati da 122 punti base a 191,40: un salto del 57 per cento. Più che un complotto sembra essere l’inizio di una vera e propria guerra, con le prime vittime che si contano sul tappeto. Andamenti del genere hanno una logica finanziaria. Proprio ieri l’Istat si soffermava sulle incertezze presenti nello scenario di previsione. Valutando i rischi relativi sia ad una non favorevole evoluzione del commercio internazionale sia all’andamento del prezzo del petrolio: foriero di determinare una ripresa dell’inflazione. Fattori che, per l’economia italiana, potrebbero comportare una riduzione del tasso di crescita stimato per il 2018 (1,4 per cento del Pil) di 0,2 punti.

LE CORRELAZIONI

Preoccupazioni analoghe sono relative a tutti i Paesi dell’Eurozona. In flessione le principali borse. Con il petrolio ad 80 dollari al barile è chiaro che i mercati chiedano un piccolo sovrapprezzo per i rendimenti dei titoli pubblici. E quindi sul mercato secondario gli spread sugli stessi bonos spagnoli sono in tensione: fino a raggiungere i 94 punti base. Sennonché in Italia si paga un pegno maggiore. Ed infatti il differenziale con gli stessi bonos ha raggiunto un valore simbolico pari a 100 punti base. Torna, in qualche modo, l’incubo del 2011, quando il crollo dei titoli italiani fu proceduto da analoghe scosse. Segno che i grandi Fondi d’investimento erano orientati a vendere l’Italia e comprare la Spagna.

CHI BOFONCHIA

Che il clima nei confronti del nostro Paese non sia idilliaco è dimostrato dall’attenzione con cui tutta la stampa internazionale segue le vicende italiane. In genere i gestori dei principali fondi di investimento, che operano su scala globale, dedicano al mercato interno italiano pochi minuti. E’ troppo piccolo per reclamare l’attenzione dovuta. Ma se Les Echos, Le Monde, Le Figaro, Financial Times, El Pais e via dicendo dedicano all’Italia pagine e pagine malevoli, e per di più veritiere, circa lo stato reale della situazione economica e finanziaria, è difficile non trovare riscontro negli andamenti degli aggregati finanziari. Quindi nessuna meraviglia. Anche perché l’Italia non è la Grecia. Le sue possibili turbolenze avrebbero un effetto amplificato su una realtà più vasta, che, tra l’altro, gode di un periodo di convalescenza che non è, ancora, uno scampato pericolo. Com’è evidente dalla permanenza del quantitative easing.

L’ANALISI DEI TITOLI

Si spiega così il profondo rosso della seduta a Piazza Affari. Che ha coinvolto tutte le blue chip con qualche limitata eccezione. Solo cinque titoli hanno mostrato una certa resistenza (Banca Mediolanum, Bper Banca, Italgas, Mediaset e Salvatore Ferragamo) con leggeri incrementi che, salvo Bper Banca, hanno appena superato la sufficienza: guadagni non superiori allo 0,5 per cento. Il resto è sprofondato in territorio negativo, con perdite che arrivano fino al 3,5 per cento, come per Saipem. Le peggiori hanno lasciato sul terreno oltre il 2 per cento delle loro quotazioni.

TRA POLITICA E MERCATI

Ha inciso la politica? Le perdite maggiori si sono materializzate all’inizio di seduta con una flessione dell’indice pari al 2 per cento. Poi è leggermente risalito, ballando intorno ad una flessione dell’1,5 per cento. Rimasto tale anche quando le agenzie hanno battuto la notizia che Giuseppe Conte era stato convocato dal Presidente del Repubblica. Il preannuncio di un possibile incarico e l’inizio di una nuova fase. Che, tuttavia, non ha generato forme d’entusiasmo. Segno evidente che non basta indicare il possibile premier per sciogliere i nodi non risolti della politica italiana.

LO SCENARIO

Solo alla fine della seduta l’indice ha parzialmente recuperato a seguito delle ricoperture di chi aveva venduto all’inizio di seduta. Con guadagni che possono aver sfiorato la soglia dell’1 per cento. Niente male per chi ha saputo realizzare un guadagno simile su capitali impegnati solo per qualche ora. Ma questo è il mercato, bellezza! I grandi computer sono alla caccia di possibili refoli di vento. Sono settati sul brevissimo periodo ed i risultati, a quanto è dato da vedere, appaiono evidenti.

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