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Smart Working

Smart working: Italia pronta al telelavoro?

Lo smart Working diventerà legge anche in Italia, ma serve una rivoluzione culturale Lo smart working è già prassi, in altri Paesi. In Italia stenta ad affermarsi. Mentre tra pochi giorni il Governo proverà, con la legge di stabilità,a dare un maggiore slancio e una regolamentazione più chiara a questa nuova forma di lavoro, che…

Lo smart Working diventerà legge anche in Italia, ma serve una rivoluzione culturale

Lo smart working è già prassi, in altri Paesi. In Italia stenta ad affermarsi. Mentre tra pochi giorni il Governo proverà, con la legge di stabilità,a dare un maggiore slancio e una regolamentazione più chiara a questa nuova forma di lavoro, che permette al dipendente di lavorare da casa e con orari flessibili, i giovani (sono loro i più interessati) sperano in una rivoluzione culturale.

Le norme (in breve) sullo smart working

La disciplina sullo smart working si articola in 9 articoli. Il telelavoro, come spiegato nel primo articolo, è finalizzato ad ‘incrementare la produttività e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro’, viene svolto da remoto grazie all’ausilio delle nuove tecnologie, almeno un giorno a settimana. Secondo le norme, il contratto tra le parti deve specificare modalità e utilizzo dei supporti tecnologici e deve prevedere anche delle fasce orarie di riposo. La legge di stabilità parla anche di retribuzione, che non potrà essere inferiore a quello dei lavoratori che operano in azienda. Si promettono anche incentivi fiscali e contributivi. Gli articoli 6 e 7 disciplinano la sicurezza: si prevede la copertura dei possibili infortuni sia fuori dall’azienda sia lungo il tragitto che separa la propria casa dal coworking.

Approvata la legge, l’Italia potrà di aver colmato un vuoto normativo, ma tanto ancora è da fare. A sposare l’idea dello smart working in Italia, infatti, sono solo le grandi aziende. Ultima tra tutte Telecom Italia, che ha approvato nell’ultimo Cda il nuovo logo e Smart Working, un piano che ‘punta a valorizzare il lavoro e la qualità della vita delle persone attraverso la riorganizzazione degli spazi, dei modi di lavorare e del rapporto tra capo e collaboratore.’, come spiega Giorgio Serao della Fistel Cisl.

La sede italiana della tedesca Siemens si è aggiudicata nel 2015  lo Smart Working Award: più della metà dei 3.400 dipendenti assunti nel nostro Paese è coinvolta in progetti di smart working, con una gestione ultra-flessibile degli orari e, di conseguenza, anche degli spazi all’interno dell’azienda.

Cosa cambia con lo smart working?

Scegliere lo smart working significa scegliere i risultati, significa responsabilizzare nello svolgimento delle proprie mansioni e nel raggiungimento di determinate performance i propri dipendenti, significa fare rivoluzione culturale. E significa far crescere l’azienda: secondo i ricercatori del Politecnico di Torino le performance dei dipendenti che lavorano da casa migliorano del 20%, con una riduzione del loro tasso di assenteismo, che oscilla addirittura tra il 50 e il 70%.

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