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Donald Trump

Che cosa sta succedendo davvero a Wall Street e ai tassi Usa

Il commento giornaliero ai mercati finanziari di Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, con la flessione a Wall Street e dintorni   La discesa di Wall Street, venerdì, ha preso ulteriore velocità nella parte finale della seduta, traducendosi in una disfatta che ha segnato diversi record: il maggior calo giornaliero dal 9 settembre…

 

La discesa di Wall Street, venerdì, ha preso ulteriore velocità nella parte finale della seduta, traducendosi in una disfatta che ha segnato diversi record: il maggior calo giornaliero dal 9 settembre 2016 (-2.12%); il maggior calo settimanale da gennaio 2016 (-3.85%); il Vix ha segnato il massimo da novembre 2016; solo per citarne alcuni.

Centro nevralgico delle tensioni sui mercati, la salita dei rendimenti, con il 10 anni US spinto dalle avvisaglie di inflazione salariale ai massimi da gennaio 2014.

In effetti, la salita del rendimento del decennale US da inizio anno ammonta a oltre 40 bps (da 2.40% a 2.93%). Su queste basi, il mercato sta archiviando il concetto di “Goldilocks scenario” ovvero crescita robusta, e inflazione bassa, e quindi condizioni monetarie ultra accomodanti, che ha caratterizzato il 2017. Il risveglio è reso brusco dal fatto che segue trimestri di buone performance con volatilità minima che hanno reso gli investitori compiacenti.

L’impressione è che dietro questa correzione (ormai più essere definita tale, essendo giunta sulla soglia del 5% dai massimi a Wall Street), non ci sia altro, per il momento, che un eliminazione di eccessi di breve, e che i movimenti sui tassi costituiscano, almeno in questa fase, più una miccia e nello stesso tempo un canale di trasferimento della volatilità sugli altri asset, che un problema per il ciclo.

La seduta asiatica non poteva ignorare l’andazzo di Wall Street, e infatti la stra grande maggioranza degli indici dell’area mostra rilevanti perdite, a cominciare da Tokyo, che ha snobbato i buoni PMI services e Composite di Gennaio, perdendo oltre il 2%.

Tra gli altri indici, solo i mercati locali cinesi sono andati in controtendenza, mettendo a segno un modesto guadagno. Apparentemente il rimbalzo è stato aiutato da una concessione dei regulators, in pratica il permesso agli investitori locali a leva di aggiungere collaterale nel caso il margine si esaurisca (fino ad ora le posizioni venivano liquidate alla margin call). La misura farebbe parte degli sforzi delle autorità per rendere più stabili i mercati finanziari. Pare che anche la miglior tenuta di Hong Kong sia dovuta a flussi in arrivo dalla Cina. Bloomberg riporta che oggi si sono visti acquisti record provenienti dai canali istituiti per consentire ai cinesi di acquistare sulla borsa dell’ex protettorato. Sul fronte dati, i PMI markit services e composite hanno sorpreso in positivo (54.7 da 53.9 e massimo dal 2010 per i servizi, vs attese per 53.5) a dimostrazione che il ciclo tiene bene nonostante l’inasprimento della politica monetaria e il controllo del credito.

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