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Tutte le idee di Andrea Roventini, candidato da Di Maio al Mef, su fisco, spesa pubblica, pensioni e privatizzazioni

Il tetto del 3% del rapporto deficit/Pil? Un feticcio. Il Fiscal Compact? Va modificato. L’austerity? Danneggia l’economia e non stabilizza i conti pubblici. Spesa pubblica? Vanno realizzati i tagli del piano Cottarelli e la riduzione dei trasferimenti alle imprese individuati dal rapporto Giavazzi. La legge Fornero? Va superata. Il debito pubblico? Ha effetti anche positivi.…

Il tetto del 3% del rapporto deficit/Pil? Un feticcio. Il Fiscal Compact? Va modificato. L’austerity? Danneggia l’economia e non stabilizza i conti pubblici. Spesa pubblica? Vanno realizzati i tagli del piano Cottarelli e la riduzione dei trasferimenti alle imprese individuati dal rapporto Giavazzi. La legge Fornero? Va superata. Il debito pubblico? Ha effetti anche positivi. Privatizzazioni? Se ne sono fatte troppe, ora basta.

Sono le prime indicazioni di politica economista espresse da Andrea Roventini, docente di economia, proposto dal candidato premier M5S, Luigi Di Maio, come ministro dell’Economia in un eventuale governo a guida dei Pentastellati. Vediamo ora chi è Roventini, cosa pensa e cosa si propone di fare nel caso diventi davvero titolare del dicastero dell’Economia e delle Finanze ora guidato da Piercarlo Padoan.

CHI E’ ROVENTINI

41 anni ad aprile, sarà il nuovo ministro dell’Economia se il Movimento 5 Stelle vincerà le elezioni del 4 marzo 2018. Nato a Mirandola (Modena), laurea cum laude in Economia all’Università di Modena e Reggio Emilia e phD in Economia e Management alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Qui, da novembre 2014, è professore associato. Ha insegnato, però, anche all’Università di Verona alla facoltà di Economia. Luigi di Maio l‘ha presentato così: “Roventini ha l’età di Macron, ma già scrive con un premio Nobel come Stiglitz, con lui torneremo a fare politica espansiva”. Allievo di Giovanni Dosi, che dirige l’Istituto dove opera Roventini e che è tra gli esperti più ammirati dal M5S, Roventini ha firmato paper proprio con il famoso premio Nobel che, già prima della nascita del Movimento, interveniva sul blog di Beppe Grillo.

LE PREMESSE TEORICHE

Su Twitter si definisce «un keynesiano eretico». Perché?  “Perché – ha risposto al Sole 24 Ore – fin da studente all’Università di Modena ho capito che la teoria macroeconomica dominante non può portare a una crescita robusta, inclusiva e sostenibile. Le crisi finanziarie e la grande recessione che hanno colpito il mondo nel 2008 sono anche il frutto di teorie sbagliate, improntate al liberismo e alla deregolamentazione sfrenata dei mercati finanziari. Non lo dico solo io, ma premi Nobel per l’economia come Stiglitz e Krugman. Per questo ho cercato di pensare e scrivere fuori dal coro sviluppando modelli Keynesiani e Schumpeteriani basati sulla teoria dei sistemi complessi”.

Il RUOLO DEL DEBITO

Riferimenti teorici che si ritrovano nelle conclusioni di una sua ricerca scritta insieme ad altri economisti (qui l’approfondimento di Start Magazine). Le conclusioni della ricerca? I risultati dello studio “suggeriscono che gli shock del debito pubblico influenzano in modo positivo e persistente l’output. In particolare, maggior debito pubblico avrebbe un effetto di crowding in su consumi ed investimenti privati stimolando la crescita economica sia nel breve che nel medio periodo. Secondo la ricerca, infatti, le possibili minacce alla crescita di medio-lungo periodo non provengono dal debito pubblico ma da quello privato”. “Come precisano gli autori dello studio – ha chiosato la rivista Economia e Politica – la stessa crisi del 2008 non è stata provocata da conti pubblici in disordine, ma dallo scoppio della bolla del debito privato che, solo successivamente ai necessari salvataggi pubblici, si è tramutata in una crisi del debito sovrano”.

DEF A 5 STELLE

Ecco di seguito alcune pillole del Roventini-pensiero sulla politica economica a 5 stelle: “Nel nostro DEF non ci sarà spazio per idee bizzarre o utopistiche, ma di certo porremo maggiore attenzione al tema della crescita e degli investimenti pubblici, mantenendo
comunque l’equilibrio dei conti pubblici”.

RAPPORTO DEBITO/PIL

“Il rapporto debito/Pil deve certamente calare, principalmente attraverso la crescita economica e non con surplus crescenti di bilancio. L’evidenza empirica dimostra che oggi i moltiplicatori fiscali sono maggiori di uno: va colta questa opportunità attraverso investimenti pubblici, in particolare “mission oriented” a sostegno dell’innovazione. Inoltre tassi d’inflazione superiori a quelli attuali e vicini al 2% – l’obiettivo perseguito dalla BCE – contribuiranno a ridurre il rapporto tra debito e Pil”

FISCAL COMPACT DA MODIFICARE

“Il parametro del 3% deficit/Pil è un feticcio che non trova nessuna giustificazione nella teoria macroeconomica. Va quindi rispettato, ma in maniera flessibile. In Europa dialogheremo con la Germania, la Francia e gli altri Paesi per modificare il Fiscal Compact”.

ADDIO AUSTERITA’

“Il rapporto debito/Pil non è mai calato agendo solo sul numeratore. In Europa, abbiamo avuto recentemente molti esempi disastrosi, come la Grecia e la Finlandia. Studi teorici ed empirci dimostrano che le politiche di austerità sono auto-distruttive, cioè danneggiano l’economia senza stabilizzare i conti pubblici”.

AVANTI CON IL PIANO COTTARELLI

“Si possono fare tagli mirati alla spesa pubblica realizzando il piano Cottarelli e tagliando agevolazioni fiscali improduttive. Non capisco perché questo piano non sia stato realizzato dai governi della precedente legislatura”.

FORNERO SULLE PENSIONI? DA SUPERARE

“Non miriamo a un’abolizione tout court della riforma Fornero ma a un suo superamento. A mio giudizio, tale riforma è sostenibile per i conti dell’Italia. In ogni caso, penso che dopo quarant’anni un lavoratore abbia diritto ad andare in pensione. Il mio amico e collega Pasquale Tridico ha proposto un piano per finanziare il reddito di cittadinanza o meglio il reddito minimo condizionato”.

PRIVATIZZAZIONI MAI PIU’

“In questi anni si è privatizzato troppo, svendendo imprese strategiche per il nostro Paese senza incidere sul rapporto debito/Pil. Ricordiamoci di Telecom Italia, un’eccellenza italiana, un’impresa innovativa che è stata distrutta dalle privatizzazioni e dai vari “capitani coraggiosi””.

FISCO PENTASTELLATO

Ha detto il Sole rivolgendosi al prof: “Il M5S promette una riforma Irpef da 13 miliardi e l’abolizione graduale dell’Irap, coperte anche da una revisione delle tax expenditures. Anche quella una ricetta mai attuata… “. Ecco la risposta di Roventini: “Proveremo ad attuarla noi. Inoltre, taglieremo i trasferimenti improduttivi alle imprese individuati nel rapporto Giavazzi. Di nuovo, non capisco perché questo piano è stato messo nel cassetto. In ogni caso, una mia priorità assoluta sarà una riforma fiscale basata sull’equità. C’è troppa disuguaglianza in questo Paese. E la disuguaglianza è dannosa per la crescita e la stabilità economica, come evidenziato anche dal Fondo Monetario Internazionale”.

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