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Bcc, ecco problemi e sfide per Iccrea e Ccb

Che cosa attende le due holding del mondo Bcc, Iccrea e Cassa centrale banca (Ccb)

Proseguono i banchi di prova per il credito cooperativo, reduce dalla riforma del 2016 – parzialmente modificata due anni dopo – che ha portato alla nascita di due grandi gruppi, Iccrea e Cassa Centrale Banca. Quest’ultimo peraltro è stato protagonista negli ultimi mesi anche del salvataggio di Carige di cui è diventato il secondo azionista con l’8,34% delle quote e l’opzione di scalzare il primo, il Fondo interbancario di tutela dei depositi (79,99%), entro i prossimi due anni.

Ora, secondo indiscrezioni raccolte da Milano Finanza, per i due gruppi sarebbe il momento del primo esame importante ovvero il comprehensive assessment della Banca centrale europea che punta a certificarne l’effettivo stato di salute.
Da non dimenticare che tutta questa girandola di cambiamenti e il decollo di Iccrea e Cassa centrale hanno pure portato a una effettiva perdita di peso di Federcasse, l’associazione nazionale delle Bcc e delle casse rurali nata nel 1909 e oggi guidata da Augusto Dell’Erba.

LA VALUTAZIONE APPROFONDITA DI FRANCOFORTE

Secondo quanto riportato da Mf, dunque, a inizio anno ci sarebbero già stati i primi colloqui tra i vertici delle due capogruppo e i funzionari della Vigilanza dell’Eurotower. L’iter di questa valutazione approfondita si dovrebbe concludere a luglio secondo una “tabella di marcia scandita dal meticoloso manuale recentemente aggiornato dalla Bce che disciplina per passo per passo il processo di analisi”.

Per entrambi i gruppi, evidenzia il quotidiano finanziario del gruppo Class, si tratta di una prima volta perché Iccrea nel 2014 ha svolto un primo comprehensive assessment ma solo relativamente alla banca di secondo livello mentre Ccb ha assunto una dimensione rilevante per la Vigilanza solo nel 2019.

Scendendo nel dettaglio, l’operazione si comporrà di “un’asset quality review (cioè un esame granulare dell’attivo dei due gruppi) e di uno stress test (una simulazione di scenari avversi sui bilanci dei due vigilati). Sotto la lente dei team ispettivi e dei relativi consulenti finiranno pertanto le diverse famiglie di attivo, raggruppate per cluster, dai crediti con le relative coperture ai portafogli di trading fino alle attività illiquide. Una prassi ormai consolidata per la Vigilanza dopo oltre cinque anni di intensa attività”.

Ecco dunque per il credito cooperativo un esame con cui certificare lo stato di salute e anche l’ingresso nel club delle banche significative. Un esame che, sempre secondo Mf, non desterebbe preoccupazioni ai vertici di Iccrea e di Ccb.

L’INTERLOCUZIONE CON LA BCE

Un’apparente tranquillità che forse va cercata pure nel dialogo continuo che sia Iccrea sia Ccb hanno avuto con la Banca centrale durante il processo che ha portato alla nascita dei due gruppi. Addirittura, nota Milano Finanza, “molteplici correttivi sono stati apportati ai processi e alle strutture manageriali” proprio grazie a indicazioni di Francoforte. Peraltro, entrambi i gruppi ntto sempre gradito all’Eurotower. A fine del 2019, tanto per fare un esempio, Iccrea ha cartolarizzato con garanzia pubblica un portafoglio dal valore nominale da 1,3 miliardi di euro in seno a un gruppo di 68 banche mentre Ccb ha venduto uno stock da 345 milioni ad Arrow Global.

IL PROBLEMA DELLE BCC SIGNIFICANT

In questo contesto occorre ricordare un problema non da poco che coinvolge le 227 Bcc che sono state obbligate dalla riforma a confluire in Iccrea e Ccb. Con questa operazione, infatti, le banche di credito cooperativo sono diventate significant – ossia significative sotto il profilo del rischio – e rientrano nel gruppo dei grandi istituti sottoposti al Meccanismo di vigilanza unico che fa capo all’Eurotower. Il paradosso però, spiegano a Start Magazine gli addetti ai lavori, è che le Bcc sono considerate significant soltanto a causa dell’adesione ad un gruppo bancario cooperativo e questo comporta che una piccola Bcc con anche solo quattro o cinque sportelli venga assoggettata alle stesse regole previste per i colossi bancari europei, con tutto quello che ne consegue in termini di possibilità di (non) finanziare pmi, artigiani e famiglie.

A riguardo bisogna menzionare un ordine del giorno al decreto Milleproroghe dei deputati leghisti e di due deputati Pd con cui si chiede al governo di valutare se è il caso di “convocare e avviare senza indugio” un confronto – anche tramite un tavolo apposito – “di natura sia politica sia tecnica per individuare le modalità più adeguate ed efficaci per risolvere la questione della coerenza delle attuali norme bancarie rispetto alle finalità mutualistiche e al loro esclusivo ruolo di servizio allo sviluppo inclusivo e partecipato delle economie locali”.

Inoltre si impegna l’esecutivo a valutare se sia opportuno “adottare con urgenza le puntuali modifiche normative necessarie per l’ordinata ed efficace attuazione della legge di riforma delle Banche di credito cooperativo, quali quelle già note e sollecitate dal Parlamento e relative al Fondo temporaneo delle Bcc, alla disciplina delle azioni di finanziamento prevista dall’articolo 150-ter del Tub, agli interventi volontari effettuati a tutela della stabilità finanziaria del settore, all’applicazione coordinata dell’istituto del Gruppo Iva con altri istituti”.

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